Il libro di Vicari riscostruisce la vita e l’opera di Libero Elio Romano avvalendosi sia del materiale bibliografico che dei racconti dei figli del pittore, in particolare di Guido e Antonella che hanno contribuito a fornire allo studioso materiale inedito e ricordi personali. Ne viene fuori un quadro dettagliato del percorso di vita e di studi dell’artista. Dalla formazione fiorentina e romana al rientro in Sicilia.
Romano, che è stato anche docente di pittura presso l’Accademia di belle arti di Catania, sceglie di passare un lungo tratto della sua vita appartato in campagna, ritirandosi presso la tenuta agricola di famiglia nei pressi di Assoro nel cuore della Sicilia. Da questa località marginale (dal punto di vista storico e politico – non artistico ed esistenziale), Romano dipinge e scolpisce ritraendo i paesaggi assolati della campagna siciliana, gli strumenti del lavoro agricolo, i volti dei suoi abitanti.
Il libro di Vicari, tuttavia, oltre ad avere il pregio di essere un’esaustiva monografia accademica, possiede anche alcune caratteristiche inedite per il genere, che lo rendono particolarmente interessante per il lettore. Vicari sceglie di illustrare biografia, influenze culturali, opere (molto preziose le tavole ragionate in conclusione del volume che si avvalgono delle foto di tante produzioni dell’artista), bibliografia, premi e mostre. Tuttavia, il volume su Elio Romano desidera soprattutto raccontare l’artista nella sua peculiare umanità.
A questo proposito sono molto pertinenti le citazioni dal romanzo di Romano, Fanuzza (Maimone, 1995), nonché le molteplici riflessioni del pittore che Vicari mescola sapientemente al filo della diacronia di motivi e ispirazioni di Romano. In questo volume, l’atto ermeneutico dello studioso cede il passo a una prassi mimetica con l’artista, quasi Vicari volesse lasciagli sempre la parola.
Elio Romano opera come un personaggio, ridiviene tra queste pagine il protagonista della propria storia e ce la racconta grazie alla sapiente intuizione del professore Vicari: dare voce alla propria materia, corpo al proprio tema e vita al proprio lavoro di ricerca. Del pittore Vicari dice: “Tale e tanta è la commistione in Romano tra arte e vita da lasciare talvolta sbalorditi” (ivi, p. 87). Lo stesso stupore si riaccende per noi che leggiamo Vicari che, a propria volta, fa rivivere Romano.
Il professore sembra rimpiangere di non aver conosciuto personalmente Romano: “questo mio vecchio amico che tanto avrei voluto frequentare ma che non ho mai realmente conosciuto” (Ivi, p. 23). Come in un gioco di specchi, Vicari ci presenta Romano senza intermediazioni come e più che se lo avesse incontrato; questi è vivo nelle pagine del libro, irradia la propria presenza con la stessa potenza che appartiene alle opere d’arte.
Vittorio Ugo Vicari è professore di I fascia in Stile, Storia dell’arte e del costume presso l’Accademia di belle arti di Catania, dove insegna Storia dell’arte contemporanea, della moda e Stile, Storia dell’arte e del costume. I suoi principali interessi di studio e ricerca sono attualmente rivolti ai sistemi e agli autori di età moderna e contemporanea, da una prospettiva storica delle mentalità e della cultura.
Vittorio Ugo Vicari, Un agricoltore assai smozzicato. Formazione fiorentina e residenza siciliana di Libero Elio Romano, Alessandro Mancuso editore, 2021