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Il potere della morte dopo la morte

Quando l’altro sentenzia: “Non mi ferma neanche la morte”, alzi la mano chi non sia disposto a fargli una risata in faccia credendo che può trattarsi solo di una stupida iperbole.

Al cimitero di Tropea, non sappiamo se l’iperbole sia stata mai pronunciata, sappiamo, però – sempre stante all’accusa – che la morte non ha fermato la mano di chi è andato davvero oltre, per non dire abbastanza contro.

Spesso accade nei nostri cimiteri che non ci sono loculi disponibili e le bare attendono in qualche magazzino una sistemazione dignitosa. A Tropea, il problema si può risolvere diversamente. Si ricorre all’estumulazione. E i resti? Interviene il fuoco a cielo aperto. E quel che resta del fuoco? Ci sono i cassonetti dell’immondizia. Altro che rifiuti speciali e trattamento di legge. Ed è stato così che tre persone sono state arrestate. Le accuse: associazione a delinquere, violazione di sepolcro, distruzione di cadavere, illecito smaltimento di rifiuti speciali cimiteriali, peculato.

Praticamente registriamo il potere della morte dopo la morte. Come a dire che la morte non è l’ultimo potere che ha la meglio sulla vita. Ce n’è un altro: è l’azione di una morte inflitta a chi già una volta ne era stato vittima. Una specie di punizione ottenuta sulla morte, come a dirle: “Se credi tu, morte, di aver vinto, ora io ti punisco, e se tu non distruggi, distruggo io”.

Chi è questo io? E’ il denaro. Più forte della morte. Che regna, non solo quando gli uomini sono in vita, ma anche dopo. E quindi: il denaro è la morte della morte.

Qualcuno verrà a dirci: “Guarda che esiste la cremazione, che altri cadaveri sono finiti in polvere e che il fuoco non è estraneo al dopo-morte”. E’ vero, ma non si tratta di un fuoco inferto, come minimo è scelto, e poi rimane la cenere a perpetua memoria per coloro che vorranno conservarla e non disperderla.

Che disinvoltura! Che confidenza! E dire che l’ufficio cimiteriale è per antonomasia conferito ad un “custode”. Chissà chi custodisce il custode nel suo star lì con lo sguardo sulle tombe? Forse la certezza che neanche la morte può fermarlo. Lui sa come può andare oltre. E noi, per intanto, non abbiamo più paura della morte. Abbiamo paura di lui perché può farci morire anche dopo che siamo morti. E far piangere ancora una volta coloro che hanno pianto. Doppia morte e doppio pianto. Sinceramente, è troppo. Eravamo convinti che si morisse solo una volta.

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