Era prevedibile, è successo. Nella diuturna lotta tra il Covid e l’intelligenza umana, il virus segna un punto ancora. Il ricorso al Tar dei gestori delle discoteche era nell’aria, anzi secondo me l’avevano già scritto prima ancora che il governo chiudesse, con il dovuto, consueto ritardo, le migliori occasioni di diffusione del virus in Italia.
L’impressione chiara è che lo avevamo dato per vinto, che il liberatutti sempre più coraggioso valesse più del vaccino, che è inutile ascoltare Fauci quando dice che sappiamo veramente poco del Covid. Abbiamo anche un presidente di regione che in piena campagna elettorale innalza il ballo in discoteca a diritto costituzionalmente garantito e dichiara che “i nuovi malati di Covid, che i nostri uffici rintracciano, non sono realmente malati…”.
Però c’è un giudice a Berlino, così il Tar del Lazio ha respinto il ricorso perché nel bilanciamento degli interessi la posizione dei gestori delle sale da ballo “risulta recessiva rispetto all’interesse pubblico alla tutela della salute nel contesto della grave epidemia in atto”. Dal Papeete, per ora, è tutto.