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Il disastro di un nuovo lockdown

Sono passati un mese e 5 giorni dal lockdown dell’11 Marzo. Un mese e 5 giorni in cui abbiamo provato a convincerci che era la cosa giusta da fare. Il virus non doveva circolare indiscriminatamente e noi non dovevamo essere il suo cavallo di Troia.

Lockdown, un termine mutuato dall’inglese forse per sentirci meno soli e più vicini al resto del mondo. Ma niente di nuovo. Già dal Medioevo le epidemie di peste venivano combattute con l’isolamento dei malati. Nel 1300 le navi venivano bloccate per 30-40 giorni al largo di Venezia per proteggere la città dalla peste nera. Nasce la quarantena.  Eppure, queste misure risultano ancora attuali.

Nel frattempo, la Scienza ha fatto passi da gigante e la Medicina moderna ha raggiunto risultati prima inimmaginabili. Pensate a Edward Jenner, padre del Vaccino contro il vaiolo. All’inizio non fu preso neanche in considerazione dalla comunità scientifica di allora.

Noi siamo molto più fortunati. A soli pochi mesi dalla scoperta del COVID19 ci sono 70 possibili vaccini in fase di studio di cui 3 già in sperimentazione sull’uomo (fonte Organizzazione Mondiale della Sanità).

A differenza del lockdown che ha lo scopo di ridurre i contagi (cosa non da poco!), il vaccino è un’arma più potente. Ci rende immuni consentendoci di tornare ad avere una vita più serena. In assenza, siamo tutti vulnerabili.

E chi è guarito? È diventato immune? Se sì, per sempre? Un tema fondamentale che resta ancora un’incognita, quando conoscere queste informazioni risulterebbe essenziale per programmare la ripresa del Paese.

Benché la Scienza sia in grado di fare passi da gigante, ci sono tempi che non possono essere anticipati, perché necessari alla raccolta dei dati ed all’analisi. Andare di fretta per giungere a tutti i costi ad una conclusione non solo non è scientifico, ma non è etico. Ed avrebbe il grande rischio di farci cadere nuovamente. Qualcosa che non possiamo permetterci.

Allora non ci resta che guardare a chi l’epidemia l’ha conosciuta prima di noi, per provare ad imparare dalle esperienze altrui. Ma dalla Cina e dalla Corea non arrivano notizie incoraggianti. Diversi casi dichiarati guariti sono ritornati positivi. Osservazioni certo da confermare, ma che non possono lasciarci indifferenti.

Se cosi fosse, una riapertura frettolosa potrebbe alimentare la comparsa di nuovi focolai. Ed una seconda ondata peggiore della prima, che quasi certamente arriverà, ma la cui portata potrà essere mitigata da comportamenti virtuosi.  

Ecco, allora, che mai come in questi giorni la Scienza deve sostenere la Politica, affinché si possano identificare le strategie più adeguate e sicure per far ripartire il Paese. I passi falsi non sono più ammessi.  Un nuovo lockdown sarebbe catastrofico.

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