Nel suo primo discorso al Congresso, mercoledì scorso il presidente americano Joe Biden ha proposto un piano di 1,8 trilioni di dollari da investire nell’istruzione, nell’assistenza all’infanzia e nei congedi familiari retribuiti. Per chi avesse perso il conto dei programmi di spesa avviati da Biden, questa «terza gamba del programma economico multimiliardario del presidente americano», viene dopo «un imponente pacchetto di 1900 miliardi di dollari di aiuti economici approvato a marzo, e un secondo provvedimento, che deve ancora essere licenziato dal Parlamento, per investire 2,3 trilioni di dollari di fondi federali nella spesa per infrastrutture, da finanziare con un aumento delle tasse sulle imprese», come ha sottolineato James Politi sul Financial Times.
Prima di questa nuova proposta, c’è chi ha paragonato le iniziative di Biden a quelle di FDR. Eppure, in parecchi avevano sottovalutato l’anziano senatore del Delaware. In ottobre, l’Economist aveva dichiarato che considerato il suo caratteristico centrismo, Biden «non avrebbe trasformato l’economia americana»; e sul Washington Post, Ashley Parker ha scritto che è stato il Covid-19 a imporre una correzione alla rotta più prudente che Biden aveva tracciato nel corso della sua campagna presidenziale.
La redazione del Wall Street Journal accusa, appunto, Biden di voler rifare il paese di sana pianta e lascia intendere che il presidente è stato aiutato indirettamente dal suo predecessore. «La presidenza turbolenta di Donald Trump gli permette di smerciare un programma radicale usando i toni distensivi del ritorno alla normalità», mentre il progetto vaccinale conosciuto come Operation Warp Speed, (la partnership pubblico-privata per facilitare ed accelerare lo sviluppo, la produzione e la distribuzione dei vaccini contro il Covid-19, terapie e diagnosi comprese) ha messo le basi per l’esaurimento della pandemia e la ripresa economica, regalando a Biden il biglietto della lotteria. Il giornale cita sia le spettacolari proposte di spesa di Biden sia il suo programma ispirato, come scrive il giornale, alla riflessione storica, giuridica e culturale della «Critical Race Theory», che vuole scuotere dalle fondamenta i rapporti fra diritto e potere, mostrandone il lato oscuro nel ruolo essenziale giocato dal concetto di razza nel consolidamento dei rapporti di dominio.
Noah Smith, su Bloomberg, ha rilevato gli elementi di una virata a sinistra sulla politica fiscale, ma ritiene che tutti dovrebbero darsi una calmata. Forse la munificenza del governo condurrà a degli sprechi, all’aumento dell’inflazione o un sistema di welfare troppo generoso, ma forse non lo farà. «Tutte queste crisi future sono facili da immaginare, ma non è ancora successo», scrive Smith. La Bidenomics ha bisogno di prendere il volo, ha bisogno cioè di «un pò di tempo per risolvere i problemi di oggi, anche se dovesse rivelarsi inadeguata rispetto ai problemi che emergeranno tra quarant’anni».
Molto probabilmente, tuttavia, le parole del primo discorso di Joe Biden che verranno consegnate alla storia, saranno le parole che nessun presidente americano aveva mai pronunciato prima rivolgendosi alla sessione plenaria del Congresso: «Signora presidente della Camera, signora vicepresidente degli Stati Uniti».
Per la prima volta, infatti, la prima e la seconda carica dello Stato in ordine di successione presidenziale (che, come vuole la tradizione, in queste occasioni siedono dietro il Commander in chief) sono entrambe due donne: la vicepresidente Kamala Harris e la presidente della Camera Nancy Pelosi, che hanno ascoltato Biden annunciare l’alba di una nuova era dopo l’incubo della pandemia e dopo una presidenza come quella di Trump che ha minacciato di distruggere sistema democratico americano.
Ma ci sono altre parole che vale la pena ricordare. Ne elenco alcune.
«Dopo solo 100 giorni, posso annunciare alla nazione, che l’America è tornata in azione…», ha detto Biden. «La vita può metterci al tappeto. Ma in America non rimaniamo a terra». Rivolgendosi ad un’aula per metà vuota a causa del distanziamento sociale, Biden ha rivendicato i risultati dei suoi primi 100 giorni (il centesimo giorno sarà il 30 aprile) ed ha lanciato il suo piano (del valore di 6 trilioni di dollari) per riorganizzare l’economia americana, che egli ritiene sarà in grado di rilanciare anche la politica estera americana e la battaglia contro il cambiamento climatico.
«Dobbiamo dimostrare non soltanto che siamo ritornati ma che siamo qui per restare». Biden ha detto che il ritornello più comune che ha sentito ripetere dai leader internazionali è stato: «Si nota che l’America è tornata, ma per quanto?» Ristabilire la fiducia sarà una sfida, ha riconosciuto il presidente. «Miei cari compatrioti, dobbiamo dimostrare non soltanto che siamo tornati, ma che siano qui per restare… Nessun paese è in grado di affrontare da solo tutte le crisi del nostro tempo, dal terrorismo alla proliferazione nucleare alle migrazioni di massa, la cybersecurity, il cambiamento climatico, e come stiamo sperimentando adesso, le pandemie».
«Quando penso al cambiamento climatico, penso ai posti di lavoro». «Per troppo tempo abbiamo trascurato la parola più importante quando si tratta di affrontare la crisi climatica: i posti di lavoro. I posti di lavoro», ha ripetuto Biden, evocando l’immagine di futuri lavoratori americani che installano stazioni di ricarica autostradale per le macchine elettriche, imprenditori di Pittsburgh che sfornano turbine eoliche e fabbriche americane che producono macchine elettriche e batterie.
«Un piano per ricostruire l’America per gli operai». Riorganizzare l’America non è una bizzarra macchinazione delle élite liberali, ha sottolineato Biden mentre esaltava i sindacati e il lavoro operaio. «Quasi il 90% dei posti di lavoro nelle infrastrutture creati dall’American Jobs Plan non richiedono una laurea. Il 75% non richiede una laurea breve. L’America Jobs Plan è piano per ricostruire l’America per tute blu» (ciò nonostante, Biden ha intenzione anche di estendere di quattro anni l’istruzione pubblica gratuita per gli studenti americani).
«La trickle-down economics, la teoria che i più poveri nella società beneficiano gradualmente dell’aumento della ricchezza dei più ricchi, non ha mai funzionato». Milionari e miliardari devono aspettarsi di pagare più tasse per finanziare le infrastrutture e i programmi sociali di cui abbiamo bisogno. La teoria economica «trickle-down» (il «gocciolamento verso il basso») che punta ad arricchire quelli che sono già ricchi sperando che poi redistribuiscano la loro ricchezza attraverso i consumi è completamente sbagliata, ha detto Biden. «Non imporrò nessun aumento delle tasse sulle persone che guadagnano meno di 400.000 dollari. Ma è ora che il capitalismo americano e l’un per cento più ricco del paese cominci a pagare il giusto».
«I tiranni pensano che la democrazia non possa competere nel XXI secolo». Riferendosi ripetutamente alle sue conversazioni con il presidente cinese Xi Jinping, Biden ha sollecitato l’America a dimostrare quanto sia falsa l’idea che le democrazie si muovano troppo lentamente in un mondo segnato dall’innovazione tecnologica e dalla competizione. Xi scommette sul fatto che la democrazia americana non sarà in grado di tenere il passo con la capacità decisionale del sistema dittatoriale di Pechino, ha detto Biden. Ed ha poi aggiunto: «Accettiamo con piacere la competizione».