Da Duchamp in avanti il progressivo assottigliarsi del limite tra arte e vita è stato continuo e costante, finendo per mettere in discussione le categorie fondamentali della critica e della storia dell’arte. L’analisi stilistica o attribuzionistica di un’opera non misura quasi più niente nella post contemporaneità, mente incalza ed incalza ed incalza la vita con le sue pulsioni, i suoi arretramenti, le sue fitte pieghe. Mettere in secondo piano la biografia di Valentina Colella, ad esempio, porterebbe del tutto fuori strada, perché il dialogo osmotico tra i due termini nella giovane artista abruzzese è davvero molto serrato.
Tra le opere in mostra alla galleria DAFNA di Napoli, Quello che resta (2018, finalista al Premio Cairo di Milano) è un’opera d’arte posta all’esito di un lungo e doloroso percorso attraverso la perdita, lo smarrimento, il tentativo di riemersione del proprio spirito e la purificazione conseguente ad un evento tragicamente determinante. Il suo scavare nella fibra legnosa forme totemiche come quella della poiana, è lo scavare dentro il proprio dolore alla ricerca di una possibile via d’uscita. Le concrezioni che ne derivano, come depressioni di roccia stratificata, appartengono alla categoria spirituale del viaggio interiore verso se stessi, una sorta di discesa agli inferi per ritrovare la persona amata nella dimensione intima del ricordo.
In definitiva, Quello che resta è una nuova vita, almeno così ci piace pensare, accostando l’intimità del gesto al corpo intimo degli amanti. Ivi Colella sembra voler trovare un punto prospettico di fuga verso il cielo, nell’assoluto nitore del bianco ottico. Qualcosa in quel bianco ricorda le testimonianze dei ‘ritornati’ da stati comatosi o di premorte, i quali tutti raccontano d’aver fatto esperienza di una luce purissima, interstiziale all’inizio, pervasiva in fondo. La cadenza ripetuta del gesto incisorio, che nella parte bassa dello spleen è profonda ed oscura, mano mano che si sale viene purificando l’aria di un’atmosfera sublime.
Una medesima tensione verso la luce è presente in Filling the sky (2018), d’umore roseo che svapora in alto verso quel medesimo bianco, tentando il distacco dalla parete quasi a liberarsi in volo. Ma quel distacco ha un prezzo: esso cela una variante d’ombra che rimarrà, a latere del trittico come nell’autrice, tra i ricordi più cari. Per queste vie, da una possibile morte a una possibile nuova vita il passo è breve.
Valentina Colella
Le possibilità di un volo
a cura di Valerio Dehò
DAFNA Gallery, Napoli, via Santa Teresa degli Scalzi 76
Inaugurazione: sabato 24, domenica 25 ottobre 2020