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Conte, se è leader e uomo delle Istituzioni, garantisca a Draghi il SI del M5S e agevoli il lavoro di Mattarella

Ora basta. Uno non vale uno. Per raggiungere il valore di Mario Draghi non basta la mediocre storia di tutti i parlamentari grillini sommati insieme. Il presidente della Repubblica, lo stesso Mattarella che il ministro Di Maio, mentre solidarizzava con i gilet gialli, voleva mettere in stato di accusa, ha convocato il più prestigioso e stimato italiano al mondo per porre riparo ai danni che l’incompetenza e l’antipolitica hanno procurato in questi anni al Paese. Per tutta risposta, mentre Mario Draghi accetta di mettersi al servizio dell’Italia, ci tocca assistere alle bizze di un gruppo di disorientati parlamentari, senza arte né parte, privi di passato e senza futuro, intenti solo a salvaguardare il proprio miracoloso stipendio.

Giuseppe Conte dimostri per una volta di meritare l’irripetibile privilegio regalatogli dalla sorte di guidare questa Nazione: abbandoni il fortino in cui si è rinchiuso, faccia un passo indietro e chieda ai senatori e ai deputati del Movimento Cinque Stelle di avere riguardo per il Presidente della Repubblica, di riconoscere il presidente del Consiglio incaricato, di portare rispetto all’Italia e agli italiani. Dimostri di essere diventato un uomo delle Istituzioni dopo quasi tre anni a Palazzo Chigi.

E il Partito Democratico rammenti che storia e che tradizione ha l’onere e l’onore di rappresentare. Nelle ore in cui i partiti politici italiani dimostrano tutta la propria debolezza, ricordi almeno di rappresentare gli eredi di De Gasperi e Togliatti, di Moro e Berlinguer, non di Casaleggio e Grillo. La facciano finita con la missione di voler trasformare il M5S da movimento anti sistema in partito democratico europeista. Ma stanno ascoltando, Bettini e Zingaretti, Orlando e Franceschini, le dichiarazioni di Grillo e Di Battista, di Crimi e Di Maio? Stanno osservando l’atteggiamento di Conte? Siamo oltre i limiti della decenza.

Venga accolto l’appello di Sergio Mattarella, le ragioni che lo hanno indotto a chiamare Draghi, dopo aver concesso ogni opportunità di andare avanti a Conte e alla sua sbrindellata maggioranza. Se al Quirinale ci fosse stato Napolitano li avrebbe già presi tutti a pedate (istituzionali, ma pedate). Non sono riusciti a raccattare dieci senatori, figurarsi se possono gestire 210 miliardi di fondi comunitari. Sarebbe stato utile e importante andare al voto solo per liberarsi della più miserabile rappresentanza parlamentare della storia repubblicana. Purtroppo non è possibile farlo, per le ragioni evidenziate da Sergio Mattarella.

Il Paese ha bisogno di un governo di donne e uomini competenti, capaci, dotati di esperienza e senso dello Stato. Si ponga subito fine a questa umiliante messinscena. Lo faccia Conte, stamani mattina. Al netto di sterili calcoli elettoralistici basati su sondaggi che già domani saranno carta straccia. Lo faccia in diretta Facebook, passeggiando per via del Corso, affacciato alla finestra di Palazzo Chigi, ma lo faccia. Dimostri di essere un leader, se lo è, prenda l’iniziativa e spenga il volume a questa banda di irresponsabili. Come Biden ha chiesto e ottenuto da Trump di fermare l’assalto al Campidoglio, Conte fermi l’assalto alle Istituzioni repubblicane dei suoi seguaci.

Solo così, telefonando a Draghi e garantendo un rapido e ordinato passaggio di consegne, potrà guadagnarsi il diritto a recitare ancora in futuro una parte da protagonista nella vita politica e istituzionale del Paese. Il suo assordante e complice silenzio non può essere più ammesso. Per questo giro ha perso. Esca di scena con dignità e onore. Ora tocca a Mario Draghi. Per il bene dell’Italia.

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