di Salvatore Martino
Contributo al dibattito scaturito dall’intervista a Pierluigi Castagnetti pubblicata il 18 aprile. https://ilcaffeonline.it/2020/04/18/castagnetti-18-aprile-de-gasperi-democrazia/
L’analisi che Castagnetti fa è lucida e largamente condivisibile. il problema è che, in tempi più recenti rispetto a quelli di De Gasperi, all’indomani della crisi della politica italiana, quando occorreva in maniera seria e coerente rifondare i partiti, non lo si fece perché, molti, preoccupati solo del consenso, cercarono di presentare facce nuove che, nella maggior parte dei casi, erano espressione di politici impresentabili che, da dietro le quinte, continuarono a gestire il potere.
Per quanto riguarda poi, i cattolici, con la chiusura della Dc, si verificò ciò che in effetti doveva accadere. Una buona parte confluì col centro destra attraverso la creazione di due formazioni che, in effetti, raccolsero tanta gente che era nel partito ma che, in realtà, era sempre stata di destra. A sinistra, invece, con la fondazione del Ppi, si cercò di portare avanti quelle istanze sociali che da sempre erano appartenute al vecchio Partito Popolare e, successivamente, alla Democrazia Cristiana.
Purtroppo, in quella fase, che doveva segnare la vera novità all’interno del quadro politico nazionale, la fondazione del nuovo Partito Popolare, che si richiamava alla tradizione del cattolicesimo democratico, all’inizio, raccolse l’adesione non solo di soggetti appartenenti alla Dc ma anche di tanti altri provenienti dall’associazionismo cattolico e dalla società civile. Purtroppo ciò che avvenne, nonostante gli sforzi di Castagnetti, di Bianco e di Cananzi (ex Presidente nazionale dell’Aci) fu, in realtà, boicottato perché, in periferia, dove realmente occorreva piantare le radici del nuovo partito, i giovani e i nuovi aderenti, non sostenuti dagli organi centrali del partito, furono costretti ad abbandonare il campo perché i vecchi padronidella Dc, grazie ai loro agganci romani, divennero la faccia del nuovo partito che poi, chiaramente, dovette sparire dallo scenario politico anche perchénon avrebbe avuto successo. Contemporaneamente, conl’appoggio esplicito del cardinale Ruini al centro destra, il Ppi divenne un partito che nonostante si dichiarasse di ispirazione cattolica non godette della fiducia della gerarchia, per cui si trovò a navigare in acque abbastanza difficili.
Io credo, invece, che fu un errore grave far naufragare quella esperienza perché, per quanto giovane, le scelte a cui si ispirarono inizialmente i promotori, erano molto coerenti con la tradizione cattolica e, soprattutto, col progetto che Aldo Moro intendeva realizzare per il bene dell’Italia,e quel partitosarebbe potuto essereuno strumento importante per sperimentare un nuovo modo di far politica. Quel nuovo modo che, in Italia, non fu mai più cercato, nonostante le tappe successive che si cercò di realizzare con la istituzione di nuove aggregazioni e nuove sigle di partiti. Ovviamente, terminata quella fase, l’idea di un partito di ispirazione cattolica o di un partito di cattolici, non ha più avuto alcun senso.
In questi giorni, la tragedia che sta consumando la società italiana impone delle scelte che, necessariamente, si dovranno discostare dal modo precedente di fare e di intendere la politica. Ce lo dicono e ce lo impongono le decine di migliaia di morti, ce lo dice una sanità privata, che nel corso degli anni ha goduto di finanziamenti esagerati, e che ha ridotto all’impotenza l’assistenza e le cure ai cittadini. Ce lo impone un Sud completamente impreparato e privo di strutture sanitarie elementari, che, forse, solo per miracolo, non ha dovuto affrontare le situazioni estreme che si sono verificate altrove. Se ciò fosse accaduto, il Mezzogiorno sarebbe diventato un carnaio, e sarebbe stato abbandonato a se stesso. Allora, se davvero si vuole tornare a far politica in maniera intelligente e credibile, se davvero si ha a cuore il bene del Paese, occorre spazzare via ogni equivoco e dichiarare senza incertezza che il sistema liberista che è stato costruito in Italia e che ha distrutto la presenza dello stato in periferia va cancellato e va immaginato un progetto politico che abbia alla base valori importanti come la solidarietà, la cooperazione, l’equità e l’inclusione.
Salvatore Martino