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I vaccini di Figliuolo

C’è una costante nella storia calabrese: per capire come è fatta la Calabria e i suoi abitanti è oltremodo utile guardare a ciò che accade quando personalità eminenti vengono in visita per qualsivoglia esigenza.

L’altro giorno sono approdati in suolo calabro, il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario per l’emergenza Covid19 e Fabrizio Curcio, capo della Protezione Civile.

Il generale Figliuolo, per il suo alto e prestigioso curriculum, ha certamente l’arte di saper conoscere uomini e cose. Tenendosi alla larga da impiccioni e giornalisti, ha detto la sua: “Ci stiamo organizzando bene per gli hub vaccinali, ma sono già contento per come si muove la Calabria, ieri ha somministrato 7.000 dosi, in linea con il piano vaccinale”.

Più ottimista ancora Fabrizio Curcio: “La Calabria è in fase di regolare inserimento delle richieste del sistema di prenotazione definito con Poste, è la prima regione che si è messa in rete e i problemi si stanno risolvendo”.

Abbiamo provato a soffermarci su queste espressioni e la prima cosa che ci viene da dire è un ringraziamento, davvero a tutti. Poi, però, ci si sono palesati alcuni dubbi.

“Ci stiamo organizzando” risulta espressione aperta. A noi richiama un tempo non definito che, alle nostre latitudini, equivale a qualcosa di “non si sa fino a quando”. Né ci ha confortato il Commissario Curcio che a tal proposito ha aggiunto: “Stiamo mettendo insieme le valutazioni della politica nazionale con le esigenze del territorio. La Conferenza delle Regioni ha dato l’ok a un documento congiunto che fornisce indicazioni utili per la costituzione di hub con condizioni particolari. Dobbiamo trasmettere un lavoro di insieme”.

Abbiamo capito bene che se questi hub verranno, ci vorrà un tempo che non è da qui al più presto e forse tutto avverrà sul tardi? Speriamo di no.

“… ma sono già contento per come si muove la Calabria…”. Della contentezza del Generale siamo contenti anche noi.

“… ieri (la Calabria) ha somministrato 7.000 dosi”. Qui c’è sorto un dubbio atroce, ma non per le parole del Generale. Per un altro motivo. I calabresi siamo un tantino bugiardelli. Quando ci mostriamo all’esterno desideriamo spericolatamente fare bella figura. E il generale Figliuolo che è nato a Potenza qualcosa dovrebbe pur sapere.

Fra l’altro abbiamo un precedente storico finito nella letteratura politica: “le vacche di Fanfani”. Cosa sono? Per i più giovani: sono quelle vacche trasportate dalla località silana (dove Fanfani le aveva potute ammirare) nell’altra dove il Presidente si sarebbe affacciato. Per dare prova al Presidente del Consiglio quanta ricchezza aveva prodotto l’Opera Sila, un carrozzone spendaccione e pelandrone. Fanfani sgamò l’incauta manovra e per premio spedì a casa un po’ di gente.

Generale Figliuolo, perdoni la nostra impertinenza: le rincrescerebbe controllare di persona quella cifra e accostarla a quella dei giorni precedenti e seguenti?

Per un motivo elementare: serve dare una risposta a noi che soffriamo per l’eccessiva divaricazione che viviamo tra ordinario e straordinario, tra quello che sappiamo fare sotto gli occhi di un vigilante e quello che invece facciamo sotto gli occhi dei cittadini che vigilanti non siamo quasi per niente e della stessa stoffa dei capi certamente sì ogni qualvolta viene il nostro turno. Che sempre ci lamentiamo quando parliamo tra noi e poco sinceri quando ci troviamo in presenza dei governanti.

Del resto la Calabria, così com’è non l’abbiamo raccontata mai, neanche a Roma, neanche in Parlamento. Le “vacche di Fanfani” è un’etichetta che storicamente ce la portiamo al bavero della giacca. Fanfani, quella volta, ce la strappò, forse perché gliene aveva parlato il nonno materno che, appunto, era calabrese.

Stesso invito al Commissario Curcio: essere “la prima regione” che si è messa in rete ci lusinga oltremodo, costituirebbe il primo primato (oltre alle bellezze di mare e monti, sempre decantato) virtuoso per noi che sempre al primo testardamente ci piazziamo quando cambia il titolo della classifica.

Generale Figliuolo e Commissario Curcio, per favore, fateci sognare. Se trovate uno scampolo di tempo, dateci conferma che le cose stanno proprio così come avete dichiarato. E non perché manchiamo di fiducia in voi. E’ solo perché, prima del vostro arrivo e un po’ anche dopo, scarseggia quella che nutriamo in noi stessi.

about:blankCambia tipo o stile del bloccoCambia l’allineamento del testoAggiungi titoloI vaccini di Figliuolo

C’è una costante nella storia calabrese: per capire come è fatta la Calabria e i suoi abitanti è oltremodo utile guardare a ciò che accade quando personalità eminenti vengono in visita per qualsivoglia esigenza.

