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Multi-Media

Il mio naso occupa buona parte dell’inquadratura. Penso che i ragazzi mi vedranno e sghignazzeranno. D’altra parte devo per forza fare queste videolezioni in diretta, perché ho provato a registrare una spiegazione vocale sul powerpoint e, senza un microfono, pare di ascoltare un sussurro sabbioso nel vento del deserto.. beh una mia collega ha risolto questo problema dell’audio, sottraendo il microfono al karaoke giocattolo della figlia.

Mentre mi perdo in questi pensieri, compare il primo studente in un rettangolo del mio schermo, poi il secondo, poi il terzo.. più aumentano e più diventano piccoli, affiancati come 25 francobolli su una lettera d’antan, proveniente da chissà quale paese.

Sono chiassosi anche online, compongono in pixel il clima di disordine e complicità che trovavo entrando nell’aula, al cambio dell’ora. Silenzierò il loro microfoni, ma non subito, perché loro sono gioia liquida a grandi cucchiaiate.

Noto due cose: sono bellissimi e… non puzzano.

Sono bellissimi, perché mi mancano e perché i dodicenni in tuta, trecce o creste spettinate ad arte, non appaiono molto diversi, nella vita casalinga, rispetto a come si presentano a scuola.

E poi… non puzzano, non solo, ovviamente, perché non è stata ancora inventata la comunicazione olfattiva digitale, ma anche perché i ragazzini in casa non utilizzano quelle dannate sneakers costosissime e sudaticce! (25 studenti fanno 50 sneakers, quindi ogni volta che entravo in aula, mi bastava indirizzare lo sguardo alla finestra e i mefitici sapevano di dover precipitarsi a spalancarla.. bei tempi!)

Intendiamoci, ora sopporterei anche quello, sopporterei persino che mangino le gomme con le bocche semi aperte, che glielo dico sempre “se masticate con la bocca chiusa, non me ne accorgo e non ve lo vieto!” eh.

In questa fase stravolta della nostra vita  – stavo per aggiungere “scolastica”, ma in effetti il contesto è un bel po’ più vasto e complesso – ho pure un serio problema sull’abbassare o alzare le metaforiche asticelle. Infatti è chiaro che la nostalgia verso gli studenti, le lavagne e persino l’insopportabile campanella, mi spinge ad essere più accogliente e tollerante, per cui, se domattina potessi di nuovo guardarli dalla mia cattedra, probabilmente accetterei qualche sbavatura sulla condotta, per cui io sono solitamente nota come inflessibile; d’altra parte però mi rendo conto che sto chiedendo moltissimo ai miei ragazzi, che sono pischelli fra gli 11 e i 13 anni, e ogni mattina, pur senza doversi giustificare se mancano, mi compaiono davanti, parlano con me con sistemi informatici disparati, spesso da famiglie disagiatissime, tramite wifi da router tenuti insieme col nastro adesivo.

Pretendo che studino delle pagine e me ne mostrino i riassunti, perché sarei cretina a pensare che se li interrogo, non sbircino almeno 10 post-it attaccati intorno alla loro videocamera. Allora chiedo loro che condividano questi micro-schemi con me, visto che io sono consapevole – loro no – che, mentre il pomeriggio precedente, stavano compilando foglietti su foglietti, già “studiavano” l’argomento. Anzi do’ pure il premio al “bigino” meglio strutturato (che ha richiesto, probabilmente, più tempo di quando ne avrebbero impiegato a ripetere ad alta voce, ma tant’è). Non sanziono l’inventiva nell’emergenza, anzi la esalto.

Avete presente gli scugnizzi dei film, che, pure fra le macerie delle guerre, trovavano il modo per fare uno scherzo o arraffare qualcosa? In questi tempi complicati, la furbizia preadolescenziale, che oscilla fra l’ingenuità e una sorta di genialità destrutturata, è il segno che i miei ragazzini sono vivissimi e tengono bene, dentro a quelle camerette.

Le camerette.. già. Pure le camerette subiscono lo tsunami ormonale. Nel mio schermo fanno ancora capolino mobili e tende rosa o azzurre, retaggio di mamme e grandi sogni di fiabe infantili, ma di giorno in giorno, si riempiono di adesivi e poster – esistono ancora! Ma dove li troveranno che non si comprano più i giornali?! –  di calciatori scattanti, di orribili personaggi di Fortnite o perfino di certi cantanti coreani, che adesso, con mia totale incredulità, fanno impazzire le dodicenni. Le stesse dodicenni che compaiono nel loro rettangolino di video lezione, con i capelli lunghissimi, salvati dalle forbici delle implacabili parrucchiere, normalmente agli ordini delle mamme, grazie al Coronavirus… adorabili ragazzine lentigginose, che mettono il lucidalabbra coi brillantini (al sapore di ciliegia, ci giurerei) per essere più carine nell’inquadratura.  E che alzano la manina con lo smalto fucsia, prima di ricordarsi, che ora, per farmi una domanda coi microfoni silenziati, devono comunicarmelo nella chat che scorre a fianco del video.

E niente, un’altra mattinata in multi-media è passata.

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