Siamo stanchi – ripete più d’uno. E anche oltremodo posti a dura prova da questa pandemia che non accenna ad andarsene. Purtroppo è così. Se, però, riuscissimo in qualche modo a mettere un po’ d’ordine nei nostri pensieri, certamente da questi stati d’animo toglieremmo quella dose in eccesso di ansia che li accompagna.
Se riavvolgiamo il nastro e partiamo dai primi giorni del marzo 2020, potremmo ricordare alcuni pronunciamenti che con molta chiarezza (allora, sì) vennero espressi da quegli scienziati subito contattati e che noi conoscemmo per la prima volta in quella occasione. Ci dissero: è una cosa nuova, si tratta di un virus, abbiamo bisogno di un po’ di tempo per studiare come è fatto, appena lo guarderemo in faccia provvederemo a combatterlo con un vaccino, per il vaccino occorre tempo, ipotizziamo che il virus procederà con varianti, possiamo dire che nasce e muore e che più si espande più perde forza.
In seguito anche noi imparammo tante cose: necessità del distanziamento, igiene accurata, uso delle mascherine, mentre un linguaggio più preciso cominciava a definire pandemia quella che all’inizio fu detta epidemia.
Poteva esistere un metodo per affrontare tutto questo processo che ci ha portato fino ad oggi? Certamente, no; soprattutto per noi che conosciamo poco la storia e in materie scientifiche manteniamo scarsa formazione, per non dire fumose conoscenze, miste a credenze perlopiù contaminanti. Sarà stato anche per questi motivi che cresce l’ansia e la confusione quando guardiamo – se ancora guardiamo – al volgere delle cose.
Diciamo “gli scienziati in televisione litigano e non sappiamo a chi credere”. E’ una fortuna vedere litigare gli scienziati quando espongono ipotesi o soluzioni. Gli scienziati, per fortuna nostra e loro, si fanno domande. Ora, una domanda è buona quando ne suscita un’altra. Ed è così che di domanda in domanda si procede e si fa ricerca. Scienziati che dovessero parlare in coro sarebbero una rovina per la scienza. Non sarebbero scienziati. Altro è il caso quando essi stessi non specificano a noi da che parte stanno guardando la materia: se, per esempio, parla un clinico, egli non può che descrivere che cosa accade in un reparto d’ospedale; se parla un epidemiologo, egli ci parla di come e perché il virus si diffonde.
Un’osservazione qui si può fare: allo scienziato si addice la chiarezza e anche la capacità di ricordarsi a chi parla. Altro è l’aula di università, altro il congresso scientifico, altro la televisione. Ma agli scienziati nessuno aveva detto prima che un giorno avrebbero dovuto fare anche divulgazione televisiva. Gliel’ha imposto la pandemia. E la pandemia non è cosa bella. Se a questo poi si aggiunge che una trasmissione televisiva ha l’esigenza di produrre ascolti e più ne produce se in studio si litiga, allora il discorso si fa altro e ne richiama un altro ancora.
Appunto, quello della comunicazione. E qui possiamo dire di aver fatto esperienze diverse. Possiamo e vogliamo essere grati a tutti quegli uomini e donne che ci stanno aiutando a capire. Lo fanno quando misurano le parole, riescono a dire con pacatezza e anche fermezza verità scomode soprattutto quando si rivolgono agli impegni della politica e di noi singoli cittadini.
Del resto, non sono i medici che governano. Governano i politici. Fossero meglio informati, farebbero certamente meno confusione. Se il nemico comune a tutti i politici resta il virus, il Paese è salvo. Se il virus viene messo da parte o accampato a pretesto per fare lotta politica, allora il discorso cambia e può nuocere non poco. Da qui si può valutare la serietà della lotta e la responsabilità dinanzi ai cittadini.
C’entrano pure la filosofia, il diritto e la sociologia con il Covid19? C’entrano e come. Dinanzi alla pandemia c’è tutta la nostra vita e pertanto devono vegliare tutte le sentinelle perché la società non si ammali e vadano in crisi libertà, persona, salute, lavoro, economia. Una pandemia è devastante, e noi ne stiamo scorgendo i pericoli. A tutti è chiesto un patto d’onore: che la stima e il servizio all’uomo venga prima di ogni altra mira. Solo così ci faremo buona compagnia in questi giorni al chiaroscuro. Con meno ansia possibile.