50 anni sono passati dall’ultima volta che i calabresi si sono incazzati. Era il luglio del 1970. Lo hanno fatto in modo particolare i reggini, contro lo Stato, accusato (a loro avviso e per me, reggino, giustamente) di aver commesso una profonda ingiustizia assegnando il capoluogo di regione a Catanzaro invece che a Reggio Calabria. Fu una rivolta di popolo, dei cittadini, tutti, di ogni classe sociale, di ogni ideologia politica. Per lunghe settimane nessun partito avallò la rivolta. Solo a un certo punto il MSI di Almirante capì che poteva essere conveniente sostenere le ragioni dei cittadini reggini. Ma chi conosce quel moto di indignazione e rabbia, per averlo vissuto o per averlo studiato davvero, in modo non ideologico, sa bene che è stato e resta una rivolta di popolo.
Dieci, cento, mille volte i calabresi avrebbero avuto le ragioni per tornare a protestare. Non lo hanno potuto fare, in questi decenni, per non protestare contro se stessi, contro la classe dirigente – politica e non solo – scelta dagli stessi calabresi, che ha sprecato ingenti, enormi, non quantificabili risorse economiche destinate alla Calabria dallo Stato italiano e dall’Europa. Soldi finiti nel buco nero degli interessi particolari e non investiti per il bene della comunità. E così è nata e cresciuta una cittadinanza abituata a chiedere assistenza e non pretendere opportunità.
Questo è il contesto in cui anche Giuseppi, l’avvocato del popolo, durante il governo M5S-Lega, ha chiesto il 7 dicembre 2018 a Saverio Cotticelli, generale dei Carabinieri in pensione, di fare da commissario straordinario della sanità calabrese. Solo chi non si è mai interessato di come era organizzata, di come è organizzata, la sanità della regione Calabria; solo chi non ha messo neppure una segretaria a fare un foglio excel con i posti covid da approntare negli ospedali, durante l’estate, in vista della certa seconda fase pandemica, poteva pensare di confermare il generale Cotticelli. Lo ha fatto il Conte due, a guida M5S-PD-LEU-IV.
Lo dico da calabrese, lo dico da reggino che per varie ragioni conosce come è organizzata la sanità regionale. Quello dei posti covid è l’ultimo e il meno importante forse dei problemi. E’ solo la punta dell’iceberg, contro la quale oggi l’opinione pubblica nazionale è andata a scontrarsi. Alla Calabria serviva e serve una guida, politica o commissariale, autorevole e competente. Competente. COM – PE – TEN – TE.
Il governo Conte due, a guida M5S-PD-LEU-IV, cosa fa? Si accorge, grazie a una inchiesta giornalistica, che Cotticelli sembra essere davvero inadeguato a ricoprire quell’incarico. Fiat Lux. Tardi ma non tardissimo. Manderanno il più bravo che c’è in Italia. Ma che dico in Italia, in Europa. Ma quale Europa, manderanno il più bravo al mondo, ho pensato. Si, sarà Carlo Cottarelli oppure chiederanno aiuto a Anthony Fauci. E Fauci indicherà probabilmente Alberto Mantovani, il direttore scientifico dell’Humanitas, il più autorevole e competente scienziato italiano al mondo.
Sveglia, il nuovo commissario non sarà Alberto Mantovani e neppure Carlo Cottarelli, ma Giuseppe Zuccatelli. Nel 2018 candidato con LEU, il partito del ministro Speranza. Ha esordito nel suo nuovo incarico spiegando che le mascherine non servono a un piffero e che per prendere il covid bisogna limonare almeno 15 minuti con un positivo o una positiva. Ora capisco anche perché non funziona la APP Immuni, scelta sempre dallo stesso ministero alla Sanità: chi volete che si metta a dichiarare di questi tempi di aver limonato per 15 minuti con qualcuno?
Mentre il ministro Speranza era impegnato a difendere Zuccatelli, “Frasi sbagliate non cancellano 30 anni di curriculum” (che ancora non abbiamo visto), domenica sera ci è toccato ascoltare, grazie a Massimo Giletti, la difesa di Saverio Cotticelli: “Non mi riconosco. Ero in stato confusionale. Forse mi hanno drogato”.
Sono cresciuto, come uomo e come cittadino, cercando di rispettare sempre alcune regole: una su tutte, non derogare mai al principio dell’assunzione piena di responsabilità individuale. E mai mi sarei aspettato che un generale dei Carabinieri in pensione si potesse comportare come un mediocre politico qualunque: “Quel tweet? Non sono stato io ma uno dei miei collaboratori”.
Almeno la dignità di una piena assunzione di responsabilità. Non ci sentiamo di poterla chiedere né a Cotticelli né a Zuccatelli, sarebbe tempo perso. Ma se lo stato confusionale non ha finito per travolgere l’intero governo, cosa di cui dubitiamo considerati i provvedimenti che sono stati presi dall’esecutivo da giugno in avanti e in modo particolare dall’inizio della seconda fase pandemica, questa assunzione di responsabilità la pretendiamo da Conte e da Speranza, la chiediamo ai segretari di tutti i partiti di maggioranza. Da chi è perché è stato scelto e confermato Cotticelli? Da chi e perché è stato scelto Zuccatelli? Chi ha deciso? Chi sapeva? Chi ha avallato?
Nello spirito di solidarietà nazionale invocato dal Presidente Sergio Mattarella, l’unica Istituzione che oggi può ancora chiedere fiducia agli italiani, noi facciamo finta che Zuccatelli non sia stato mai indicato dal Governo. Ha sbagliato un segretario, un social media manager, un addetto stampa, un autista. Ancora meglio, è stata colpa del T9. Conte e Speranza volevano indicare Cottarelli e il T9 ha scritto Zuccatelli. Chiediamo scusa al signor Zuccatelli per il disturbo arrecato, gli consentiamo di tornare a studiare a tempo pieno la teoria alquanto affascinante del Covid-19 trasmesso solo limonando, e chiediamo a Carlo Cottarelli o Alberto Mantovani, o a entrambi, di occuparsi della sanità calabrese. Lo pretendiamo. E’ davvero uno dei motivi per cui i cittadini calabresi, nel rispetto delle regole imposte dalla legge, dovrebbero sentire l’esigenza di tornare a esprimere tutta la propria indignazione. Se ritengono di averne ancora.