Che effetto farà all’Italia e agli italiani l’agguato con il quale sono stati assassinati l’ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci? Tra le indignazioni per la mancata apertura delle piste da sci e la preoccupazione per il colore che assumerà la nostra regione domani o dopodomani, non ci stiamo rendendo conto che la pandemia non ha determinato una sospensione del tempo. In attesa di certezze sul piano vaccinale italiano ed europeo, la nostra concentrazione è tutta sull’Occidente. Ci sfugge il Congo, l’Africa e tutto ciò che rappresenta.
La morte di due giovani al servizio dello Stato, impegnati in una missione umanitaria all’estero, ha risvolti drammatici e, per la sua dimensione eclatante, rischia di annacquarsi in un cordoglio di circostanza, che non potrà dare consolazione né alle famiglie, né alla Repubblica italiana.
Oltre il dolore, oltre il dramma e lo sgomento, c’è qualcosa che potrà restarci da un evento così tragico. Luca Attanasio e sua moglie sono due persone che si sono fatte carico dell’umanità. Fuori dalla logica della carriera e dell’individualismo, operano insieme per una vita migliore, per sé e per chi gli sta intorno. Anche se questo “intorno” può essere più o meno lontano, non hanno voltato lo sguardo dove era più facile.
Non sono queste le pagine dove raccontare la storia dello sfruttamento e dell’indipendenza del Congo, né dove affrontare i problemi che ancora vive il continente africano in risposta, e a seguito, della colonizzazione europea o delle tensioni della Guerra fredda. Ma in questi ultimi decenni, e anche in futuro, in Africa si gioca una partita nuova, ma sempre uguale.
Gli interessi per i giacimenti di materie prime e per i vasti territori da sfruttare, ancora oggi attirano le potenze internazionali, che non sono più il Belgio del 1800 o la Francia, ma Cina, Russia e tutti coloro che vedono risorse per le proprie economie laddove servirebbero risorse per l’indipendenza e per la crescita civile ed economica, unico argine al dramma dell’attuale flusso migratorio che non accenna a fermarsi.
Una modesta proposta. Prima di spartirsi nuovamente l’Africa, le super potenze di oggi potrebbero distribuire vaccini e medicinali a tappeto. Non solo contro il Covid, ma anche contro tutte quelle malattie che noi abbiamo dimenticato, ma ancora oggi fanno la differenza tra un bambino che nasce a Roma e uno che nasce a Kinshasa.