Otto titoli italiani, sedici podi nazionali, cinquantacinque internazionali, di cui sedici ori, diciotto anni di scherma, settantasei tornei disputati. Sono i numeri da capogiro della fiorettista toscana Alice Volpi, talento precocissimo della scherma. Ventotto anni compiuti lo scorso 15 aprile, Alice Volpi non ha bisogno di presentazioni. Eccellenza dello sport italiano, ha impugnato il suo fioretto a soli sette anni e da quel momento non si è più fermata, collezionando medaglie nazionali e internazionali, in tornei individuali e a squadre. Tokio 2020 doveva essere la sua prima Olimpiade, il coronamento naturale di una carriera sportiva in ascesa, ma com’era prevedibile la necessità di contenere i danni causati dal COVID19 ha costretto gli organizzatori dei Giochi Olimpici a fare un passo indietro, rinviando tutto al 2021. ilcaffeonline l’ha raggiunta telefonicamente per una lunga chiaccherata, in occasione della Giornata Nazionale dello Sport.
Tokio 2020 sarebbe stata la tua prima Olimpiade. Com’è stato vivere l’altalena adrenalinica, dalla notizia della partecipazione, agli allenamenti, all’inevitabile rinvio?
Tokio 2020 era un sogno che si stava realizzando. In questi ultimi due anni avevo dimostrato tanto, ero riuscita a portare a segno anche un Mondiale. La qualificazione per le Olimpiadi stavano procedendo per il meglio, avvertivo un po’ di tensione ma avevo la carica giusta per partire. Poi, purtroppo, c’è stata la pandemia. Onestamente, per un po’ ho sperato che almeno le Olimpiadi ne potessero uscire indenni ma mi sono resa conto quasi subito che la posticipazione era inevitabile.
Il lockdown ha visto da un lato il proliferare di sportivi last minute e dall’altro una battaglia morale contro chi lo sport lo pratica davvero, anche in forma amatoriale. Da sportiva di professione, come hai metabolizzato le percezioni immediatamente successive al blocco?
La mia quotidianità è basata sulla preparazione atletica: mi sveglio, faccio colazione e vado ad allenarmi con lo stesso automatismo di chi va a lavorare e continuo così fino al termine della giornata. Nonostante sia molto stancante, devo ammettere che mi è mancato tantissimo non potermi esercitare, con la ritualità di ogni giorno. Stare senza lo sport è veramente difficile, manca non poter scaricare nervosismi e tensioni, per questo mi sono arrangiata come potevo, allenandomi a casa e in giardino. Non ho mai smesso di sudare, sono riuscita ad assicurarmi la mia dose quotidiana di sport, anche perchè, parliamoci chiaro, non sarei riuscita a farne a meno!
Qual è stata la cosa, non relativa alla scherma o allo sport, che ti è mancata di più durante la quarantena?
Quello che mancava un po’ a tutti: la libertà! Mi pesava tantissimo non poter uscire con i miei amici, scambiare quattro chiacchere, fare una passeggiata. L’obbligo di non allontanarsi troppi metri da casa era faticoso. Se c’è una cosa che mi è mancata davvero tanto è stata la possibilità di vedere i miei amici.
Lo sport e l’arte, al pari di tutte le discipline in cui il lavoro coincide con le passioni, viene spesso dato per scontato, con conseguente frustrazione per chi lo pratica per chi vi assiste. C’è stato un momento in cui hai temuto che il settore sportivo potesse non beneficiare di tutele adeguate per affrontare la crisi?
Non è una situazione che ho vissuto in prima persona, faccio parte della Federazione Italiana Scherma che, pur essendo una realtà relativamente piccola, mi ha sempre tutelato e dato tanto. Fortunatamente, non ho mai avvertito quel tipo di preoccupazione.
Secondo i pedagogisti dello sport «Le bimbe scelgono di impugnare il fioretto perché si sentono più forti, i maschietti non vedono l’ora di darsi battaglia». Cosa ne pensi e cosa ti ha fatto decidere a 7 anni di impugnare il fioretto?
Ammetto di essere un amante dello sport in tutte le sue declinazioni, nel tempo libero pratico altre discipline, oltre la scherma. Mi piace giocare a tennis e negli ultimi tempi mi sono appassionata al surf, anche grazie ai viaggi. Nonostante non sia una disciplina molto comune, per i bambini la scherma è uno sport fondamentale! Quando mi sono accostata al fioretto, non avevo idea di cosa si trattasse, l’ho scoperto grazie a mio padre. Mi affascinavano tantissimo le divise bianche. Ricordo che tenere il fioretto mi provocava una strana sensazione, ma da subito, fu una disciplina che mi conquistò letteralmente e non tanto perchè si prestasse a essere utilizzato come strumento di difesa ma perchè mi ricordava le battaglie di Zorro che guardavo da piccola in TV!
Hai fatto della scherma la sua professione. Qual è l’imprinting di questo sport sulla tua personalità e sul tuo carattere? Quali caratteristiche ha limato e quali ha rinsaldato?
