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Le luci spente di Capistrano

Arriva una notizia da Capistrano, e molti di noi, forse, si domanderanno: che cos’è Capistrano, un nome, un cognome, o che altro? E’ un ridente comune della valle dell’Angitola, 1205 abitanti, in provincia di Vibo Valentia.

Il giovane sindaco Marco Martino ha partecipato ai suoi concittadini, dopo essersi consultato con gli assessori, la decisione di rinunciare alle consuete luminarie natalizie nelle vie del paese “in segno di lutto” per manifestare cordoglio verso quelle famiglie che hanno vissuto la terribile esperienza del Covid19”.

Ignoriamo – ma non facciamo volutamente alcuna ricerca per conoscere – se a Capistrano ci siano stati morti a causa di questa Bestia. Se sì, leggiamo la decisione come un gesto di immediata vicinanza e condivisione con le famiglie del Paese. E capiamo che è giusto e lodevole. Se a Capistrano non ci sono stati lutti, siamo portati a pensare che Capistrano è una comunità che si sente cittadina calabrese italiana europea e mondiale. E anche in questa ipotesi la decisione ci convince: la solidarietà va bene per i vicini e va bene per i lontani.

Può fare notizia Capistrano che non accende le luci di Natale per dare un tocco all’aria festiva di questi giorni a noi tanto cari? Sì, ed è buona. Di quelle con più significazioni.

Una prima è da rinvenire in un’antica tradizione dei nostri paesi, qualcosa che ci sta alle spalle di una cinquantina d’anni. Alla notizia di morte di una persona abitante nel quartiere, d’un tratto le voci si smorzavano. Tacevano gli adulti, i giovani e persino i bambini. Capivano anche i bambini perché dovevano tacere? No, però si fidavano della parola dei grandi. Solo più in avanti nel tempo riandavano a quei momenti e, forse, cominciavano a imparare che nella vita c’è anche la morte che va sempre ammantata con un silenzio capace di suggerire qualche pensiero realistico anche se scomodo assai.

Poi arrivò il tempo in cui s’inventò il triste adagio “la vita continua”, nel vano tentativo di oscurare in qualche modo la morte o di renderne vano il significato, dimenticando di aggiungere “ma non come prima” perché sempre la morte è un accadimento che ne modifica o stravolge il corso.

Il Covid19 c’è? Sì. E’ vero che ha ucciso solo in Italia 60.000 persone? Sì. E allora deve prendersene atto. Quello che è accaduto e sta accadendo non è roba con cui poter giocherellare. E’ un fatto unico, triste e storicamente travolgente. Fino a qualche mese addietro lo guardavamo di lontano, ai giorni correnti abbiamo cambiato registro: tra noi c’è chi l’ha visto dentro, vicino o nella porta accanto e tutti siamo passati sotto un implacabile denominatore: non più “Annibale alle porte”, ma “Annibale dentro i nostri abbattuti confini”. E con questo mostro stiamo facendo i conti. Persino chi non aveva visto un uomo morire si è trovato da solo a confortarlo nel passo d’addio.

Sarà Natale e poi Capodanno a Capistrano senza luminarie? Sarà comunque Natale e poi verrà Capodanno all’insegna delle luci che mancano perché quelle esterne servono per dare un tocco in più di festa.

Accendere luci interne è più urgente per diradare le tenebre e fare strada verso una mèta che speriamo vicina. Non accendere luci può essere una censura additiva: tolgo per aggiungere. C’è molto da togliere, molto da restituire e molto da aggiungere, se vogliamo essere precisi. L’elenco delle necessità dell’anno è assai lungo. Capistrano comincia con cordoglio e solidarietà. Due buoni movimenti dell’animo. In attesa che altro ancora si muova.

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