«What if Johnson means it?» Così titolava una recente newsletter di Bloomberg. Già, e se davvero il Premier britannico facesse sul serio? Se l’ipotesi di un’uscita senza accordo, rimangiandosi il trattato di recesso già firmato con l’UE, non fosse un bluff? Sono quesiti fondamentali, che dovrebbero guidare l’analisi dei fenomeni cosiddetti “populisti” di questa fase storica, per evitare ogni volta di essere impreparati quando ciò che è considerato assurdo, stupido o perfino impossibile finisce per verificarsi.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una pericolosa tendenza a sottovalutare annunci e intenzioni di questi leader, liquidandoli come bluff o strategie per attrarre consenso, che non si sarebbero avverate. Talvolta è effettivamente così, ma in molti altri casi scartare ipotesi, perché ritenute impossibili, ha avuto conseguenze nefaste. Va ricordato, infatti, che proprio a partire dal referendum su Brexit del giugno 2016, l’impossibile è accaduto più volte, generando ogni volta uno stupore pari solo all’impreparazione delle reazioni.
Stupore e impreparazione, frutto della miopia del pensiero mainstream nel faticare a concepire qualcosa di troppo distante dalla propria visione del mondo. E non si tratta di un giudizio di merito rispetto a visioni del mondo alternative, ma semplicemente di ammetterne l’esistenza e la plausibilità.
Se i terremoti politici degli ultimi anni non fossero bastati a sottolineare questa necessità, è arrivata anche una pandemia che dovrebbe aver rafforzato il messaggio: serve una rivoluzione nel nostro pensiero strategico. Non si può snobbare nulla e nessuno. Serve espandere il reame delle possibilità e non scartare nessuno scenario.
Tornando a Brexit, è da più di un anno, cioè da quando Boris Johnson – e con lui i più strenui sostenitori di una Hard Brexit – ha preso il controllo del Partito Conservatore e del governo, che le priorità di Londra sono chiare: far nascere una Global Britain.
Chiunque lo scorso anno avesse letto l’accordo e osservato il contesto, non avrebbe potuto non concludere che si trattava di un modo per uscire dal complicato stallo che si era creato. E ciò semplicemente rimandando – non risolvendo – il trilemma madre di Brexit. Cioè che il piano dei Leavers di una cooperazione leggera con l’UE, la necessità di mantenere invisibile il confine tra le due Irlande e l’integrità del mercato interno del Regno Unito non possono coesistere.
Ecco perché accanto al giusto e legittimo sdegno davanti al comportamento britannico, che di fatto mina il fondamento delle relazioni internazionali, è fondamentale prendere sul serio l’evenienza che tutto ciò non sia un semplice bluff. Perché anche derubricare a boutade alcuni scenari significa rifiutare la complessità della realtà. Sì, significa dopotutto essere populista.