La scherma è uno sport stupendo e al pari delle altre discipline ti insegna prima di tutto il rispetto delle regole, sia sociali che comportamentali, come ad esempio la correttezza nei confronti di chi si ha di fronte. Io sono stata fortunata perchè sono riuscita a far diventare una passione il mio lavoro. A 18 anni ho avuto la possibilità di entrare a far parte del gruppo sportivo della Polizia di Stato che mi permette di allenarmi a tempo pieno. Sono cambiata tantissimo grazie alla scherma, da ragazzina ero molto timida ma trascorrere molte ore in palestra ti “obbliga” ad aprirti e a socializzare con tanti bambini. Al tempo stesso, mi ha aiutato a crescere temprandomi caratterialmente e insegnandomi il rispetto reciproco, verso gli altri e per te stessa, quando sali in pedana.
Come vivi la dicotomia risultato di squadra / risultato individuale?
Non è cosa semplice, perchè pur esistendo la gara a squadre, la scherma resta sempre uno sport quasi esclusivamente individuale. Quando ti ritrovi a gareggiare individualmente e ad affrontare una competizione a squadre il giorno successivo, devi annullare mentalmente il risultato della giornata precedente, il che rappresenta una dinamica abbastanza complessa da mettere in atto. La scherma italiana fortunatamente ha una squadra che spinge al massimo e noi ci aiutiamo tutte a vicenda. Fare gioco di squadra resta una cosa abbastanza difficile, occorre molta fiducia reciproca ma si tratta comunque di un assalto a cinque individuale.
Un anno fa sei stata testimonial del progetto “Incentivazione allo Studio 2019”, campagna promossa da Federscherma e dall’Istituto per il Credito Sportivo e volta a premiare la tenacia e la perseveranza di atlete e atleti che coniugano con successo il doppio percorso studio /sport. Quanto e come contribuisce la disciplina sportiva alla formazione della persona?
Ovviamente non è semplice; lo sport richiede tantissimo impegno ma posso dirti con certezza che può coesistere con lo studio. Praticare uno disciplina sportiva può dilatare il tempo per la conclusione degli studi universitari ma non impedisce certo di laurearsi. Conoscono tanti atleti che ci sono riusciti e sto cercando di farlo anch’io, nonostante abbia iniziato tardi. Studiare è un elemento fondamentale per la formazione personale.
Lo sport ha un forte potere terapeutico, esattamente come la musica. Ho letto che poco prima di salire in pedana, ti piace ascoltare Battisti o De Andrè. Oltre questo, cosa ti piace e come ti rapporti al ritmo e all’armonia?
C’è chi sconsiglia di ascoltare musica poco prima della gara per il suo potere rilassante. A me in realtà è capitato di ascoltare qualcosa prima di salire in pedana e mi ha aiutato a distrarmi e ripulire la mente. In generale, ho gusti abbastanza variegati, ma devo ammettere che non ho per nulla il senso del ritmo, nonostante la mia mamma sia brasiliana! Mio fratello però suona la chitarra, lui sì che ha il ritmo nel sangue! Io provo a cantare o ballare ma non ci sono proprio portata. Ho una propensione naturale per la ritmica sportiva ma non musicale!
“Lo Sport”, “La Scherma”: semantica maschile e semantica femminile qui giocano ad armi pari, com’è normale che sia. Fuori dalle regole grammaticali, come vive Alice Volpi la distinzione di genere? Ti è mai successo di notare uno squilibrio in questo senso? E di contro: come vivi la competizione con le tue colleghe?
Esistono ancora molti sport considerati prettamente maschili, penso al calcio o al basket. Nonostante questo, ci sono state delle atlete che si sono distinte in queste due discipline ma di cui purtroppo si ricordano in pochi. D’altra parte, non si può negare che esista una differenza fisica tra uomo e donna che condiziona inevitabilmente le prestazioni sportive. Io mi diverto a tirare con i ragazzi, in ritiro capita di sfidarci donne contro uomini ma lo facciamo sempre partendo con un vantaggio a nostro favore, perchè obiettivamente la fisicità è fondamentale in questo tipo di competizione e sarebbe quasi impossibile vincere contro un uomo appartenente alla tua stessa categoria. Al netto di questo, ci divertiamo tantissimo durante queste sfide e non avverto alcun tipo di inferiorità. Vivo benissimo anche la competizione con le mie colleghe, sono sempre stata un’agonista e adoro le sfide, ma finita la gara, fuori dalla pedana torna tutto come prima. Siamo amiche, ci sfoghiamo in pedana, ognuna dà il massimo per vincere ma smaltito il nervosismo post gara torna tutto alla normalità.
Oggi ricorre la giornata nazionale dello sport, ma gli sport sono tutti diversi fra loro. I professionisti vi si dedicano quotidianamente, ma il grande pubblico si accorge di alcune discipline, se va bene, ogni quattro anni all’accensione del fuoco olimpico. Quali sono le parole della più forte fiorettista italiana in questa ricorrenza? E a chi le rivolge?
Purtroppo è vero, nonostante la scherma sia uno sport che, in occasione dei Giochi Olimpici, ha portato all’Italia tantissime medaglie, forse più di tutte le altre discipline sportive, in assenza di Olimpiadi viene quasi dimenticata; in televisione le gare sono trasmesse pochissimo e questo ovviamente mi provoca un grande dispiacere, non potrei dire altrimenti. La Federazione sta cercando di portare la scherma in molti contesti, anche all’interno delle scuole. Quello che mi auguro è che a questa disciplina splendida venga riconosciuta l’importanza che merita a livello nazionale, non solo olimpico.