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Democrazia indiretta

Il rush finale di questa campagna elettorale referendaria sembra accendersi dopo un tempo lunghissimo di tiepidezze e distrazioni. Vabbè che siamo ancora in estate, almeno fino alla domenica del voto, e il covid post vacanziero si sta annunciando particolarmente arrembante. Ma, vivaddio, stiamo parlando di una modifica alla Costituzione, peraltro non da niente, perché porta con se’ grappoli di conseguenze a cascata.

Il circuito ristretto dei cultori della materia costituzionale ha avuto modo di attingere ragioni pro e contro dai volenterosi media che hanno ospitato, nell’indifferenza del popolo mainstream, quel poco che è sopravvissuto del dibattito pubblico. Ma il popolo mainstream non se ne adonterà: è sufficiente la parola d’ordine: “345 stipendi in meno”. Comunque, per quel che si è ascoltato e letto, sono apparse assai più robuste le ragioni del no, piuttosto che quelle dei sostenitori del taglio che, quando onesta’ intellettuale ha soccorso, si sono mosse nella logica di “meglio questo che niente”, scommettendo sul fatto che dopo la conferma referendaria la politica si dovrà precipitare a fare un pacco di riforme costituzionali se no non si va avanti. Basterebbe una piccola domanda: “questa politica? Ne siamo proprio sicuri?”.

Qualche considerazione. La prima: Il taglio dei parlamentari è parte consistente del programma politico dei Cinque Stelle, che, tra le riforme costituzionali, lo poneva come priorità insieme con l’abolizione dell’art.67 Cost. (il divieto di mandato imperativo per i parlamentari) e il referendum istitutivo (il popolo propone una legge e se la vota col plebiscito escludendo il Parlamento). Il disegno, coerente per il Movimento, non c’è che dire, si collega all’idea del graduale superamento della democrazia rappresentativa in favore di una sorta di democrazia diretta favorita dalle risorse delle nuove tecnologie digitali.

Piaccia o non piaccia questa visione è nel DNA del M5S. Ma possiamo dire che sia nel DNA anche delle altre formazioni politiche? Sembrerebbe proprio di no: tanto per ricordare il PD e i renziani per ben tre volte hanno votato contro la legge costituzionale partorita da M5S e Lega, la vecchia maggioranza, salvo scoprire, dopo il varo del Conte bis, le intime virtù del taglio lineare. E così han fatto praticamente tutti: tanto per ricordare alla Camera solo 14 irriducibili votarono contro nel voto finale.

Dunque se questa riforma era una “bandiera” per il M5S e rappresentava, invece, oggetto di forte critica per gli altri, come ha fatto a diventare legge approvata quasi unanimemente con la doppia lettura Camera/Senato? È un classico caso di legge preterintenzionale: io metto la mia bandierina sul campo di guerra, tanto poi nessuno l’approverà. Poi succede che l’approvino tutti, per paura di mettersi contro il popolo mainstream, e viene fuori la riforma costituzionale. Quasi “a loro insaputa”.

La seconda: la comunicazione in questa campagna elettorale è stata imprecisa e distorsiva. Per esempio: la favola del Parlamento con più rappresentanti in Europa, sostenuta con comparazioni parziali (confronto solo con la Camera bassa) e prendendo in esame assemblee di paesi con popolazione disomogenea. Insomma se voglio capire come va in Europa, non posso guardare i numeri del Parlamento di San Marino, ma devo confrontarmi con Francia e Gran Bretagna che hanno più o meno la nostra stessa popolazione (60 milioni e passa). Ebbene confrontando i nostri numeri (945 parlamentari) con quelli francesi (925) e inglesi (1422) ci rendiamo conto che tutta questa esuberanza italiota non c’è.

La terza: stiamo sul tema sensibile del vile denaro. Si dice: “così risparmiamo 345 indennità”. Certo. Ma se questo è il problema (e, francamente, non mi pare proprio che lo sia in una democrazia moderna) non facciamo prima a tagliare gli stipendi? Con un bel taglio lineare di 5000 euro al mese a fine legislatura si fanno quasi 300 milioni. È poco? È un nulla? Più o meno come il poco o il nulla del “beneficio” economico del taglio ma, vuoi mettere? Questo si che sarebbe un bel gesto nei confronti degli italiani in sofferenza. Senza fare cose irreparabili nella Costituzione.

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