Il tema della valutazione è sempre fonte di dibattiti. In 21 anni di docenza, compresi 6 a capo del piano dell’offerta formativa, ne ho sentiti parecchi. A mio parere, sbaglia sia chi usa i voti come deterrenti disciplinari, sia chi, all’estremo opposto, cita ricerche psico-pedagogiche della Fanta University, per cui bisognerebbe sostituire i voti negativi, con emoji più o meno sorridenti, ritenendo così di evitare supposti traumi agli alunni. Magari fosse tanto facile preservarne la serenità!
La realtà è ben più complessa. I due eccessi di cui sopra, sono frutto dell’erroneo scambio fra la misurazione qualitativa di un’azione e la descrizione globale di un individuo: certi docenti e genitori non vedono i compiti fatti bene o male, ma se i ragazzi sono “bravi” o meno. Altri, al contrario, guardano ai compiti, soprattutto per avere alunni “felici”… Valutare invece è dare strumenti di misurazione consapevole, per far fruttare nel miglior modo possibile, quanto appreso (a scuola o fuori) nel fare cose e risolvere problemi.
E dunque, che dire dei genitori che, particolarmente in tempo di DAD, si sostituiscono ai figli nei compiti? A che pro, invieranno disegni geometrici degni di un…ingegnere o temi in tedesco universitario? (Io, assegnando il testo “quale museo hai più amato nel triennio?” ho ricevuto il resoconto della visita ad un luogo non più visitabile. Qualcuno alle medie ci sarà pur andato, ma non da 10 anni in qui!) Poi ci sono gli alunni che, interrogati, si levano “di nascosto” l’auricolare dall’orecchio e allontanano il viso dalla webcam, per sentire meglio… le voci! Già Hermione Granger redarguiva Harry Potter che sentire le voci non fosse un bene nemmeno nel mondo della magia. Ci fa sorridere? Sì, ma anche riflettere. L’altra sera, dopo una mail di una mamma adirata per una valutazione minima al compito del figlio, ho scoperto che si era offesa… perché lo aveva fatto lei!
Sarà pure che siamo tutti stanchi: si sa che, in molte case, l’accesso al pc e al wifi, è suddiviso fra tanti parenti, quindi il proprio turno di utilizzo del device, per l’invio di compiti e messaggi, può avvenire anche tardissimo, mentre nella vita pre-DAD, i prof comunicavano con genitori e ragazzi solo di giorno. Attualmente il rischio per molti docenti è che invece che dedicare la notturna, accorata preghierina per la divina protezione ai propri studenti più scapestrati, si finisca col recitarla direttamente insieme a loro on line.