A quasi un anno dall’inizio della pandemia, l’Italia sportiva come sta di salute?
La situazione è molto complicata ma a mio parere non si può generalizzare. É oggettivo che esistano diverse criticità, che si tratti di sport di vertice o di base, di squadra o individuale, in presenza o in assenza di contatto, che si svolga all’aperto o all’interno dei palazzetti. Ci sono realtà che si possono permettere di adottare e pagare i protocolli di sicurezza previsti dai vari Dpcm, ma ne esistono molte altre che non hanno le stesse risorse. Detto questo, stiamo tenendo la barra dritta, con grandissima complessità. Martedì 15 dicembre si è tenuto un Consiglio Nazionale con al centro tutte le problematiche create dal Covid. Malgrado tutto lo sport va avanti, tranne quello di base. Non ci si può fermare. Non si tratta tanto di un fatto economico, ma di una questione sociale.
Come sta influendo la pandemia sullo sport dilettantistico, che si basa quasi esclusivamente sul volontariato?
É corretto chiedersi cosa deve prevalere tra il praticare attività sportiva “con un rischio” o rispettare le indicazioni del CTS e preservare il più possibile le garanzie per la tutela della salute. La stessa domanda potrebbe essere posta a chi gestisce un’attività di ristorazione, turistica o un’altra attività colpita dagli stessi vincoli negli ultimi mesi.
Tra i vari interventi del governo ci sono quelli per compensare le perdite delle asd e dei collaboratori sportivi dovute al covid. E’ una risposta sufficiente?
Hanno tutti ormai compreso la mia “laicità” politica. Ciò premesso, dico che questo governo, dal punto di vista quantitativo, ha fatto molto. Poi è sempre soggettivo dire se è stato sufficiente o si poteva fare di più. Esistono difficoltà di carattere tecnico e amministrativo. Pensiamo solo alla complessità di coordinare l’azione dei vari organi preposti all’erogazione dei contributi, dall’Agenzia delle Entrate, all’Inps, all’Ispettorato del lavoro. Per questo spesso si rischia che nonostante gli sforzi profusi non si riesca a ottenere i risultati prefissi.
Una generazione di ragazzi rischia di portarsi dietro le conseguenze di due anni scolastici svolti a singhiozzo. Gli stessi ragazzi non riescono più a fare sport. Quali saranno le conseguenze per lo sport italiano?
Questa domanda mi sta particolarmente a cuore. Si rischia di bucare una e forse più generazioni. L’Italia soffriva già prima della pandemia di uno spaventoso calo demografico. Tutte le persone abituate a praticare attività sportiva, sia a livello amatoriale che agonistico, dopo tutti i tira e molla dei vari divieti e autorizzazioni, rischiano di non tornare più a fare sport. A prescindere se potevano diventare campioni o normali praticanti.
Quanto sport si svolge nelle scuole?
Tengo a precisare che la regolamentazione dello sport all’interno delle scuole non è mai stato compito nostro, non rientra nella mission e non è prevista da nessun articolo che regoli l’attività del Coni. Per più di settant’anni abbiamo cercato di sopperire alle evidenti criticità dei vari governi che si sono succeduti negli anni, che non hanno mai fatto nulla di veramente buono per dare una mano a questo settore all’interno dell’offerta didattica. Siamo molto indietro, non c’è bisogno che lo ricordi e lo ritengo una vergogna.
Quali sono le maggiori criticità?
C’è un problema di ore a disposizione, di personale docente e soprattuto di strutture che spesso non esistono, sono fatiscenti o non sono a norma. Tutto il resto lo fa il nostro sistema, dell’associazionismo. Ho sempre sostenuto che se ci fosse stato un supporto da parte della scuola probabilmente avremmo fatto ancora meglio rispetto a quanto abbiamo di fatto messo in atto. Su questa vicenda non c’è mai stata volontà politica, mentre c’è stata l’intenzione di mettere testa o occhi su altri argomenti, purtroppo.
Lei ha parlato della carenza dei nostri impianti sportivi. Ritiene che con i fondi del Fondi Next Generation EU si potrà superare il ritardo che abbiamo con gli altri Paesi?
Me lo auguro. Sembrerebbe la cosa più ovvia sulla faccia della terra. Un censimento sugli impianti sportivi che abbiamo promosso in tutte le regioni indica l’esistenza sul territorio nazionale di 190 mila strutture, dai grandi stadi alle palestre polifunzionali. Oltre il 10%, oltre ventimila, non sono utilizzabili in quanto non a norma. Ce ne sono molte che meriterebbero di avere degli investimenti. Mi riferisco a ristrutturazioni ecologiche, che possano sfruttare i benefici delle nuove energie non solo per soddisfare le esigenze ambientali ma anche per agevolarne la gestione economica, permettendo un risparmio a medio e lungo termine.
C’è un problema anche di classe dirigente nello sport?
Stiamo cercando di formare una nuova classe dirigente che sia in grado di gestire questi impianti. Ci serve però una cultura del Paese e dello Stato che faccia comprendere che tutto questo costituisce una risorsa dal punto di vista sociale, economico e occupazionale. Ogni euro ne vale almeno tre sotto il profilo del ritorno. Purtroppo non siamo noi a decidere quali sono le priorità.
L’autonomia dello sport italiano è a rischio? Quali sono i timori del Cio?
