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Stato di diritto in UE, fino a che punto si possono accettare compromessi senza tradire la propria identità?

C’è un filo rosso che unisce Budapest alle coste della Tripolitania, l’isola di Lesbo alla Polonia: è la difficoltà dell’UE – stati membri e istituzioni comunitarie – a trovare un approccio efficace su questioni legate ai valori fondamentali che dovrebbero definirci come europei.

La dignità umana dei migranti e il rispetto dello stato di diritto passano spesso in secondo piano, quando difenderli richiede un prezzo, in termini di consenso o di veti incrociati. È la complessa ricerca di un equilibrio tra pragmatismo e identità, dove l’importanza di quest’ultima è frequentemente sottovalutata. Fino a che punto, infatti, si possono accettare compromessi senza finire per tradire la propria identità? Questo vale per una forza politica, un paese e qualsiasi comunità che si definisca tale. Vale soprattutto per l’UE, che proprio su democrazia, stato di diritto e diritti umani fonda le sue ambizioni di potenza globale “gentile”. Per questi due grandi capitoli, i prossimi mesi saranno decisivi.

Per sbloccare lo stallo sui migranti, la Commissione presenterà una nuova proposta, fino ad ora tenuta in sospeso per non complicare ulteriormente le negoziazioni sul Recovery Fund. Sullo stato di diritto, sarà il Parlamento europeo – che proprio in questi giorni ha iniziato le consultazioni istituzionali con il Consiglio sul prossimo bilancio UE – a tentare di rendere vincolanti i vaghi riferimenti inseriti nell’accordo di luglio, nonostante spazi e tempi di manovra ridotti. Non sarà facile, ma la posta in gioco è alta: a forza di tradire i valori fondamentali di una comunità, si rischia di dimenticare i motivi per cui, oltre alla mera convenienza, si è deciso di stare insieme. A quel punto, come si potrebbe essere credibili nel contrastare l’azione sovranista, che proprio sull’assenza di un’identità europea chiara costruisce il proprio messaggio di opposizione all’integrazione comunitaria?

La mancanza di coraggio oggi crea i presupposti per crisi ancora più acute domani. Servono leadership e lungimiranza, per iniziare a vedere l’aderenza ai nostri valori come un elemento indispensabile delle politiche europee. Un elemento di assoluta valenza strategica, perché solo così è possibile rafforzare un’identità comune definita, senza la quale nessun progetto politico ha futuro.

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