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Asini trotterellanti

di Franco Barbanera, professore di informatica presso l’Università degli studi di Catania

C’è una massima – tra le tante inserite come pietre miliari nel percorso delle nostre vite – che in più di un’occasione ha rappresentato efficacemente una situazione che vivevo: “In mancanza di cavalli, gli asini trottano”. Grande massima. Citata non a caso da un grande personaggio: Zio Paperone (non ricordo in quale avventura).

Gli asini, o meglio, l’asino trotterellante in questo periodo è la cosiddetta “didattica a distanza” (conosciuta anche come “didattica on-line”). Non credo ovviamente che si possa trovare niente di meglio, in questi giorni di quarantene forzate, per supplire all’assenza di didattica frontale, “di vicinanza”. Quello che trovo lievemente sconcertante è però la sottile vena di entusiasmo presente in certi discorsi, spesso anche da parte di miei colleghi. Discorsi dai quali quasi traspare la convinzione che per trasformare l’attuale quadrupede trotterellante in un vero cavallo (se non addirittura nella sua versione purosangue) quello che manca sia esclusivamente una pista piu’ larga (fuor di metafora, una banda piu’ larga, a 5G o nG che sia). Come se, in assenza di fastidiose interruzioni di linea o in presenza di immagini video più nitide e segnali audio meno disturbati, gli studenti e gli insegnanti potessero tranquillamente fare a meno di traslare i propri corpi fisici in uno stesso spazio, anche quando risultassero assenti virus vaganti, più o meno coronati.

L’insegnamento è comunicazione e, volenti o nolenti, una componente di “contatto” fisico è fondamentale. Senza questa componente sparisce – o si attenua di molto – l’aspetto empatico della comunicazione che, per quanto possa sembrare strano, è importante anche (e forse soprattutto) per materie di tipo scientifico. Una metafora musicale forse può aiutarmi ad esprimere siteticamente ciò che intendo. Un amante della lirica non si sognerebbe mai (salvo, appunto, cause di forza maggiore) di sostituire una serata all’opera con un video su uno schermo più o meno HD. Un fan di un gruppo musicale dubito baraterebbe un biglietto di un concerto con un abbonamento a Spotify. La presenza fisica, non solo dei musicisti, ma anche di chi ci sta accanto, scatena legami emozionali “primordiali” che permettono il fluire di messaggi difficilmente veicolabili in altro modo.

Andare fisicamente a scuola non è necessario perchè i genitori non saprebbero dove lasciare i bambini quando vanno al lavoro. E’ necessario affinchè la comunicazione del sapere non perda la sua componente empatico-emotiva, che non può prescindere dalla fisicità. La comunicazione digitale ha grandi potenzialità di supporto alla comunicazione “classica”, ma se pensiamo di farla diventare un cavallo… rischiamo di perdere molte corse.

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