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I furbetti del vaccino

Quando si vuole certificare che un termine è ufficialmente entrato nel linguaggio comune degli italiani si controlla la Treccani. Nel caso dei furbetti, l’Enciclopedia recita: “lavoratore dipendente che si assenta dal lavoro eludendo i controlli sul cartellino orario”. L’impressione è che alla Treccani debbano aggiornare la voce con la dizione: “individuo che rifiuta o rimanda il vaccino anticovid con l’obiettivo di approfittare della cosiddetta immunità di gregge”. Tanto, lo fanno gli altri.

Scopriamo così che ad oggi ci sono 2,4 milioni di ultra sessantenni che non hanno ancora ricevuto neppure la prima dose del vaccino. E non perché manchino le dosi o perché la macchina della Protezione civile sia inceppata. Tutt’altro, la svolta imposta dal Generale Figliuolo è sotto gli occhi di tutti. Il problema è che non si vogliono vaccinare, nella convinzione che non ci sia più pericolo grazie all’immunità di gregge, quella soglia che dovrebbe coprire e garantire soltanto una percentuale minima di cittadini, impossibilitati per altre patologie a vaccinarsi.

Il problema ha origini antiche e radici profonde. Grande responsabilità è in capo alla cattiva comunicazione del passato governo ma anche alla confusione creata da tutti coloro che hanno diffuso a piene mani, in tv e sui social, le assurde teorie dei no vax, spacciandole per libertà.

Cos’è la libertà. Sicuramente non lo è quel comportamento che induce a mettere a rischio la vita degli altri. Non lo è la diffusione di astruse teorie contro la scienza e la tecnologia. Soprattutto a opera di medici e politici. Non lo è la certezza di mettere in pericolo ogni sforzo messo in campo dallo Stato e dalle Istituzioni internazionali per proteggere la società dalla più grave pandemia degli ultimi cento anni.

Se non vi volete vaccinare e non fate parte delle categorie esonerate per ragioni sanitarie, non vaccinatevi ma chiudetevi in casa per cortesia. Cenate a casa e non nei ristoranti che io ho il diritto di frequentare; vedete le partite in tv e non allo stadio o al palazzetto, dove io ho il diritto di stare; andate in vacanza con la vostra macchinetta e non con l’aereo o il treno che io ho il diritto di prendere; state nella vostra casetta in campagna o al mare, non nei luoghi che io, doppiamente vaccinato, ho il sacrosanto diritto di vivere.

Questa è la libertà in uno stato democratico e liberale e non il diritto ognuno di fare come gli piace e pare, in barba alle più elementari regole del vivere civile. Pensate, senza averne l’esigenza, di voler approfittare dell’immunità di gregge, per timore che vi diventino le orecchie come Hulk? Aspettate la modificazione genetica nel vostro comodo salotto di casa non tra le vie del mio Paese, libero perché razionale e solidale.

Bene ha fatto Macron a prendere l’iniziativa e a imporsi come esempio per il resto dell’Europa. La Francia in 48 ore ha già registrato due milioni di nuove prenotazioni. Male fa il governo italiano a prendere tempo, ad attendere non sappiamo chi, non immaginiamo cosa prima di seguire la stessa via.

I festeggiamenti per la vittoria dell’Italia agli europei costituiranno la goccia che farà traboccare il vaso. Un atteggiamento di grande irresponsabilità dei cittadini, dei giocatori, della Federazione e delle Istituzioni – tutte – addette all’ordine pubblico e alla salvaguardia della sanità. Era davvero necessario, ad esempio, organizzare due feste: una al Quirinale e una a Palazzo Chigi? Non sarebbe male se, per una volta, venisse indicato chi ha consentito alla Nazionale di utilizzare il pullman scoperto.

Presidente Draghi, commissario Generale Figliuolo, siete stati scelti per assumere decisioni impopolari ma necessarie per il bene del Paese, per comunicare in modo chiaro, senza tentennamenti né concessioni alla demagogia.

Nei prossimi giorni la situazione non potrà non peggiorare. Sta succedendo in altri paesi europei, capiterà anche in Italia. Arriveranno probabilmente nuove restrizioni. Già agosto sarà un mese che, a meno di cambiamenti nei criteri di restrizione, vedrà diverse regioni passare in fascia gialla.

Oggi non mancano più i vaccini, fortunatamente. Cosa aspettiamo a rendere la vaccinazione obbligatoria per il personale sanitario, per i professori e gli alunni? Vogliamo avviare il terzo anno scolastico in DAD per perdere definitivamente una generazione di giovani? Non bastano i risultati dei test INVALSI, soprattutto al sud e tra le categorie più disagiate, per correre ai ripari?

Abbiamo già fallito il tracciamento tramite la app Immuni. Proviamo a non sprecare il vantaggio del green pass. Se non vogliamo o possiamo prevedere alcuni obblighi, imponiamo almeno le premialità. Solo chi è doppiamente vaccinato potrà partecipare alla gran parte delle attività di comunità. Solo così verrà trasmessa l’importanza del vaccino, che impedisce la diffusione della malattia senza un proporzionale aumento dei ricoveri e dei decessi.

Ci si assuma la responsabilità di dire che non siamo ancora fuori dalla pandemia, che ci attendono ancora mesi difficili e che solo il coraggio e la disciplina, non la paura è l’arroganza, potranno consentirci di gestire il colpo di coda di questa pandemia, che ha sconvolto le abitudini della popolazione mondiale.

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