Più che come pontificato della misericordia o dell’opzione preferenziale per i poveri quello di Francesco – probabilmente – passerà alla storia come il papato della fraternità. Questa, in un’ottica cristiana, è in grado di contenere il dono d’amore misericordioso di Dio per l’uomo e l’impegno di quest’ultimo a favore dei suoi simili accolti come fratelli. Christoph Theobald, uno dei più rilevanti teologi contemporanei, ha già argomentato in merito a questa peculiarità del pontificato di Bergoglio in una riflessione di qualche anno fa dal titolo Fraternità. Il nuovo stile della Chiesa secondo Francesco.
Una conferma di simile tesi è l’ultima enciclica di Bergoglio intitolata Fratelli tutti. Il testo sembra sintetizzare e portare a definitiva maturazione una riflessione sulla fraternità che Francesco propone sin dall’inizio del suo pontificato quando chiese ai fedeli presenti in Piazza San Pietro di pregare insieme con lui e per lui – come fratelli e sorelle – per la missione del nuovo successore di Pietro. Ancora, al numero 179 del suo manifesto teologico-pastorale che è l’Evangelii gaudium, Bergoglio sostiene l’urgenza «dell’assoluta priorità dell’uscita da sé verso il fratello».
Inoltre, tanto sul piano del dialogo religioso quanto nell’ottica della riforma delle istituzioni a livello locale e globale, il vescovo di Roma ha sempre suggerito la via della fraternità come mezzo per superare le secche della pseudocultura dei muri e dello scarto. I testi più significativi di Francesco su questa prospettiva sono il discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 2015 e la Dichiarazione sulla fratellanza umana firmata ad Abu Dhabi nel 2019 insieme al Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb.
Un’ulteriore dimostrazione di tale ipotesi è riscontrabile nel testo stesso della nuova enciclica il quale è ricchissimo di riferimenti all’insegnamento che Bergoglio in questi anni ha proposto alla Chiesa cattolica e all’intera comunità umana. Così, sembra che Fratelli tutti voglia e possa rappresentare la piena maturità e la più completa espressione dell’insegnamento sulla fraternità che disegna la cifra sostanziale della proposta dell’attuale vescovo di Roma.
Infatti, per Francesco, il tema della fraternità ha sempre delineato la bussola della sua azione pastorale capace di porsi in tal modo al cuore del messaggio della modernità che aveva legato proprio la fraternità alla libertà e alla giustizia. Sulla scia degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, la rilettura bergogliana della fraternità permette di ricollocare il cristianesimo al centro del messaggio della cultura moderna che tramite l’ispirazione cristiana può rileggere – e meglio calibrare – i rapporti fra la libertà, la giustizia e la fraternità. Quest’ultima, presto dimenticata dalla prassi politica e giuridica successiva alla rivoluzione francese, è l’unica a poter garantire adeguata profondità e attuazione alla libertà e alla giustizia. Così, Francesco sembra dire al mondo odierno che non può esserci vera libertà e autentica giustizia se si esclude la fraternità intesa come senso e finalità dell’intera comunità umana.
In Fratelli tutti, Francesco argomenta alla luce del metodo teologico-pastorale del “vedere, giudicare ed agire” inaugurato da Giovanni XXIII e considerato punto nodale dell’elaborazione teologica sudamericana.
Il momento del “vedere” è ben espresso al numero 13 della nuova enciclica dove il papa osserva che il mondo odierno ha subìto «una perdita del senso della storia» la quale ha generato una libertà umana che «pretende di costruire tutto da zero». Oltre ad ostacolare lo sviluppo della fraternità universale, la mancanza del senso della storia – e perciò della memoria – partorisce nuove forme di colonizzazione culturale tese a «dissolvere il pensiero critico, l’impegno per la giustizia e i percorsi di integrazione» (n. 14). Alla luce di ciò, nonostante la proclamazione verbale dei diritti universali dell’uomo, le persone «non sono più sentite come un valore primario da rispettare e tutelare» (n. 18) tanto da far riapparire «una cultura dei muri per impedire l’incontro con altre culture, con altra gente» (n. 27). A questo bisogna aggiungere, a parere di Francesco, i pericoli provenienti dai sistemi di informazione sempre più potenti ma incapaci di interpretare con saggezza la realtà per via dell’utilizzo di metodi in grado di «produrre, dissimulare, modificare» (n. 47).
Senza dubbio, l’analisi del contesto globale elaborata da Bergoglio mostra un mondo con diverse ombre e molteplici tentativi di chiusura. Tuttavia, ciò non blocca la speranza dovuta sia alle diverse positività attualmente esistenti e operanti nello scenario globale sia alla ferma convinzione che – malgrado la situazione – l’umanità conserva tutte le forze per cambiare e ripartire. Questo convincimento deriva dal “giudicare” la realtà alla luce di due figure di santità poste da Francesco all’inizio e alla fine dell’enciclica Fratelli tutti. Si tratta di San Francesco e del Beato Charles de Foucauld. Entrambe le testimonianze di santità hanno espresso una forma di fraternità universale concretamente vissuta al fianco dei poveri, a tutela del creato e per costruire l’amicizia sociale (cfr. nn. 1-2-3 e 286-287). Gli esiti delle vicende di fraternità in Cristo proposte da Francesco d’Assisi e da Charles de Foucauld sono gli esempi che Bergoglio pone a noi per far germogliare la fraternità nell’odierna comunità umana. Non si tratta di esiti vincenti, gloriosi e potenti nell’influenzare la politica e la cultura bensì di testimonianze in grado di cambiare il cuore del mondo e degli uomini al fine di giudicare la storia presente e di agire per il futuro con speranza, amore, dedizione.
Alla luce di questa visione cristiana del mondo, il pontefice elabora il momento “dell’agire” tramite una proposta insieme culturale, sociale, economica e politica finalizzata a far crescere i semi della fraternità nel seno delle nostre città. Per realizzare questo urge – a parere di Francesco – che la fede includa in modo più diretto «il senso sociale dell’esistenza, la dimensione della fraternità, la convinzione sull’inalienabile dignità di ogni persona e le motivazioni per amare e accogliere tutti» (n. 86). Ciò spinge i credenti ad agire insieme al resto della comunità umana in uno «spazio di corresponsabilità capace di avviare e generare nuovi processi e trasformazioni» al fine di essere «parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite» (n. 77). Per il papa, tutto questo va promosso con una peculiare attenzione «alla dimensione globale per non cadere in una meschinità quotidiana» ma al contempo bisogna «assumere cordialmente la dimensione locale» (n. 142). Tali coordinate sembrano offrire quella visione ampia della politica espressa dal pontefice attraverso un nuovo approccio integrale per «riformare le istituzioni, coordinarle e dotarle di buone pratiche» (n. 177). Da ciò si evince che tutti i cittadini, insieme ai governanti, sono chiamati a prendersi cura «della fragilità dei popoli e delle persone» e a farsi carico «del presente nella sua situazione più marginale e angosciante ed essere capaci di ungerlo con dignità» (188).
Con l’enciclica sociale Fratelli tutti, papa Francesco ribadisce con chiarezza e determinazione che la geopolitica globale e le organizzazioni locali vanno riformulate alla luce del principio della fraternità. Quello di Bergoglio non è un testo diplomatico o meramente culturale ma mira – nella prospettiva del dialogo – a ricordare che Dio ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità per farli convivere fra loro come fratelli.