In questi giorni si parla tanto di tantissime cose. Forse anche troppo. Forse anche a sproposito.
Uno dei temi caldi riguarda la velocità con cui riusciamo ad identificare una persona positiva al COVID19, che rappresenta un aspetto essenziale per prevenire la diffusione del contagio.
Il COVID19 è un virus, ossia un microrganismo che ha bisogno di un ospite (le nostre cellule) per moltiplicarsi. Altrimenti muore. Il virus contiene un solo acido nucleico: DNA o RNA, mai entrambi. Il COVID19, per esempio, possiede l’RNA. Una volta entrato a contatto con una cellula il virus integra il suo materiale genetico in quello della cellula ospite ed inizia cosi a replicarsi. Per identificare la presenza di un virus si usa una tecnica nota come PCR (Polymerase Chain Reaction), che permette di misurare l’RNA nell’ospite. Per il COVID19 si preleva la saliva con un tampone e si analizza per cercare l’RNA virale. Questo metodo è il più sicuro che oggi abbiamo, ma ha i suoi tempi ed ha bisogno di laboratori attrezzati. Il risultato arriva in 24 ore (quando va bene, sigh!) ma spesso non è cosi. E il tempo in questi casi è il miglior alleato che abbiamo. Inoltre, anche se il numero dei tamponi è aumentato considerevolmente, restano ancora troppo pochi! E la maggior parte delle persone positive, spesso quelle con i sintomi più blandi, non vengono identificate. Un po’ come andare in guerra con un esercito dimezzato. Forte si, ma con pochi soldati. Fortunatamente, la scienza è andata avanti. Ecco che nei prossimi giorni saranno disponibili nuovi test che permetteranno di misurare l’RNA virale molto più velocemente (1 ora o 3,5 ore). Questo ci farà guadagnare tempo e saremo in grado di individuare le persone positive in modo rapido. Il risultato? Batteremo il contagio sul tempo. Isoleremo le persone prima che sia troppo tardi.
Perché non dimentichiamo che l’arma migliore che oggi abbiamo è l’isolamento.