Dopo l’approvazione alla Camera, anche con i voti di Italia Viva, il Ddl Zan rischia di saltare al Senato. Perché? Cosa è successo nel frattempo? Quali sono i punti critici per IV?
Io non trovo nessuna criticità. Come ho detto in diverse occasioni ho votato il testo alla Camera e lo rivoterei tale e quale. Ho letto molte osservazioni, anche di giuristi, taluni favorevoli, altri contrari. Da un punto di vista giuridico e sostanziale sarei anche d’accordo con questo testo, non avrei nessuna difficoltà, perché penso che sia idoneo a raggiungere gli obiettivi che si pone.
E quindi?
Sono molti anni, direi decenni, che cerchiamo di far approvare una legge contro l’omobitransfobia. Se abbiamo una norma che protegge le persone sulla base della loro etnia, nazionalità e credo religioso, non si capisce perché il nostro ordinamento non debba proteggere anche le persone che si caratterizzano per la loro identità di genere, orientamento sessuale, la loro abilità e disabilità e così via.
Perché questa differenza tra i due rami del Parlamento?
Fra Camera e Senato ci sono delle differenze; viviamo in un sistema di bicameralismo paritario e quindi la seconda Camera che esamina un provvedimento desidera contribuire alla sua formazione. In particolare, il Senato della Repubblica è una Camera più complicata, perché ha numeri più risicati.
Come ne usciamo?
Il tema è che bisogna salvaguardare l’obiettivo, cioè fare in modo che il nostro ordinamento protegga anche le persone omo, bi e transessuali. Serve una norma che copra questa minoranza, perché le altre sono già coperte.
Qual è la vostra proposta?
La posizione di Italia Viva è che si debba preservare questo obiettivo. Per raggiungerlo è necessario fare delle modifiche che ci permettano di arrivare a un’approvazione rapida, senza tranelli, ostruzionismi, voti segreti e così via. Noi pensiamo che l’obiettivo di proteggere queste persone sia prevalente, quindi io che in partenza sarei favorevole al testo così com’è, non ho difficoltà a dire che a condizione che la legge raggiunga i medesimi obiettivi, possa essere modificata. Soprattutto se questo ci permette di evitare di fare impantanare la legge nel Vietnam parlamentale che si verrebbe a configurare.
Qui è il politico che parla.
Questa non è una preoccupazione da giurista ma da politico. Penso che la politica obblighi a trovare quel punto di caduta che consenta di portare la legge a casa. Se mi guardo indietro, la legge sul divorzio non era perfetta, prevedeva sette anni di separazione legale per potersi separare. La legge sull’interruzione legale di gravidanza non è perfetta, ancora oggi in molte regioni è sostanzialmente inapplicabile per via dell’obiezione di coscienza. Così come non è perfetta nemmeno la legge sulle unioni civili, perché è rimasto fuori tutto il tema della filiazione. Però chiedo, da politico: l’Italia sarebbe un Paese migliore o peggiore senza queste tre leggi imperfette?
Sicuramente peggiore.
Allora in questo caso, se dobbiamo rinunciare a qualche posizione di principio per poter ottenere la tutela legale di queste persone che vengono picchiate, malmenate, discriminate nel nostro Paese, io faccio anche il sacrificio di ammainare qualche bandiera a condizione di portare a casa il risultato.
La mancanza di un accordo affosserà la legge?
Ricordiamo che le sospensive sono state respinte con un solo voto di maggioranza e si votava a scrutinio palese. Questo vuol dire che a voto segreto potrebbero esserci dei problemi molto grossi. Quindi se si riuscisse a fare un accordo che non sacrifichi le finalità e il contenuto della legge, che la protegga e che ci consenta di tornare alla Camera, dove i numeri sono molto più abbondanti, si arriverebbe all’obiettivo in modo molto più rapido.
C’è chi non si fida di fare un accordo con la Lega e Fratelli d’Italia?
