Cosa cambierebbe applicando in Italia il sistema tedesco?
I dipendenti con redditi fino a 20.000 euro pagherebbero abbastanza di più, mentre quelli tra 25.000 e 55.000 abbastanza di meno. Sui redditi medio-alti poche differenze. Chi dice che ci vuole più progressività e però parla di modello tedesco dovrebbe almeno degnarsi di studiare che, sotto alla mitica “aliquota progressiva continua” sta una curva meno progressiva di quella Italiana, dove c’è una progressività espropriativa che, per far pagare praticamente nulla ai redditi bassi, tartassa brutalmente i redditi medi. A me la curva tedesca piace, ma proprio perché è meno progressiva tra redditi bassi e medi.
Semplificherebbe il sistema?
Non vedo francamente grande differenza tra un sistema ad aliquota continua per il cui calcolo ti serve un software e un sistema di scaglioni e detrazioni decrescenti che con un software traduci nell’aliquota corrispondente. A dirla tutta, con il nostro sistema è più facile fare i conti manualmente con l’ausilio di un foglio excel e si capisce in modo più trasparente la tassazione che colpisce eventuali redditi incrementali che si dovessero aggiungere a quelli che già ho.
Basta questo per ridisegnare il fisco in Italia?
La vera differenza tra Italia e Germania sta nel peso del “fattore famiglia”: da noi è basso per i redditi bassi, impercettibile per i redditi medi, scandalosamente inesistente per i redditi alti. In Germania, un lavoratore che guadagna 75mila euro lordi, se mantiene solo se stesso paga il 33,1%, se mantiene coniuge e 2 figli il 15,6%. In Italia, invece gli cambia uno zero virgola. Se vogliamo ridisegnare il fisco parliamo di queste cose: ceto medio e fattore famiglia. Non di pure alchimie formali tipo è meglio l’aliquota continua o gli scaglioni con detrazioni.
Gualtieri parla di “debonusizzazione”. Ripulire l’irpef dai bonus è utile?
È cosa buona e giusta. È da fine 2014, quando lo abbiamo reso strutturale, che iniziai a dire che il bonus 80 euro andava strutturalizzato nella detrazione per lavoro dipendente. Dopodiché resta il problema di un divario troppo ampio, sui redditi bassi, tra dipendenti e autonomi, solo in parte attenuato dalla flat tax per le partite IVA individuali.
Sul pagamento delle tasse mensili per le partite IVA i commercialisti sono scettici. Temono sia solo un modo di fare cassa. È così?
È oggettivo che nel 2021 consentirebbe all’Erario di incassare a partire da febbraio importi che in larga parte non vedrebbe altrimenti prima del giugno 2022, con il versamento del saldo 2021. Mi preoccupa però più l’aspetto a regime: se mi semplifichi di 100 volte i conteggi per determinare reddito e imposte, come ha proposto il direttore Ruffini, ci può anche stare che mi chiedi in cambio il sacrificio di fare quei conti 12 volte invece che una. Se però le semplificazioni a monte non ci fossero o fossero minime, moltiplicarmi per 12 il delirio, che oggi va fatto una sola volta, significherebbe che come partita IVA ti sto proprio assai antipatico.