Ci vuole una cieca e inattaccabile fiducia nella scienza e nelle Istituzioni, nazionali ed europee, per superare questa crisi. Non bisogna essere insomma un Di Maio qualunque, che l’educazione civica ha iniziato ad apprenderla dopo quasi dieci anni di presenza attiva tra le seggiole più delicate e prestigiose della nostra Repubblica. Diversamente il rischio, comprensibile, rischia di essere quello di ribaltare il tavolo e salirci sopra, sventolando la bandiera dell’anarchia.
Non si spiegherebbe altrimenti perché anche il governo guidato dal Migliore, anche la struttura commissariale guidata dal Migliore, rischiano quotidianamente ormai di cadere negli stessi errori di chi migliore non era, non è stato e probabilmente mai sarà.
In poche settimane la validità del green pass è stata portata da sei a dodici mesi. Poi a nove, nuovamente a sei e infine a cinque.
Gli Hub vaccinali sono stati chiusi proprio in previsione della quarta ondata pandemica e ora servirà del tempo per rimettere la macchina a regime.
Fortunatamente sono operative le farmacie, che meno di un anno fa venivano osteggiate perché ritenute rifugio dei liberali da salotto piuttosto che rete di protezione e assistenza nazionale.
In una settimana si è prima stabilito che con un solo studente positivo si doveva mandare in DAD l’intera classe. Poi una direttiva commissariare ha superato l’interpretazione ministeriale tornando alla decisione di mandare in DAD solo le classi con tre studenti positivi. In realtà dipende dalle classi, ma sorvoliamo sui particolari.
Di esempi, spulciando le comunicazioni del governo, della struttura commissariale e delle regioni se ne potrebbero trovare alcune altre decine. Non abbiamo analizzato, ad esempio, la linea discontinua per non dire schizofrenica sulle manifestazioni pubbliche e sulla sicurezza. Né è entrato nel vivo il confronto sui vaccini ai più piccoli.
Ancora più devastante appare il quadro se solo allarghiamo l’obiettivo all’Europa e al resto del mondo. Pur volendoci solo mantenere al versante Occidentale. Un comportamento a elastico, spesso irrazionale e irragionevole, che ha moltiplicato i dubbi nella scienza e nella corretta e lucida amministrazione.
Insomma, la linea della ragione sembra dileguarsi davanti a questa bestia che è la pandemia da Covid19. Solo una impermeabile fiducia nella scienza e nelle Istituzioni può consentire che quell’elasticità non si spezzi frustando, come nel gioco che facevamo quando eravamo bambini, le nostre Istituzioni insieme alle nostre dita.
È vero che spesso si va ancora a tentoni, dopo quasi due anni di pandemia. L’arrivo di una nuova variante, in poche ore, è capace di mandare in tilt mesi di analisi e di programmazione.
Di sicuro però i governi e le stesse commissioni tecniche, a partire dal CTS, devono imparare a comunicare meglio quello che prima analizzano e poi decidono.
Altrimenti anche la più incrollabile fede nelle Istituzioni, alla lunga, rischia di incrinarsi. Col pericolo, come ha ben spiegato Marco Minniti a questo giornale, di affidare le diverse e tutte legittime paure che spaventano i cittadini ai tanti cattivi maestri che operano per indebolire la forza della democrazia.
Fortunatamente c’è l’Europa. Ursula Von der Leyan ha giustamente aperto all’obbligo vaccinale. Si tratta di un passaggio fondamentale ed epocale per consentirci di percorrere, in modo unitario e non isolato, l’ultimo metro della lotta comune alla pandemia, la peggiore minaccia sociale dell’ultimo secolo. Dopo il PNRR, l’obbligo vaccinale. L’Europa c’è. Viva l’Europa.