L’autonomia dello sport è fortemente a rischio. Ormai lo hanno capito tutti. E’ una di quelle situazioni italiane in cui la politica ha fatto una norma senza prevedere quali potevano essere le conseguenze. Quando lo ha capito non è riuscita a correggerle. Almeno al momento. Stiamo esaurendo qualsiasi scorta di credibilità nei confronti della comunità internazionale e soprattutto del CIO. Su questo c’è uno scambio epistolare molto chiaro tra il Comitato Olimpico Internazionale e il Governo italiano. Vorrei ricordare che un anno e mezzo fa ci hanno assegnato le Olimpiadi in virtù di un impegno preciso a sistemare questo problema. Io sono qui per cercare di difendere questa situazione ma veramente sta diventando tutto molto molto complesso. Per non dire imbarazzante.
Lei l’ha definito un pasticcio all’italiana. Ci vuole spiegare cosa non condivide e come avrebbe voluto la riforma?
La priorità numero uno è l’autonomia dello sport, poi a cascata molte altre cose che sono molto importanti all’interno del sistema sportivo. Nessuno lo disconosce, io per primo. Se si hanno i pantaloni completamente bucati è inutile pensare di avere le mutande all’ultima moda. E’ meglio sistemare prima i pantaloni. Tutto il lavoro svolto, per certi versi di grande qualità, oggi è completamente messo in discussione da quello che non si è riusciti a fare. Che era la ratio di partenza della famosa legge delega da cui è partita la dinamica dei decreti che sono stati spezzettati all’interno del Testo Unico per ragioni politiche, che certamente non sono dipese da noi
Le Olimpiadi di Tokyo si svolgeranno qualunque sarà l’evoluzione della pandemia? Anche, come si dice in gergo, in bolla, senza pubblico.
Questo ormai è stato acclarato. Thomas Bach, Presidente del CIO ne ha discusso con il nuovo premier giapponese che ha ereditato da Abe l’organizzazione di Tokyo 2020. Avverranno sicuramente in queste modalità. Ci si augura una presenza di pubblico, totale o parziale. E’ chiaro che non lo si può fare all’ultimo minuto. Si spera di poter evitare il modello utilizzato in NBA o per la Champions League. Oggi comunque non si può che prevedere una manifestazione con questo tipo di doveri.
Un anno è un tempo lunghissimo in alcune circostanze. Rischiamo di perdere alcuni atleti di punta per il rinvio delle Olimpiadi mentre altri si sono affacciati prepotentemente sul palcoscenico internazionale. Qual è la nostra più grande promessa? Sinner?
Sinnner è un talento straordinario. Ha dimostrato di poter vincere con chiunque. Però, se le Olimpiadi fossero state sei mesi fa, Sinner non avrebbe avuto la possibilità di parteciparvi. Un Paese può avere al massimo due atleti per sesso e l’Italia aveva Berrettini e Fognini di gran lunga davanti in classifica. Da qui al 23 luglio è molto probabile che Sinner abbia i numeri per poter partecipare alle prossime Olimpiadi. Questo vale per molte atlete e atleti importanti. Pensiamo a Giorgia Villa o a Benedetta Pilato. Di contro per chi sta più avanti anagraficamente e ha qualche acciacco il rinvio è certamente penalizzante.
Quanto ha perso l’Italia rinunciando alla candidatura di Roma per le Olimpiadi? Lei ha dichiarato che si tratta di uno dei suoi più grandi rammarichi.
E’ il mio più grande rammarico. Io sono felice e orgoglioso di quello che si è fatto, recuperando anche credibilità del sistema, con l’assegnazione delle Olimpiadi invernali a Milano e Cortina. Credibilità che rischiamo di perdere adesso nuovamente con la mancata autonomia. Non c’è dubbio che le Olimpiadi estive hanno un prestigio ineguagliabile, sotto il profilo dei numeri, in termini di coinvolgimento delle discipline e delle federazioni. In Italia si parla molto, ogni giorno, del problema degli stadi. Mi indichi una città che abbia strutture sportive impeccabili, eccetto Torino, che solo per le Olimpiadi è a posto.
Tutte con problemi?
Milano, Bologna, Verona, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo, Cagliari hanno tutte situazioni spaventose. Con le Olimpiadi, che potevano essere anche nel 2028, perché sono stati assegnati contemporaneamente i giochi del 2024 e del 2028 a Parigi e Los Angeles, c’era l’obbligatorietà di risolvere questo problema. E questo non vuol dire che le cose sarebbero state realizzate non a norma. Con questo ho detto tutto su tutto quello che abbiamo perso.
Quanto avrebbe fornito il CIO?
Il CIO avrebbe dato un miliardo e 450 milioni. Tutto il resto era coperto sotto il profilo dell’organizzazione, perché è cambiata la Carta Olimpica che prevede, con Agenda 2020, che il CIO supporti chi si candida. Ma non ne parlo più perché il discorso è andato da un’altra parte.
Quest’anno orribile è iniziato con la morte di Kobe Briant e si è concluso con la scomparsa di Diego Armando Maradona. Due campioni assoluti, legati in modo fortissimo al nostro Paese. Li vuole ricordare?
Kobe Bryant è un figlioccio del nostro Paese, col papà che ha giocato per anni tra Reggio Calabria e Reggio Emilia. Uno storia bellissima. Maradona sappiamo benissimo cosa ha rappresentato per il Napoli Calcio. L’identificazione col nostro Paese è un valore aggiunto. Da pochi giorni è scomparso anche Paolo Rossi. In apertura di ogni Consiglio nazionale ricordiamo tutti gli sportivi che ci hanno lasciato. E’ una lista infinita. Questi fanno particolare scalpore. Con loro entriamo nell’olimpo degli immortali, dei giganti. C’è anche questo quest’anno.
Speriamo di tornare a gioire nel 2021. Gli eventi in programma sono tanti.
Partiamo a febbraio con il mondiale di sci alpino a Cortina e poi abbiamo una lunga lista di grandi eventi, una lunga cavalcata che ci porterà fino a Tokyo.