La diffidenza nei confronti della Lega e di Fratelli d’Italia, che una parte della sinistra ha su questi temi, non è neanche peregrina. Nel senso che su queste tematiche, tradizionalmente, Lega e Fratelli d’Italia hanno sempre avuto una posizione di grande chiusura. Per fare un esempio, in questo momento si sta discutendo in Europa una legge ungherese che la stessa Commissione Europea definisce una vergogna per l’Europa, una legge pesantemente omofobica che è totalmente fuori dagli standard dei valori europei. Purtroppo la Lega e FI non hanno preso le distanze da questa legge ma stanno addirittura giustificando il governo ungherese.
Lei cosa pensa?
Molti pensano che aprire una trattativa sia dare una fiducia a chi non la merita. Io penso che da un lato non abbiamo molta scelta e dall’altro che la proposta del Presidente Ostellari, che ha portato qualche giorno fa in Commissione, rappresenti un fatto nuovo. Bisogna riconoscere che per la prima volta la Lega, che tradizionalmente aveva una posizione di abrogazione o di forte riduzione nell’ambito dell’applicazione della legge Mancino, propone un allargamento alle definizioni di sesso, genere e orientamento sessuale.
Si potrebbe ripartire dalla proposta Ostellari?
La proposta di Ostellari va comunque vista e discussa perché, per esempio, il presidente esclude totalmente l’identità di genere e le persone trans, che si caratterizzano proprio per via della loro identità di genere: queste categorie verrebbero escluse dall’ambito dell’applicazione della legge.
Ancora una volta, qual è la soluzione?
Per questo noi, come Italia Viva, abbiamo proposto un’altra formulazione: invece di parlare delle caratteristiche della vittima, parliamo del movente del reato. Quindi parliamo di reati con finalità omofobiche o transfobiche. Questo allarga la tutela e permette di evitare espressioni quali identità sessuale e identità di genere, che sono proprio l’oggetto del contendere.
Italia Viva presenterà emendamenti al Senato?
Io non sono nel gruppo del Senato però immagino che la formulazione di cui parlavo possa essere un emendamento che noi potremmo presentare, fiduciosi che possa risolvere tanto i problemi che emergono a destra (evitare il termine identità di genere), quanto quelli che emergono a sinistra (evitare di escludere un pezzo delle persone potenzialmente tutelate da questa legge).
Alessandro Zan, proprio a questo giornale, ha dichiarato: “meglio nessuna legge che una cattiva legge”. È d’accordo?
Dipende da che cosa è una cattiva legge. Per esempio, come dicevo, cattiva potrebbe essere una legge parziale, che lascia fuori un pezzo della comunità che si chiama LGBT, perché è come se in modo indiretto si invitasse alla discriminazione delle persone transessuali, prive di tutela. Però una legge che raggiunga i suoi obiettivi, di garantire tutela a tutta la comunità LGBT, e preveda come reato quello di punire la violenza, la discriminazione e l’odio nei confronti di queste persone, non può essere una legge da abbandonare soltanto per una questione terminologica.
Qual è allora l’obiettivo da non perdere di vista?
Dobbiamo avere sempre in mente la tutela di queste persone. Già otto anni fa alla Camera approvammo una legge su questo tema che non fu mai approvata al Senato; era il 2013, sono passati otto anni, in cui moltissime persone hanno subito atti di discriminazione e di violenza senza avere una legge a cui appellarsi. Una legge cattiva, cioè una legge controproducente, no. Ma fermare la legge perché non rispecchia precisamente l’ideale che abbiamo in testa, è altrettanto sbagliato.
A chi chiede di fare un passo in avanti?
Io penso che lo stesso Alessandro Zan e tutto il PD debbano provare a vedere se la destra stia bluffando, perché è evidente che se noi troviamo un punto di incontro che permetta di raggiungere i nostri obiettivi, il presidente Ostellari deve garantire che non saranno proposti altri emendamenti. Si presentano gli emendamenti concordati e quelli si votano. Il presidente Ostellari deve assicurare che non chiederà voti segreti, che non farà ostruzionismo e quindi che la legge andrà in Aula e rapidamente l’accordo trovato si trasformerà in legge dello Stato.