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La filosofia narrante di Sandro Bonvissuto

Ormai da anni, pur amando la filosofia, non leggo spesso saggi. Me ne sono chiesta la ragione e ho trovato almeno un motivo: la filosofia è scomparsa dai radar dei lettori appassionati, ha smesso di nascere nei luoghi ove ci si attende di trovarla.

Di questa dispersione, con alcune eccezioni importanti, sono prova i tanti filosofi e filosofe delle università che, con indefesso spirito accademico, continuano a sezionare le grandi opere concettuali per stanare tracce di pensiero da riutilizzare in convegni, saggi, volumi. Si tratta di cesellature e dissezioni che offrono forse piacere intellettuale, arricchiscono la mole delle conoscenze ma non generano un eccesso di vita e di meraviglia.

Non così per me. Io ritengo che la filosofia sia cosa viva e che il pensiero si manifesti nella forma, nello stile per agire su di noi e trasformarci. Dalla filosofia io mi attendo una dislocazione, voglio essere spostata da dove mi trovo, rivoltata. Ed è così che mi è arrivata in soccorso un’altra grandissima fonte di dislocazione, la più grande forse: l’arte.

Da lei oggi, pur provata dal mercato, ci vengono le migliori concrezioni filosofiche, le più belle e durature, le più universali anche. Nelle pagine, nelle tele, in teatro, nella poesia il pensiero si vivifica. In questo mio percorso di letture alla ricerca dello stile, mi sono imbattuta nei libri di un autore italiano contemporaneo, Sandro Bonvissuto.

In questo caso il pensiero filosofico non si è solo rifugiato ma ha edificato una sua maniera di esistere. Nei libri di Bonvissuto infatti il concetto si presenta come immagine senza mai ostentare complessità; il pensiero accade e può essere goduto come filosofia incarnata, narrazione. Vi invito a leggere i suoi volumi come si trattasse di opere filosofiche fruibili a tutti.

Il libro d’esordio, Dentro (Einaudi 2012, Premio Chiara 2013) è un trattato di fenomenologia applicata (l’autore si è laureato in filosofia con una tesi su Merleau-Ponty); basta scorrerne le pagine per imbattersi in una scrittura asciutta, limpida, sostanziale che incolla il lettore alle pagine e non gli lascia scampo: bisogna restare, finire questo libro dotato di una struttura circolare (il protagonista senza nome, senza storia, senza riferimenti, vive tre esperienze di vita diverse in età dissimili- con il racconto che esordisce nella maturità e si chiude durante l’infanzia). Questa costruzione involve, imprime il suo anulus aeternitatis alla vita delle cose e delle persone che sono trattate egualmente e fenomenologicamente come “fatti”, esseri rivoltati dal loro dentro, esposti.

C’è poi il secondo romanzo del 2020, La gioia fa parecchio rumore (Einaudi) che ci porta su un’altra landa filosofica, quella della filosofia morale. Questo libro, il cui protagonista è un bimbo che vive un amore assoluto per la Roma di Falcão, si può leggere come un manuale di filosofia pratica, diretto, profondo, concreto. Per comprendere meglio quanto sto dicendo, aprite le prime pagine del romanzo che si configurano come un vero e proprio trattato sull’amore inteso come modo di vita, rivelazione.

Nel corso della storia, il bimbo viene trasformato irreversibilmente dal proprio sentimento unilaterale e perfetto per bellezza e evidenza. I bambini, del resto, sono spesso i portavoce delle storie di Bonvissuto; loro ci fanno respirare la potenza degli inizi offrendo un pensiero che coincide con le cose. Queste opere di filosofia e di letteratura ci consegnano la vita reduplicata della quale abbiamo bisogno per vivere felicemente la nostra.

Sandro Bonvissuto, esordisce nel 2012 con Dentro (Einaudi, Premio Chiara 2013) e ha pubblicato, sempre con Einaudi, Rifiuti ingombranti, in AA.VV, Scena padre, 2013 e il suo ultimo romanzo, La gioia fa parecchio rumore. (2020).

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