Ci ha lasciati Gabriele Arezzo di Trifiletti, tra i più grandi e competenti collezionisti di moda in Europa. La dimensione della sua pluridecennale raccolta di abiti, complementi e accessori si misura nel MuDeCo di Ragusa, Museo del costume di recente allestimento al Castello di Donnafugata, che è sorto grazie all’acquisizione di una parte del suo patrimonio tessile.
Rampollo di una importantissima famiglia nobile dell’antica Contea di Modica, Gabriele Arezzo di Trifiletti ha interpretato in modo esemplare il suo ruolo aristocratico, non consentendo la dispersione di beni che, diversamente, sarebbero finiti ai topi e alle tarme quando non dispersi per pochi spiccioli sul mercato antiquario di tutto il mondo. Perché, mentre la maggior parte della nobiltà siciliana liquidava i propri corredi senza comprenderne l’importanza storico-documentaria, Arezzo coglieva, in largo anticipo sulla stessa museologia e museografia contemporanea, il valore culturale e narrativo dell’abito nel più ampio quadro della storia sociale dell’arte. Intendiamoci, non era il solo.
Altrettanto importante e meritoria appariva e appare, ad esempio, la collezione di Raffaello Piraino e quelle che, al seguito di questi due importanti precursori, si sono formate in Sicilia negli ultimi trent’anni. Ma il patrimonio di casa Arezzo era davvero peculiare, perché il collezionista non si limitava a raccogliere capi di abbigliamento, con pari interesse acquisiva una vasta quantità di materiali bibliografici e carte d’archivio, consentendo spesso la precisa contestualizzazione del patrimonio tessile in seno alla famiglia che li aveva indossato. Ragione per cui, lo studioso entrava nella sua casa museo con quell’idea vaga e oleografica che molti ancora hanno delle élite isolane, e ne usciva con una loro conoscenza completa dal punto di vista repertoriale, catalografico, archivio-bibliotecario, aneddotico, biografico ecc.
Conoscevo Gabriele Arezzo di Trifiletti dal 1998, quando entrambi fummo chiamati a raccontare la Sicilia dei Borbone da Enrico Iachello in una insuperata mostra al Centro fieristico le Ciminiere di Catania. Io ero un giovane storico dell’arte che studiava e si specializzava in Catalogazione dell’abito antico e dei suoi accessori a Firenze; lui era già all’apice della sua fortuna collezionistica e si poneva, proprio allora, il problema della futura sorte del suo patrimonio. Insieme abbiamo provato a collocarlo presso la Galleria del costume di Palazzo Pitti, ma una serie di circostanze sfavorevoli non lo ha permesso. Dopo anni lunghi e infruttuosi, trascorsi in affannoso dialogo con la Regione Siciliana, sono nati più validi presupposti a Ragusa, per l’azione concreta dell’amministrazione locale e sotto l’impulso costante e competente di Giuseppe Nuccio Iacono, oggi Direttore del MuDeCo.
Resta da stabilire cosa sarà della rimanente parte dell’immensa collezione Arezzo di Trifiletti dopo la sua morte. Tutto è prematuro, certo, e il dolore per la perdita di un così caro amico per il momento ottunde ogni altro pensiero. L’auspicio è che venga data continuità alle sue passioni e alla sua opera, ricordando in tal modo un protagonista della cultura siciliana che, ne sono certo, in futuro verrà studiato e collocato tra i titani della sua generazione.