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Coronavirus: un Governo per l’Italia

I disordini che si sono registrati a Napoli, al grido “libertà”, contro le nuove ipotizzate misure restrittive, sono il segnale che troppo tempo è stato perduto e come Paese abbiamo dilapidato il vantaggio capitalizzato con il lockdown di marzo. Ecco arrivate le temute “tensioni sociali”, dietro le quali c’è di certo la regia della mafia, che possono ancora essere contenute con un cambio repentino e chiaro di strategia politica e di comunicazione.

Diciamocelo chiaramente, questo esecutivo, il presidente del Consiglio e i partiti che lo sostengono, non meriterebbero più credito per il modo in cui non hanno governato. Proprio i fatti di Napoli però, insieme ai drammatici dati della seconda ondata, ogni giorno più allarmanti, devono indurre tutti ad ascoltare l’ennesimo richiamo all’unità e alla responsabilità lanciato da Sergio Mattarella, che già una volta quest’anno si è fatto carico di tenere unito il Paese intorno alla sua granitica figura.

Era tutto scritto. Il percorso che avrebbe seguito la pandemia era stato ampiamente previsto e annunciato dai più seri scienziati italiani, da Alberto Mantovani a Ranieri Guerra, che ilcaffeonline ha intervistato con la collaborazione della Fondazione Luigi Einaudi. Ha iniziato Walter Ricciardi, nel colloquio concesso al nostro giornale il 17 aprile, a mettere tutti in guardia sulla certezza di una seconda ondata già a fine estate.

Alberto Mantovani ci ha raccontato le incognite che si nascondono dietro il vaccino, anche tra quelli che sono in procinto di superare la fase tre, pronti quindi a essere prodotti e somministrati. Non sappiamo ancora se saranno efficaci su tutti allo stesso modo e se avranno bisogno di un richiamo, quanto durerà l’immunità. Ranieri Guerra ha convenuto che abbiamo sbagliato la comunicazione, soprattutto con i ragazzi, ai quali abbiamo fatto credere “che non si sarebbero ammalati, che avrebbero contratto il virus ma non avrebbero avuto bisogno di assistenza ospedaliera o comunque di una assistenza sanitaria particolarmente seria e articolata”.

Risulta insopportabile guardare nei telegiornali i servizi con i lavori, realizzati in affanno, di notte, per approntare i nuovi reparti covid negli ospedali italiani. Cosa è stato fatto a luglio e agosto, tranne far credere ai cittadini che il peggio era passato, che eravamo stati i più bravi del mondo, che il terzo trimestre avrebbe segnato una ripresa scioccante dell’economia e col quarto avremmo addirittura superato la recessione. Ma cosa. Su quali basi.

Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, nel corso di una intervista che ci ha rilasciato per la rubrica #ilcafFLEdelmercoledì, ha proposto una riflessione disarmante a proposito del liberi tutti che è stato incoraggiato ad agosto, col risultato di diffondere in modo capillare la pandemia su tutto il territorio nazionale: “i nostri genitori hanno passato una vita senza concedersi una vacanza. Per tutti noi sarebbe stato davvero un dramma se ci avessimo rinunciato per un anno?”. Quanta saggezza.

Il presidente Conte e il ministro Di Maio hanno da poco scoperto il concetto di resilienza. Sarebbe stato certamente meglio se avessero appreso la nozione di programmazione. Una responsabilità ancora più forte per il Partito Democratico, che ha una cultura di governo ben più consolidata di quella in dote al M5S. Fa un certo effetto sentir parlare il segretario Zingaretti come un leader d’opposizione a proposito del MES e dell’azione poco incisiva rimproverata all’esecutivo.

Non ci sono state risparmiate, per la seconda volta, neppure le conferenze stampa in diretta Facebook la domenica sera con la puntuale descrizione dei settimanali DPCM. Un rito già debole a marzo che oggi risulta ai più decisamente insopportabile e quanto mai inopportuno. Nulla, nulla, nulla è stato fatto per arrivare preparati a questa fase, prevista da tutti gli scienziati più seri. E nessuno ci venga a parlare della Francia o dell’Inghilterra. Nessun paese ha vissuto, nei tempi e nei modi, una prima fase come la nostra e nessuno aveva accumulato quel vantaggio che è stato dilapidato in un fiat.

È da irresponsabili dichiarare che a novembre avremo le prime dosi del vaccino. Anthony Fauci non perde occasione di ripetere, al pari dei nostri Mantovani e Guerra, che le prime dosi saranno somministrate a inizio del prossimo anno se non ci saranno intoppi e che, per soddisfare la domanda globale, servirà l’intero 2021. Soltanto la prossima estate, forse, se ci libereremo di Trump e i governi mondiali avranno atteggiamenti più responsabili del nostro, potremo tirare un sospiro di sollievo.

Era così difficile predisporre doppi turni nelle scuole, immaginando lezioni al mattino per scuole elementari e medie e di pomeriggio per le superiori? Un modo semplice anche per ridurre l’affollamento sui mezzi di trasporto pubblici, soprattutto quelli urbani e regionali. Come se non bastasse è partita la fase dello scaricabarile tra amministrazioni, in una babele di provvedimenti confusi e contraddittori, che hanno finito per esacerbare i sentimenti dei cittadini.

Abbiamo sprecato mesi a parlare dei banchi singoli che ancora sono in produzione e che i nostri ragazzi chissà quando utilizzeranno, considerato che stiamo arrivando progressivamente ad un nuovo lockdown. Intere settimane sono state impiegate a propagandare gli stati generali dell’economia, che non hanno lasciato alcuna traccia programmatica.

Il governo prenda in mano la situazione e faccia quello che deve, se ne è capace. Altrimenti, come è successo nel novembre del 2011 con Mario Monti, il Presidente della Repubblica prenda atto che il Paese ha bisogno di una guida che questo esecutivo ha dimostrato di non essere in grado di esprimere. Si formi un governo snello, di donne e uomini competenti, che riesca a portare l’Italia fuori dalla crisi coinvolgendo tutte le forze presenti in Parlamento.

Il Paese non è più unito come a marzo. Gli italiani sono confusi. Non sappiamo cosa ci verrà chiesto, da chi, in che tempi e con quali modalità. Presidente Mattarella, l’Italia è pronta a stringersi intorno alle Istituzioni, a condizione che queste dimostrino di meritare la fiducia richiesta.

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