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Conte e il Parlamento

Nei miei 5 anni in Senato, di cui due da Capogruppo, non c’è stata importante riunione del Consiglio Europeo che non sia stata preceduta, oltre che da un dibattito parlamentare, anche da un voto finale, su una risoluzione di maggioranza, del Parlamento. Alcune – a sostegno dei Governi Letta e Renzi – recano anche la mia firma. Mai, in quegli anni, c’è stato un Consiglio Europeo cosi importante come quello di oggi (che non sarà conclusivo perché, comunque sia, si tratta di decisioni epocali che necessiteranno di ulteriori passaggi) senza un voto parlamentare. Solo il Consiglio Europeo del giugno 2012, quando Mario Monti convinse la Merkel ad abbandonare le rigidità che impedivano alla BCE di intervenire a favore dei Paesi in difficoltà, aprendo così la strada al QE di Mario Draghi, può essere paragonato a quello di oggi.

Martedì Conte ha fatto l’ennesima parata, umiliante per il Parlamento perché non si è votato alcun mandato, il che lo rende molto più debole nella trattativa, anche se apparentemente questo gli consente di poter recitare tutte le parti in commedia. Questo non aiuta l’Italia! E lo spread che sale, più che mai spia della fiducia degli investitori, lo segnala. Che si scelga la linea Salvini (spendiamo in deficit, ma solo emettendo titoli Italiani garantiti dalla BCE) oppure che si scelga quella di chi sostiene Recovery bond o linea di credito del MES (lasciamo stare gli Eurobond che richiederebbero un anno solo per concludere le procedure di emissione) – ed è chiaro che io sceglierei la seconda perché costa meno e la garanzia “diffusa” è meno sottoposta allo stress del mercato – in ogni caso, senza una forte fiducia nei confronti del sistema Italia da parte di coloro a cui chiediamo i soldi in prestito non si esce da questa terribile crisi che sta davanti a noi e che richiede scelte coraggiose. Quelle scelte che questo Governo e questi partiti, che non sono neanche riusciti a far proprio il pressante invito del Presidente della Repubblica ad una più forte coesione politica nazionale, non possono certo compiere.

Ancora una volta la nostra propensione a guardarci l’ombelico, a guardare i problemi dallo spioncino del portone di casa, a badare agli interessi di parte (visibilità mediatica, sondaggi di giornata, indici di popolarità) prevale sulla capacità di indicare una strada. E, ancora una volta, altri (come ormai appare chiaro visto che la proposta spagnola e francese sui Recovery fund molto probabilmente sarà accetta dalla Germania) decideranno “nonostante” noi e anche “per” noi. E meno male che, mentre questo “circo Barnum” della politica nostrana continua, c’è qualcuno che pensa anche a noi….

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