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Emilia Romagna Festival: 20 anni di attività

L’Emilia Romagna Festival è rivolto al territorio, fatto per il territorio e per la comunità che lo vive. È un festival molto variegato che ha una scelta di programmi che vanno dalla musica antica alla contemporanea, dal jazz alla etnica, fino ad arrivare alle commissioni, ossia ai testi che vengono commissionati ai compositori appositamente per il festival: questa è sicuramente una caratteristica che lo rende unico nel panorama artistico italiano. È un festival d’area che porta la musica in ogni luogo: in chiese, teatri, rocche, cortili, borghi, luoghi all’aperto e luoghi speciali e inconsueti come i campi di grano. Si svolge in più province della regione Emilia Romagna e in particolare in un triangolo che si trova tra Bologna, Rimini e l’Abbazia di Pomposa, luogo quest’ultimo situato nel Ferrarese vicino al mare e ancora più magico per la musica classica se si pensa al fatto che vi ha vissuto il monaco Guido d’Arezzo, l’inventore delle note musicali.

L’Emilia Romagna Festival, in questo anno del tutto particolare per l’intero paese, festeggia il suo ventennale e per l’occasione ilcaffeonline ha intervistato il Direttore Artistico Massimo Marcelli.

Il vostro Festival focalizza da sempre l’attenzione su due punti forti: gli artisti e le location. Quest’anno riuscirete a mantenere alta l’offerta qualitativa di entrambi gli aspetti?
Assolutamente sì, celebreremo i nostri 20 anni di attività con un programma bellissimo e siamo ansiosi di cominciare. Ci saranno meno artisti stranieri per ovvie ragioni di difficoltà nei viaggi ma non rinunceremo a stelle internazionali che vivono in Europa in paesi abbastanza vicini all’Italia e per questo avranno meno difficoltà rispetto ad altri a raggiungerci. Abbiamo rispettato con cura tutte le indicazioni da seguire e per prudenza e per a avere il tempo di attrezzarci e fare un programma su misura per l’emergenza abbiamo deciso di posticipare l’apertura rispetto al solito calendario. Inaugureremo il 26 luglio a Forlì nell’Arena di San Domenico in un luogo preparato appositamente per gli spettacoli di quest’anno. Ci saranno ottimi services che forniranno strutture, palchi e sedie distanziate, ci sarà personale che si farà cura dell’accesso e dell’uscita e i palchi saranno più grandi del solito per far mantenere le distanze di sicurezza ai musicisti. Quest’anno eviteremo chiaramente i luoghi chiusi come le chiese e i teatri e ci concentreremo su luoghi all’aperto d’interesse storico e di grande fascino. Nei momenti di crisi bisogna mettersi in discussione e cercare di cogliere le opportunità per migliorarsi. La gente ci chiede quando cominciamo, siamo marcati stretti da persone desiderose di esserci e sentiamo il loro affetto. Sono fermamente convinto che manterremo l’offerta qualitativa alta.

E per tutti coloro che a causa dell’emergenza Coronavirus non potranno raggiungervi o avranno timore a farlo?
Il nostro pubblico che va dai giovani agli anziani è locale ma anche turistico e internazionale. C’è una parte turistica che arriva dalla costa e una parte più appassionata agli eventi culturali che viaggia verso le colline, c’è chi parte anche da lontano per seguire un’artista o partecipare ad uno specifico evento. Per chi quest’anno non potrà raggiungerci ci sarà un’importante novità: lo spettacolo inziale e alcune perle del programma verranno diffuse in streaming tramite il Ministero degli Esteri in tutte le ambasciate e gli istituti di cultura del mondo. Sarà un bel biglietto da visita che rappresenta un caso unico in tutta Europa attraverso il quale l’Italia farà conoscere le proprie realtà e manifestazioni culturali.

Quale sarà la musica che caratterizzerà il festival del 2020?
Sarà un festival dedicato al bel suono italiano e ai suoi artisti, parleremo di tutti gli aspetti della musica, di quella musica bella che va dall’antico al contemporaneo. La nostra inaugurazione racchiude proprio questo pensiero: celebreremo Giuseppe Tartini di cui sono i passati 250 dalla scomparsa e suoneremo un pezzo nuovo scritto da Michael Nyman, dedicato a me e alla memoria di Ezio Bosso che era suo vicino di casa a Londra, un’amicizia celebrata dall’antico e dal nuovo.

Quale politica dei prezzi adotterete in un anno così difficile per l’economia delle famiglie?
La politica dei prezzi sarà bassa come sempre anche e soprattutto quest’anno perché purtroppo ci saranno numerose famiglie in difficoltà. Il nostro non è mai stato volutamente un festival da tappeto rosso, abbiamo sempre cercato di trovare sponsor per offrire i biglietti e incoraggiato giovani e studenti spianando loro la strada e offrendo le migliori condizioni possibili per facilitare l’accesso ai concerti. Non si tratta solo di divertimento ma anche e soprattutto di educazione.

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