Dopo quasi due mesi di lockdown abbiamo sentito e visto tutto e il contrario di tutto. In maniera talmente repentina che spesso stentavamo quasi a crederci. E in questo turbine emotivo che ci ha fatto passare dall’ottimismo, dall’andrà tutto bene dei primi giorni, all’angoscia provata di fronte alle immagini delle camionette dell’esercito che trasportavano le bare dei morti di Bergamo, adesso siamo davanti a un bivio fondamentale: riaprire o no. Con malumori che da Nord a Sud agitano le acque.
Uno Stato moderno ed efficiente non può e non deve restare chiuso. Deve piuttosto mettere in campo tutte le energie necessarie per garantire una ripartenza in sicurezza. È possibile tutto questo? Si, è possibile e in giro per il mondo ci sono esempi virtuosi. Certo, alla ripartenza bisogna arrivare preparati. Arrancare o arrampicarsi sugli specchi non è consentito. La risalita (repentina) dei contagi è un rischio reale che non deve essere sottovalutato. Rischio, confermato sia dall’esperienza altrui che dalla scienza. Non possiamo permetterci riaperture fatte sull’onda dell’emotività. È indispensabile una strategia di contenimento del rischio adeguata.
Gli strumenti a disposizione esistono e sono riassunti nelle cosiddette 3T: testing, tracing, treatment. Ed io aggiungerei anche una quarta T, time. Sono le armi a nostra disposizione per combattere contro questo nemico invisibile. Ma le armi devono essere usate, altrimenti la battaglia non si vince, anzi, è già persa in partenza.
Non è possibile pensare di ripartire senza organizzare uno screening della popolazione che ci dica quante persone sono venute in contatto con il virus (testing: test sierologici), e quante sono ancora positive (testing: tampone). I positivi poi, bisogna isolarli e al contempo bisogna individuare i loro contatti più prossimi (tracing) per metterli in quarantena. Individuati i positivi bisogna trattarli per tempo per evitare che peggiorino e saturino gli ospedali (treatment). E tutto questo va fatto nel minor tempo possibile (time), per evitare che i contagi si diffondano. Qualcuno le chiama l’intelligenza (testing e tracing) e l’azione (treatment).
Non si può pensare di ripartire in sicurezza senza queste pratiche. Non sarà certo la bella stagione a far scomparire il virus. E di immunità ancora non se ne parla.