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Chi è in confusione?

L’ex Capogruppo del PD in Senato, Marcucci, leader dell’anima “liberale” del PD, (ex?) renziano di ferro, dice che i “5S sono in confusione” e che questo “rende difficile il dialogo con loro”.

Ricapitolando: il M5S ha piazzato due assessori nella Giunta regionale del Lazio (Zingaretti), disinnescando così la candidatura dell’ex segretario del PD a Sindaco di Roma (non ci si può dividere sul Campidoglio e rimanere insieme a guidare la Regione); ha messo Conte leader e Casaleggio alle corde archiviando il regno della sua “piattaforma Rousseau”; ha mantenuto tutti i ministri, compresi alcuni inguardabili, nel Governo Draghi; ha rispolverato e rilanciato la disastrosa Raggi che, stando ai sondaggi, va dritta al ballottaggio vanificando il corteggiamento di Letta (che, nonostante tutte queste amenità, continua a vedere solo “il patto strategico con il M5S e con Conte”). E questi sarebbero in confusione? Pensate cosa farebbero se fossero lucidi!

Ma quando la smettono dalle parti del Nazareno di considerare gli altri sempre o dei deficienti o degli incapaci o dei soggetti pericolosi? Che piaccia o no il M5S ha messo il PD alle corde nelle ultime settimane e, adesso, Letta sposta tutto “ai ballottaggi” e invece di puntare a Roma su Calenda, facendo capire ai grillini che un’alternativa al populismo sinistrorso c’è, lancia Gualtieri, chiudendosi nel fortino delle antiche certezze dei vari Bettini, Morassut, D’Alema.

Spero proprio che Calenda non si ritiri e che finisca questo perenne ricatto secondo cui, così facendo, “si fa un regalo alla destra” (quanti regali alla destra – storicamente – hanno fatto i tragici errori della sinistra?).

Se solo il PD riscoprisse un minimo dello “spirito” che ne ha determinato la nascita capirebbe che la via per battere la destra nazionalista e sovranista non è quella di assecondare il populismo o la sinistra d’antan fondandola sull’assistenzialismo e sullo statalismo (nel giro di un paio d’anni il nodo del debito pubblico tornerà a gravare sul Paese), ma basandola su un patto tra i produttori che liberi le energie delle imprese, del lavoro autonomo, delle professioni, represse da un sistema soffocante.

Ma quando capiranno i “capi” del PD che il lavoro non lo crea la politica, che bisogna combattere la povertà e non la ricchezza, che la “giustizia giusta” non tollera né giustizialismi né violazioni del rispetto del principio di presunzione d’innocenza, che la svolta green dell’economia è incompatibile con le battaglie del M5S e di parte del PD stesso e della sinistra contro eolico, solare termico, gasdotti, ecc., che la rivoluzione digitale esige la diffusione del 5G, che la scuola è fatta per gli alunni/studenti e non per gli insegnanti, che il merito è la condizione perché la PA produca servizi di qualità?

Queste battaglie non si possono fare con il M5S che è tutto un trionfo di “decrescita (in)felice”, appiattimento, assistenzialismo, immobilismo. Certo, senza il M5S e una sinistra costretta nei suoi vecchi recinti mentali, che non sa vedere chi sono i veri impoveriti dalla crisi finanziaria prima e dal Covid dopo, si può anche perdere la competizione contro questa destra. Ma non è proprio la storia del PCI che ci dimostra che anche dall’opposizione si può concorrere al Governo del Paese?

Prima, però, di dare per scontato che un’aggregazione diversa da quella con M5S e sinistra sia perdente per definizione, guardiamoci intorno. Sarebbe stata possibile l’esplosione dei Verdi in Germania se l’SPD si fosse alleata a sinistra con la LINKE invece che accettare la “grossa coalizione” con la CDU?

E Macron in Francia non è forse la risposta alla scomparsa del Partito Socialista e della profonda crisi della destra gollista? E credete che sia davvero possibile liquidare solo come pericoloso il successo a Madrid della popolare Ayuso senza riflettere sull’ altrettanto inaccettabile, perché evanescente e populista, parabola di Podemos che adesso mette in difficoltà un PSOE che, pure, è molto più riformista del PD (si guardi solo a come ha gestito la finanza pubblica in questi anni)?

L’Italia ha bisogno di una proposta innovatrice e riformatrice. Di scomporre destra e sinistra e di una coalizione fondata su un diverso blocco sociale che veda al centro il ceto medio impoverito, riconverta i disoccupati con politiche attive del lavoro efficaci e non con meri sussidi (si riparta da Biagi ed Ichino), incoraggi gli investimenti privati produttivi. Occorre avere il cuore a sinistra e il volante (cioè il cervello) al centro. Solo così sconfiggeremo la destra, riformeremo l’Italia e davvero potremo dire di aver saputo coniugare le due eterne parole del progresso: Libertà e Giustizia sociale.

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