Donald Trump è un uomo di stato autorevole e caritatevole (amico degli afroamericani), che ha fermato l’avanzata del coronavirus. Se vi siete persi gli ultimi quattro anni e vi siete appena sintonizzati sulle elezioni presidenziali americane, questa potrebbe essere l’impressione che ricaverete assistendo alla prima serata della Convenzione repubblicana: un’ode al presidente di due ore e mezza (https://www.cnn.com/politics/live-news/rnc-2020-day-1/index.html).
La sua celebre furia, i suoi tweet, la sua leadership imprevedibile, i suoi litigi con i paesi alleati, l’istigazione delle divisioni sociali e razziali, gli attacchi allo stato di diritto, la richiesta ad alta voce se l’ingestione un disinfettante potrebbe curare dal Covid-19, non sono state citate. Un nuovo arrivato, al termine dello show, potrebbe pensare davvero che Joe Biden e Kamala Harris vogliano spalancare le porte degli Stati Uniti agli estremisti che odiano l’America; privare i suoi cittadini della libertà; e come hanno detto Trump e suo figlio Donald jr., trascinare gli americani “nel buio”.
La Convenzione repubblicana si è presa molte libertà con la verità (nessuno ha menzionato il fatto che gli Stati Uniti hanno predisposto una delle peggiori risposte al mondo alla pandemia e sono ancora impantanati in una crisi profonda) e ci sono stati più presagi di sventura di quanto sarebbe lecito aspettarsi da un evento che i leader repubblicani hanno promesso si sarebbe concentrato sulla “positività” e sull’ “ottimismo.” Eppure, lo spettacolo è risultato a suo modo avvolgente e senza dubbio efficaci i video nei quali degli americani raccontano come le decisioni del presidente in merito alla liberazione degli ostaggi, all’assistenza sanitaria e all’economia, abbiano cambiato le loro vite.
Ma la domanda chiave, per ora, è ancora senza risposta: infiammare gli elettori più leali e arrabbiati di Trump, può spianargli la strada per un secondo mandato o il presidente si è così inimicato tutti gli altri che ormai non può più essere rieletto?