Leggo or ora su un autorevolissimo sito della stampa italiana che mai prima d’ora il Vaticano aveva provato ad influenzare così decisamente una legge del nostro Stato come fa ora col ddl Zan. Ovviamente rido. Penso al divorzio, al referendum, a De Gasperi, Fanfani…
Il Tevere è quotidianamente attraversato nelle due direzioni da telefonate, messaggi e messi diplomatici che hanno lo scopo di comporre dissidi di varia natura prima ancora che vedano la luce. Ignorarlo è ingenuo, negarlo è ipocrita. Ordinariamente questo lavorio avviene sottotraccia, com’è buona creanza e come giova ai rapporti di buon vicinato. Questa prassi poi, ad essere laici sul serio, non è nemmeno un proprium dei rapporti tra Italia e Vaticano: le diplomazie di tutto il mondo servono a questo e così si comportano. Operano prima che sorgano contrapposizioni esplicite e, casomai, provano dopo a contenere i danni. Si dirà: il Vaticano non è uno Stato come tutti gli altri. Senza dubbio. Rispondo: nemmeno l’Italia, che custodisce al centro del proprio territorio il cuore del cattolicesimo mondiale.
Può il ddl Zan essere stato accolto da cardinali e vescovi fra scroscianti applausi? Scommetto di no, eppure il Vaticano non ha preso pubblica posizione. Poteva, non lo ha fatto. Al contrario ha, senza scalpore, segnalato all’ambasciatore italiano presso la Santa Sede la propria –prevedibile- posizione. Lo ha fatto informalmente, addirittura verbalmente. Per essere ancora più chiari: un cardinale ha detto all’ambasciatore italiano che il ddl non piace a lui e ai sacri palazzi. Sorpresona!
Ora, la cosa non è stata resa pubblica né da chi quella perplessità l’ha avanzata (il Segretario vaticano per i rapporti con gli Stati monsignor Paul Richard Gallagher) né dall’ambasciatore italiano che, presumibilmente, avrà reindirizzato quella nota alle competenti autorità italiane. Niente di inconsueto, dunque, se solo si pensi a quali note e contronote, e di ben altro tenore e gravità, devono essere transitate ai tempi della legge e del referendum sull’interruzione di gravidanza, per dirne una. Tuttavia, questa è la cosa interessante, la nota non è rimasta coperta, com’è d’uso tra diplomatici, ma rivelata con sommo scandalo dei più esagitati. Come ha fatto? Nella più classica delle maniere, ossia con una domanda debitamente istruita, rivolta durante una innocente conferenza stampa sugli anziani. Alla qual domanda il cardinale Kevin Joseph Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha risposto che certamente “c’è la preoccupazione della Santa Sede e di ciascuno di noi” a proposito del disegno di legge. Hai capito lo scoop?
Risponde la sala stampa Vaticana: “La Nota Verbale della Segreteria di Stato è stata consegnata informalmente” e con l’obiettivo “non di bloccare” il ddl Zan ma di “rimodularlo in modo che la Chiesa possa continuare a svolgere la sua azione pastorale, educativa e sociale liberamente”. In sostanza, par di capire, le parti cercavano di trovare una soluzione accettabile per tutti, ma qualcuno ha fatto saltare il banco preferendo lo scontro all’incontro, la divisione alla soluzione. E questo a prescindere da ciò che si possa pensare e del contenuto del ddl Zan e dell’intervento della Santa Sede: il fatto è che qualcuno ha preferito boicottare il dialogo e fare esplodere le differenze. La domanda cui rispondere adesso è: cui prodest? O, il che è uguale, chi ci perde?
Tanto al di qua quanto al di là del Tevere il dialogo e l’incontro hanno i propri nemici, e alleanze contro l’uno e l’altro possono facilmente essere intessute tra le due sponde e avere molti beneficiari. Indipendentemente dalla riva del fiume.