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All’Italia non basta più il “ghe pensi mi” di Conte

Assunzione di responsabilità. Questo è ciò che è mancato nella lunga e fumosa conferenza stampa di Conte. “Il governo si è assunto la responsabilità di far proprie le raccomandazioni degli esperti: la riapertura, anche parziale, è rimandata perché non possiamo rischiare di vanificare i sacrifici fatti sino ad oggi”. Questo avrebbe dovuto spiegare agli italiani, che hanno rispettato in modo paziente e responsabile delle restrizioni così lunghe alla propria libertà, decise per Dpcm e comunicate con improbabili dirette facebook notturne, spesso in palese contraddizione con le circolari emanate dai ministri. Invece ha menato il can per l’aia per mezz’ora sui congiunti, i party e gli assembramenti.

La verità è che non c’è alcuna Fase 2, semmai una fase 2,04 del rapporto deficit-credibilità del governo Conte2, un inganno persino peggiore di quello imposto dal Conte1 all’Europa nel dicembre 2018. E’ mancato tutto quello che ci si aspettava, che non era il “liberi tutti”. Nessuno mortifichi così l’intelligenza della maggior parte degli italiani, che il 25 aprile ha seguito con ammirazione il messaggio del Capo dello Stato, da solo, all’Altare della Patria. “Concittadini, dovremo a lungo indossare questa mascherina, come sto facendo io”. Era questo il messaggio di Mattarella ed è così che è stato recepito dagli italiani, senza bisogno di ascoltare le parole del Capo dello Stato. Perché Mattarella non ha bisogno di parlare per farsi capire dai suoi cittadini.

Nessuno pensava ieri sera di ricevere da Conte il “liberi tutti”, di poter iniziare a fare “party” dal 4 maggio o di tornare nelle piazze a consumare Negroni. Ci si aspettava un piano dal presidente del Consiglio e dalla sua pletora di esperti. Eravamo tutti convinti, creduloni ancora in buona fede, che dopo tante settimane di lavoro fosse pronto nei minimi dettagli, con le indicazioni per ognuna delle aree strategiche del Paese. Invece il nulla. Nessun riferimento ai tamponi, ai test, alla app, alla strategia del governo per avviare la ripresa. Se ne ha una.

Nel pomeriggio l’allarme era stato lanciato dalle opposizioni ma anche da Anci, Upi, sindacati e Confindustria. Il governo è riuscito persino a smagliare il rapporto con la CEI, che ha denunciato – con una nota insolitamente dura – quanto le decisioni comunicate da Conte fossero in palese contrasto con gli orientamenti e i protocolli concordati negli ultimi giorni. Palazzo Chigi, mezz’ora dopo la conferenza stampa, ha dovuto correggere il tiro con un comunicato stampa di apertura alle richieste dei Vescovi. Il tutto a palese conferma della confusione e della contraddizione che regna a Palazzo Chigi. Sul fatto che siano state immediatamente accolte le rimostranze della Cei e non quelle di Bonomi e degli industriali, parleremo in altra occasione.

Per completare il quadro, aggiungiamo che le regioni e i comuni hanno annunciato di voler adottare provvedimenti in palese contrasto con le disposizioni nazionali, moltiplicando il caos. Ah, siamo quasi a maggio e non c’è traccia del decreto aprile. Gli ordini professionali sono bloccati nell’erogazione dei 600 euro perché il governo non fa chiarezza sulla platea che può ricevere il sussidio e i professionisti, per inoltrare la domanda dei 25mila euro, che dovevano essere concessi in un giorno, hanno bisogno del supporto di un commercialista. Questo perché l’obiettivo era sburocratizzare.

Conte ha confermato la sensazione di un governo confuso, almeno nella sua conduzione. La Costituzione appare strattonata. Ghe pensi mi è stato il messaggio vanitoso che il presidente del Consiglio ha voluto lanciare sin dall’inizio di questa emergenza. È evidente che non basta più.

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