“Patriota” è una parola importante, che evoca personalità, epopee, gesta che richiamano tutti noi che abbiamo i capelli grigi, se non bianchi, a un’ infanzia in cui il culto per il Risorgimento e il concetto di “Italia” come Nazione aveva un senso molto più coinvolgente rispetto a quanto possa evocare nei nostri giovani di oggi. Ma quella parola ha in sé anche un contenuto ambiguo e che va contestualizzato, altrimenti non si capisce che cosa intenda dire chi la indica come il requisito essenziale che, ad esempio, deve avere il prossimo Presidente della Repubblica.
Fuori di metafora: cosa intende Giorgia Meloni quando dice che il Presidente della Repubblica deve essere “un patriota”? È malizioso pensare che, in realtà, la Presidente di FdI con quelle parole voglia rimproverare all’attuale inquilino del Quirinale scarsa equidistanza dagli opposti schieramenti, al pari dei suoi immediati successori al punto che, per Lei, la Patria che ha servito con onore Sergio Mattarella non è propriamente, se non formalmente, la sua?
O che, quale Presidente dei Conservatori antieuropeisti, voglia significare la necessità di una presa di distanza dalla cristallina vocazione europeista di Mattarella (e di Draghi) che nulla concede alla più volte richiamata “visione confederale” di FdI che altro non sarebbe che il ritorno dell’Europa ai conflitti nazionali e nazionalisti che ne hanno segnato le tragiche sorti per oltre 1000 anni?
Non è malizioso! Soprattutto per chi si è abbeverata ad una cultura politica che riconosceva la qualifica di “patrioti” a coloro che hanno svenduto l’indipendenza dell’Italia all’alleato nazionalsocialista e che onorano tutt’oggi, comprensibilmente dal loro punto di vista, come “patrioti” i giovani della Repubblica di Salò e non considerano, anche qui, se non formalmente, il 25 aprile come il fondamento dell’Italia democratica.
Se non la contestualizziamo, richiamandoci alla personalità di chi l’ha detto e al contesto storico-politico in cui opera la leader che l’ha pronunciato, quel requisito invocato per chi deve assurgere alla prima magistratura della Repubblica, appare solo ovvio, banale e meramente propagandistico perché è il “minimo sindacale” che il prossimo Presidente sia un “patriota”.
Siccome reputo Giorgia Meloni né ovvia né banale, ritengo che ci debba dare qualche spiegazione in più in ordine a cosa voglia dire quando propone un “Presidente patriota”, a meno che ritenga sufficiente che il messaggio arrivi ai “suoi”, per serrare le fila e chiamarsi fuori, schierando all’opposizione il suo partito, non solo del Governo, ma anche di ogni sforzo per una soluzione la più ampia possibile per l’elezione del Presidente della Repubblica. Il che meriterebbe, comunque, meno ipocrisia e quella schiettezza che invece vorrebbe che fosse, ma non è, una delle sue principali (e migliori) qualità.
Forse, se c’è in giro qualche giornalista ancora veramente libero che glielo voglia chiedere negli innumerevoli appuntamenti serali, potremmo avere presto l’interpretazione autentica del “Meloni pensiero”.