L’altro giorno sono approdati in suolo calabro, il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario per l’emergenza Covid19 e Fabrizio Curcio, capo della Protezione Civile.

Il generale Figliuolo, per il suo alto e prestigioso curriculum, ha certamente l’arte di saper conoscere uomini e cose. Tenendosi alla larga da impiccioni e giornalisti, ha detto la sua: “Ci stiamo organizzando bene per gli hub vaccinali, ma sono già contento per come si muove la Calabria, ieri ha somministrato 7.000 dosi, in linea con il piano vaccinale”.

Più ottimista ancora Fabrizio Curcio: “La Calabria è in fase di regolare inserimento delle richieste del sistema di prenotazione definito con Poste, è la prima regione che si è messa in rete e i problemi si stanno risolvendo”.

Abbiamo provato a soffermarci su queste espressioni e la prima cosa che ci viene da dire è un ringraziamento, davvero a tutti. Poi, però, ci si sono palesati alcuni dubbi.

“Ci stiamo organizzando” risulta espressione aperta. A noi richiama un tempo non definito che, alle nostre latitudini, equivale a qualcosa di “non si sa fino a quando”. Né ci ha confortato il Commissario Curcio che a tal proposito ha aggiunto: “Stiamo mettendo insieme le valutazioni della politica nazionale con le esigenze del territorio. La Conferenza delle Regioni ha dato l’ok a un documento congiunto che fornisce indicazioni utili per la costituzione di hub con condizioni particolari. Dobbiamo trasmettere un lavoro di insieme”.

Abbiamo capito bene che se questi hub verranno, ci vorrà un tempo che non è da qui al più presto e forse tutto avverrà sul tardi? Speriamo di no.

“… ma sono già contento per come si muove la Calabria…”. Della contentezza del Generale siamo contenti anche noi.

“… ieri (la Calabria) ha somministrato 7.000 dosi”. Qui c’è sorto un dubbio atroce, ma non per le parole del Generale. Per un altro motivo. I calabresi siamo un tantino bugiardelli. Quando ci mostriamo all’esterno desideriamo spericolatamente fare bella figura. E il generale Figliuolo che è nato a Potenza qualcosa dovrebbe pur sapere.

Fra l’altro abbiamo un precedente storico finito nella letteratura politica: “le vacche di Fanfani”. Cosa sono? Per i più giovani: sono quelle vacche trasportate dalla località silana (dove Fanfani le aveva potute ammirare) nell’altra dove il Presidente si sarebbe affacciato. Per dare prova al Presidente del Consiglio quanta ricchezza aveva prodotto l’Opera Sila, un carrozzone spendaccione e pelandrone. Fanfani sgamò l’incauta manovra e per premio spedì a casa un po’ di gente.

Generale Figliuolo, perdoni la nostra impertinenza: le rincrescerebbe controllare di persona quella cifra e accostarla a quella dei giorni precedenti e seguenti?

Per un motivo elementare: serve dare una risposta a noi che soffriamo per l’eccessiva divaricazione che viviamo tra ordinario e straordinario, tra quello che sappiamo fare sotto gli occhi di un vigilante e quello che invece facciamo sotto gli occhi dei cittadini che vigilanti non siamo quasi per niente e della stessa stoffa dei capi certamente sì ogni qualvolta viene il nostro turno. Che sempre ci lamentiamo quando parliamo tra noi e poco sinceri quando ci troviamo in presenza dei governanti.

Del resto la Calabria, così com’è non l’abbiamo raccontata mai, neanche a Roma, neanche in Parlamento. Le “vacche di Fanfani” è un’etichetta che storicamente ce la portiamo al bavero della giacca. Fanfani, quella volta, ce la strappò, forse perché gliene aveva parlato il nonno materno che, appunto, era calabrese.

Stesso invito al Commissario Curcio: essere “la prima regione” che si è messa in rete ci lusinga oltremodo, costituirebbe il primo primato (oltre alle bellezze di mare e monti, sempre decantato) virtuoso per noi che sempre al primo testardamente ci piazziamo quando cambia il titolo della classifica.

Generale Figliuolo e Commissario Curcio, per favore, fateci sognare. Se trovate uno scampolo di tempo, dateci conferma che le cose stanno proprio così come avete dichiarato. E non perché manchiamo di fiducia in voi. E’ solo perché, prima del vostro arrivo e un po’ anche dopo, scarseggia quella che nutriamo in noi stessi.

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