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Covid e tisana

Malgrado vaccino, precauzioni, mascherina, Luigi l’ha preso. Dal collega, o forse dal barbiere, o in libreria o…sfidando le intemperie durante una passeggiata, o semplicemente in casa, fra giornali, musica, computer e finanche qualche lavoretto. Dimostrazione lampante che è difficile sfuggire al destino o all’epidemia, che non esistono percorsi infallibili, semmai meno pericolosi. Ha comunque un suo fascino sentire che quando i media annunciano 50.534. contagiati, quel 4 è proprio lui che per un pelo ha occupato l’ultimo numero disponibile. 

Che figata! dice il mio nipotino, nonché figlio del positivo, sedicente grande che meno figo si sente tuttavia quando insieme al resto della famiglia dovrà tamponarsi (termine che si è insinuato nel parlato quotidiano con un salto semantico dal più frequentato ambito automobilistico). 

Luigi è immediatamente – con sua recondita soddisfazione perché forte delle tre dosi e asintomatico – isolato all’ultimo piano, gli altri facenti parte del nucleo familiare, tutti temporaneamente negativi, miei ospiti, al piano di sotto (con mia recondita soddisfazione? Vi lascio nel dubbio). 

La prima fase della novità è  stata quella di dedicarci all’interpretazione della normativa. Per Luigi è risultato lapalissiano doversi recludere e abbandonare lavoro e contatti. Meno lapalissiana è apparsa l’immediata esenzione da ogni collaborazione domestica come mettere fuori la spazzatura,  salire le cassette d’acqua, tenere in ordine il suo abitacolo, prepararsi almeno il caffè.

Le perplessità sono sopraggiunte per il resto della compagnia. Liberi tutti perché negativi? Ma Giorgia è già in personale quarantena per i compagni di classe positivi, Ester ha due dosi di vaccino ma non può andare a scuola perché è in stretto contatto con un positivo, Francesco, il grande, è alla prima dose di vaccino, Francesca ne ha tre ma è quella che è stata più a contatto con il famigerato infetto, io ho tre dosi e non faccio parte ufficialmente, ma logisticamente sì,  dello stato di famiglia. Optiamo per una generale quarantena fiduciaria e riprendiamo modalità tempi e consuetudini del primo lockdown. 

Dopo l’unanime sentenza di reclusione affrontata con leggera quanto intempestiva e inconsapevole baldanza, segue l’unanime coro: “Tisana”.

Contro raffreddori e influenza e figuriamoci Covid, ma anche qualsivoglia malanno, in casa nostra è la prima controffensiva. Ma se il coro è unanime, le tisane sono multiple. Ognuno ha la sua, l’unica efficace. Nessuna argomentazione o scientifica esperienza avrà il potere di fare cambiare idea. La propria tisana è una fede.

Io vado controcorrente, ho ascoltato tutti, ho consultato erboristerie e pescato nella vasta rete di internet e alla fine sono arrivata alla conclusione di affidarmi a Rino.

Rino sta a me come l’improvvisazione sta al Fai da te. Rino mi fa da giardiniere con protervia di potatore, da idraulico e elettricista sfiorando ogni volta di dare il colpo mortale a elettrodomestici in via di rottamazione, da restauratore resuscitando mobili confinati negli scantinati. È imbianchino e pittore, come recita il suo biglietto da visita.

Ma soprattutto Rino conosce una tisana miracolosa per ogni tipo d’acciacco. No, non una per ogni malessere, una per tutti i malanni. Le uniche variabili sono dovute alla dimenticanza, agli ingredienti che ha sottomano, alla stagione, alla fantasia. La preparerà lui, nel segreto della sua cucina e me la consegnerà in una bottiglia di vetro. La riceverò con qualche brivido, non attribuibile al Covid.  

La tisana tuttavia non è destinata al legittimo fruitore della terapia, Luigi, che infatti disdegna ogni bevanda calda che non sia caffè.  È piuttosto per tutti noi, il resto della famiglia, i tamponati momentaneamente negativi (anche qui il lemma viene usato in un’accezione insolita, al contrario: quando mai il positivo è negativo e il negativo è positivo?).

Nel carrello che la porta in trionfo in una tisaniera kitsch a forma di Mammy, è tutto all’insegna della lista classica delle coccole: miele, zenzero, eucalipto, ciambella e cioccolata,  e poi sciarpa, peluches, plaid, caramelle. E su tutto la calda fiamma del camino che stranamente non fa solo fumo.

Che figata! È sempre lui, il sedicente nipotino grande. E già rispondiamo con un sospiro unanime.

Patologia: qui non ci sono dubbi: (al massimo tamponi) Covid
Terapia: tisana, ampiamente raccontata, e potrebbe essere il tempo e l’occasione giusta per una pila di libri, sempre che abbiate finito di leggere la normativa delle quarantene.

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