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La politica non può resistere a lungo sotto tutela

Il Capo dello Stato s’era raccomandato: comportatevi a modino. Lui ci ha messo la carta pregiata, l’asso di briscola, la più lucente delle riserve della Repubblica e in cambio non aveva chiesto la luna ma solo un po’ di decenza. Certo che rispondere alla stessa altezza era impossibile per i partiti, perché personale politico all’altezza di mezzo Draghi non si raccatta al mercato sotto casa: o ce l’hai o non ce l’hai, e loro per lo più non ce l’hanno no. Tuttavia potevano almeno mettersi d’impegno, o almeno ancora far finta di. Invece nisba.

Ora, van bene gli equilibri interni e che la lotta per i sottosegretari non è un pranzo di gala, ma gli hanno dato Sibilia (finto allunaggio e microchip sotto pelle), Castelli (questo lo dice lei), Borgonzoni (non leggo un libro da tre anni –ora dovrebbero essere cinque- alla Cultura), Di Stefano (e i suoi amici libici di Beirut). Questa è protervia, e la protervia è peccato grave assai. Continuano a maramaldeggiare, novelli Caligola, ché di cavalli è piena Roma. Certo, è probabile che molti sottosegretari non toccheranno palla, considerati i tanti palleggiatori di lusso schierati nella squadra dei ministri, ma la questione rimane ed è estetica.

Laddove hanno potuto scegliere in autonomia (e Draghi ha dovuto comunque forzare altrimenti la partita si sarebbe protratta a tempo indefinito), i partiti hanno voluto ribadire che tutto quanto detto e fatto prima d’ora andava bene, ignoranza vantata e microchip compresi. Hanno cioè detto di non volere, o di non sapere, imparare. Eppure l’abilità di apprendere dagli errori fatti è virtù dell’uomo onesto. Sarebbe stato gradito un gesto di buona volontà, far spazio alle competenze o almeno mostrare volti incompetenti sì ma non ancora compromessi. Invece Nada.

Draghi è un fuoriclasse e si è circondato di buoni nomi nella misura in cui ha potuto sceglierli da sé, ma non starà lì per sempre. Mattarella lo ha chiamato in emergenza per rimettere a posto un quadro che prima o poi dovrà pur continuare a vivere senza di lui. Accantonare l’arroganza sarebbe stato saggio, segno di rispetto istituzionale se non proprio di ravvedimento operoso. La politica deve vivere di vita propria, non può resistere a lungo sotto tutela. La campanella ha suonato, la ricreazione sarebbe finita, ma questi qui di rientrare in classe e mettersi d’impegno pare proprio non ne vogliano sapere.

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