In principio fu la geniale proposta di raddoppiare le ore di docenza – per lo stesso lauto stipendio ovviamente – in modo che le classi fossero sdoppiate fra mattina e pomeriggio. Perché, per distanziare gli studenti, promiscui untori di Covid, a settembre, l’idea brillante era di farlo a costo zero, tanto, com’è noto, gli insegnanti hanno un sacco di tempo libero per fare volontariato.
Poi c’è stata l’illuminante pensata di ridurre le ore di lezione a 40 minuti, così da far turnare piccoli gruppi di ragazzi nelle aule. A questa saggia invenzione si accompagnava il pedagogo di turno che, con l’aria di chi la sa lunga, aggiungeva che tanto gli alunni hanno al massimo 30 minuti di concentrazione continuativa. Naturalmente il suddetto pedagogo non ha mai lavorato a scuola in vita sua, perché qualunque insegnante, dalla prima elementare alla Maturità, sa che, in un normale modulo di lezione di 55 minuti, si spiega per 15, 20 minuti al massimo, date le incombenze di registro, assenze, circolari, richiami… (e sempre che non si perda tempo con le connessioni ballerine degli appalti al risparmio delle scuole italiane, altrimenti tutte queste azioni vanno raddoppiate: prima si appuntano sulla carta e solo dopo, se e quando tutto funziona, si possono inserire nelle piattaforme digitali).
Recentemente la Ministra ha consigliato di sostituire le mascherine, con le visiere di plastica trasparente, perché ciò, a suo parere, permette finalmente di guardarsi negli occhi. Ora, a parte il fatto che una visiera costa 5 euro e non 60 centesimi, e che bisogna capire se l’efficacia sia la medesima, ma – mi chiedo – come indosserà costei la mascherina, se pensa che questa le ostacoli la vista? La cosa interessante è lo scambio concettuale, per cui gli studenti si trasformerebbero in piccoli sub, all’interno degli edifici di lavoro, mentre nelle spiagge, si pensa di erigere divisori da ufficio: il mondo alla rovescia!
A proposito di questo ipotetico uso del plasticoso divisore (che non è il massimo, ma che sarà comune, probabilmente…) l’ultima trovata è di installarli fra i banchi, con l’ennesima metamorfosi: i miei studenti sub, ora diverrebbero… pesci nell’acquario. Avete presente quei film americani anni ‘80, con le distese di impiegati separati dalle paretine di plastica? Ecco le aule dovrebbero diventare così: con decine di bambini che sembrano pesci rossi o… ciliegie sotto spirito.
(Com’è noto, neppure le minacce di morte riuscirono ad impedire alle quattordicenne Giulietta e al sedicenne Romeo, di toccarsi abbondantemente, e dubito che schermare i ragazzi abbia una qualche reale efficacia.)
In ogni caso, già immagino che si possa obiettare a questo mio articolo, che io smonto tutte queste belle soluzioni, ma non propongo nulla. Ebbene, io voglio rendermi utile: siccome insegno arte, immagino che dovrò progettare delle unità d’apprendimento, in cui spiego le tecniche di incisione e bassorilievo. Perché è ovvio che, già dopo pochi minuti che i ragazzi saranno circondati dal plexiglass, inizieranno a… decorarlo artisticamente con illustrazioni… ehm anatomiche, e sculture di chewingum appiccicato.
E, per una volta, non mi passerà per la mente di sanzionarli.