Ieri ho visitato il MUDECO, Museo del Costume al Castello di Donnafugata, rinnovata struttura espositiva allestita nelle scuderie del palazzo in territorio di Ragusa. Si tratta di un progetto che parte da lontano e che è stato portato a compimento per la strenua volontà di Giuseppe Nuccio Iacono, architetto museologo di solida formazione.
Il museo accoglie il nucleo originario di ‘Tre secoli di moda in Sicilia’, la più importante e cospicua collezione di abiti e loro accessori nell’isola, tra le più grandi ed eminenti d’Europa, già raccolta da Gabriele Arezzo di Trifiletti ed acquistata dal Comune di Ragusa in anni recenti.
Si tratta di una fondo che conosco molto bene per trascorsi che non è il caso di approfondire in questa sede. Quello che posso dire è che esso rappresenta, con i suoi tremila e passa esemplari, lo specchio maggiormente fedele e rappresentativo delle élite siciliane tra Sette e Novecento, anche perché supportato, a differenza di altre esperienze collezionistiche, da un nutritissimo archivio storico, maggior vanto ed intuizione del suo ideatore.
Il nuovo allestimento del MUDECO (negli anni passati la collezione era transitoriamente ordinata al piano nobile del maniero) è davvero ben fatto, in linea con le più recenti guide internazionali d’indirizzo museologico e museografico. Sviluppato prevalentemente in senso cronologico, esso ci conduce in un breve e suggestivo viaggio nel tempo, senza cadere, come spesso si fa in Sicilia sbagliando grandemente, nella oleografia gattopardesca, ultima cosa di cui sentiamo il bisogno per uscire finalmente dalle false vestigia del passato. Al contrario, l’allestimento di Iacono e dello staff di progettazione parla una lingua contemporanea ed intellettuale, se per ‘intellettuale’ intendiamo la capacità di muovere le idee verso il futuro.
Chiaramente, a Donnafugata come nel resto della Sicilia e del Meridione d’Italia, molto resta ancora da fare. Ad esempio, è auspicabile che il MUDECO non rimanga isolato nel dibattito museologico internazionale, e subito si agganci ad una rete virtuosa di altre esperienze collezionistiche in Italia e nel mondo. Recentemente, da consulente storico, mi è capitato di fare un’esperienza simile a Palermo, per la realizzazione di ‘Palazzo Chiazzese’, la Casa museo del costume teatrale della famiglia Pipi. Anche lì, nel cuore del quartiere Brancaccio, nasceva l’esigenza di sottrarre la splendida collezione della più grande, illustre e rinomata Sartoria teatrale del Meridione d’Italia, a uno statuto localistico. Ed anche lì si è subito provveduto a stabilire contatti sodali con il mondo della ricerca scientifica e della museologia contemporanea, con risultati incoraggianti.
Questo è l’auspicio anche per il MUDECO di Donnafugata, che rispetto a Brancaccio, capirete bene, ha potenzialità territoriali di gran lunga superiori. Se la sua direzione avrà la forza di dialogare ai più alti livelli con il mondo della cultura museale; se sarà capace di non scivolare sulle molte bucce di banana che l’isola ancora getta sul suo cammino, contribuirà fattivamente al prestigio dell’antica Contea di Modica ed ai fasti della Val di Noto, primo e più importante distretto UNESCO della Sicilia.