L’economia europea e mondiale sta vivendo un periodo difficilissimo. Come sono stati gestiti questi mesi?
In questo momento bisogna dare reddito alle persone in difficoltà ma non è solo con misure assistenziali e con la cassa integrazione che le persone si reinseriscono sul mercato del lavoro. La fase di emergenza va superata aprendo ad una fase di rilancio. Bisogna pianificare interventi di modernizzazione e infrastrutture sociali capaci di sostenere la creazione di lavoro da parte delle imprese e l’occupabilità dei lavoratori. Il nostro mercato del lavoro non è ancora né un mercato fluido né veramente europeo. Il tema è: infrastrutture moderne ma anche immateriali perché la questione delle competenze è assolutamente urgente e fondamentale. Gli investimenti in questo senso in alcuni settori strategici, come quello dell’automotive, in Italia sono inferiori rispetto ad altri paesi europei. Non stupiamoci poi se la produttività balbetta e stenta a decollare. Bisogna invertire questa tendenza dando più certezza al lavoro e investendo nelle politiche attive.
Come immagina la ripresa autunnale?
Dobbiamo esigere che quello che ci attende sia un autunno efficace per dare una svolta al sostegno delle imprese e del lavoro. Un autunno produttivo è molto meglio di un autunno bollente. I 209 miliardi che l’Italia riceverà dall’Europa sono una grande occasione per realizzare riforme vere per la modernizzazione del Paese, non bonus.
Cosa deve fare l’Italia per essere più competitiva a livello europeo?
Le proposte della Fim Cisl non riguardano solo gli ammortizzatori sociali ma anche formazione, giovani, apprendistato, temi che in Europa, appunto, vengono affrontati meglio e che rappresentano per noi una grande sfida di modernizzazione. L’Italia ha un enorme problema di produttività e di competitività da elevare, cosa che deve passare attraverso un’importante centralità negli investimenti sulle competenze delle persone. Bisogna in particolare pensare ai giovani che perdono il lavoro perché non rientrano nel blocco dei licenziamenti in quanto già lavoratori a termine, a quelli che non trovano opportunità stabili di lavoro, alle aziende molto piccole dove gli ammortizzatori non arrivano.
E il Sud?
La vertenza Whirlpool di Napoli è emblematica dei problemi del Paese, anche se non l’unica. Basti pensare alle tante vertenze in atto in Puglia. Il Sud non può pagare un prezzo doppio nell’attuale crisi rispetto ad altre aree. Servono proposte e alternative industriali e occupazionali più concrete e incisive. Il Paese ha bisogno di un Sud forte e competitivo ma servono investimenti in infrastrutture materiali e immateriali che diano una spinta all’innovazione e che trasformino la crisi e i mutamenti in atto nel mondo del lavoro, collegati alle crisi economiche ma anche ai cambiamenti climatici, demografici e tecnologici, in una grande opportunità di rilancio del Paese.
Si è fatto abbastanza per la ripresa del settore Automotive?
I 410 milioni di euro che il Governo con il Decreto agosto mette in campo per incentivare l’acquisto di auto ecologiche rappresentano una prima risposta al sostegno che da tempo sindacati e imprese chiedono per supportare il settore nella crisi post Covid. Oltre a un robusto e ben orientato sistema di incentivi, come Fim Cisl guardiamo con attenzione alle misure del Recovery Plan, da investire per sostenere la transizione tecnologica che non solo FCA nella fusione con PSA, ma anche la forte filiera di componentistica auto italiana si sta preparando a gestire: incentivare le tecnologie, facilitare i processi aggregativi tra i fornitori per aumentare efficienza e competitività e soprattutto la creazione di competenze adatte ai lavoratori sono i nuovi assi su cui proponiamo di giocare le ingenti risorse europee che entro ottobre vanno appostate.
L’Italia è in ritardo rispetto ad altri paesi come Francia e Germania?
Dobbiamo sempre guardare a quanto in modo assai più massiccio e stabile altri Paesi come Francia e Germania stanno facendo per sostenere i cambiamenti che la mobilità sta attraversando. Guidare la politica industriale è sempre più compito prioritario delle scelte economiche dei governi. In questi anni abbiamo accumulato ritardi e le risorse e gli investimenti, sia privati che pubblici, sono stati ampiamente inferiori rispetto ad altri Paesi. Bisogna puntare su modelli vincenti e sui consumatori ma anche sui processi che non sono solo robot, nuove tecnologie e nuova componentistica ma anche interi ecosistemi organizzativi che fanno di queste aziende luoghi capaci di ridisegnare il futuro. Gli investimenti internazionali in questo settore sono decisivi ma dipendono dalla nostra capacità di attrazione che riguarda anche le competenze e la capacità di fare risultati. L’Italia ha forti tradizioni e sono convinto che possiamo lavorare per valorizzare questi aspetti.
Quante sono le vertenze aperte?
Sono 120 le vertenze attualmente aperte tra le quali ex-Alcoa, AST, Piombino, Blutec, Whirlpool di Napoli, ma sono centinaia se si considerano le aziende sotto i 200 dipendenti che non approdano al Ministero dello Sviluppo Economico. A tutte serve una risposta con Mise e Invitalia che devono assumere un ruolo operativo più diretto nei piani di rilancio industriale. C’è poi il caso dell’ex-Ilva: lo Stato sta trattando l’ingresso nel capitale ma non è chiaro se per far restare o se per sostituire Arcelor-Mittal. Intanto si annunciano piani di riconversione all’idrogeno mentre continua a calare la produzione di acciaio. Il tutto in una situazione inaccettabile: senza alcun confronto sindacale e con i lavoratori intrappolati nella cassa integrazione.
- Classe 1961, Roberto Benaglia è dal 13 luglio scorso alla guida dei metalmeccanici della Cisl. La sua esperienza sindacale parte da giovanissimo con diversi incarichi territoriali e nazionali a partire dai primi anni ’80. Nel 1998 entra nella Segreteria della Fim Cisl Lombardia di cui diventerà Segretario generale e poi entra nella Segreteria regionale Cisl lombarda dove assume incarichi sui temi del mercato del lavoro e della contrattazione. Tra il 2016 e il 2019 diviene operatore della Cisl Confederale dove si occuperà dei temi legati alle politiche contrattuali, fino ad approdare nel maggio del 2019 nella Segreteria nazionale della Fai Cisl dove ha seguito i rinnovi contrattuali e le relazioni sindacali nell’industria alimentare e con i principali gruppi della stessa. Contrattazione, innovazione nel campo del mercato del lavoro, della formazione continua, delle politiche attive, del welfare contrattuale hanno rappresentato i maggiori ambiti d’impegno della sua esperienza sindacale.