Press "Enter" to skip to content

Il Gioco delle Potenze e del Potere

L’attentato alle torri gemelle è, per chi scrive, il primo vivido ricordo di un momento storico decisivo. Siamo parte, di fatto, della generazione che non ha vissuto la guerra fredda o la caduta del muro di Berlino, ma che ha preso coscienza dell’esistenza di un mondo ben più grande e complesso proprio con l’inizio della guerra al terrore.

Oggi, 21 anni dopo, dalle nostre televisioni e social media, ci giungono video e notizie di un altro turning point della storia contemporanea: il ritiro delle truppe USA e alleate dall’Afghanistan. Questo evento, se letto insieme agli sviluppi degli ultimi anni nella regione indo-pacifica (QUAD; AUKUS) e alle crescenti sfide che qui si pongono alla leadership americana, rappresenta la fine di un capitolo della storia recente al quale segue un riallineamento della strategia geopolitica statunitense.

La Cina, non più l’Unione Sovietica o il terrorismo internazionale infestano gli incubi dell’élite americana ed occidentale. È dal 2013 che la Cina, con Xi Jimping, muovendosi su un piano economico, diplomatico e militare, continua a costruire ed incrementare la propria legittimazione come sfidante dell’ordine egemonico americano.


Dal 2013 al 2017 la Cina registra una delle più veloci crescite economiche del mondo con una media di crescita reale intorno al 7% annuo. Nel 2014 avviene per la prima volta il sorpasso dell’economia cinese su quella americana, facendone la più grande nazione commerciale del mondo.


La crescita repentina del PIL, il sempre più importante peso economico internazionale e gli ambiziosi investimenti hanno permesso la creazione di partenariati ed accordi commerciali con i Paesi limitrofi e altri in via di sviluppo e la conseguente penetrazione nei mercati globali attraverso progetti mastodontici come l’iniziativa della Via della Seta. Relazioni, queste, rivelatesi fondamentali nel consentire alla Cina di svolgere un ruolo da protagonista nel corso dell’attuale pandemia.


La mancanza di clausole di condizionalità e di rispetto dei diritti umani fondamentali favorisce poi la pervasività degli investimenti cinesi in aree come l’Africa, l’Indo-Pacifico ed il Medio Oriente, erodendo in quelle regioni la tradizionale capacità di pressione economico-politica della coalizione occidentale.

Non c’è però sviluppo economico senza tecnologia. È in questo campo che forse possiamo assistere ad un vero e proprio “balzo in avanti” della Cina. Potenza che, nel giro di pochi anni, è riuscita a dotarsi di un programma per la corsa allo spazio, a modernizzare le proprie forze armate e, attraverso il terraforming di isole artificiali nel Mar Cinese Meridionale, a forzare gli equilibri nella regione indo-pacifica.


Ed è proprio la crescente importanza di questa regione nello scacchiere internazionale la causa dietro un maggiore impegno americano nell’area, che proprio nei giorni scorsi si è concretizzato nell’accordo AUKUS. Accordo che prevede una partnership militare e la fornitura di sottomarini a propulsione nucleare all’Australia, alleato fondamentale nella regione, fortemente dipendente dall’economia cinese e allo stesso tempo preoccupato dal crescente protagonismo della Cina e della sua marina.

USA e Cina saranno prevedibilmente i principali protagonisti delle decadi a venire, attori che rimodelleranno gli equilibri e le strutture della politica internazionale. Rimane da chiarire però come in futuro si svilupperà questa relazione fra le due potenze ed i loro alleati. Richiamando Graham Allison e la sua Trappola di Tucidide: “sono gli USA la Sparta del V secolo, potenza egemonica impaurita dalla crescente influenza della Cina-Atene e quindi inevitabilmente destinata allo scontro decisivo?”

Share via
Copy link
Powered by Social Snap