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Sindrome di ricaduta di Mammachioccismo da Coronavirus

Le otto di sera è un’ora buona per le telefonate anche se l’isolamento da Coronavirus ha reso tutte le ore buone: LORO (con mia grande e recondita soddisfazione) sono tutto il giorno a casa. Mi metto comoda perché le otto potrebbero diventare le nove o le dieci o oltre a seconda degli umori, degli accadimenti, delle loquacità. Naturalmente mi riferisco a LORO dovendo io, per mestiere, farmi trovare alle LORO eventuali-rare-sporadiche telefonate: disponibile, di umore adeguato, loquace quanto richiesto.

Quasi quasi mi preparo prima un tè così, vadano come vadano le conversazioni, avrò sempre un sorso al quale aggrapparmi. Che tè? Ce ne vuole uno robusto ma morbido, e l’ideale è un Wu Yi  che è un tè di roccia con un gusto dolce ma forte. Prende queste caratteristiche dai monti della Cina sud-orientale dove si coltiva o dalla consolidata attitudine ad accogliere previsti e imprevisti di sei figli una volta bambini e adolescenti ed oggi sparpagliati, purtroppo, giovani donne e uomini.

Da chi comincio? Da Maurizio. Maurizio mi comunica che Roberta, beata lei, è chiusa in camera a suonare la viola benché il teatro sia chiuso e non si sa quando riprenderà la stagione operistica e pertanto è lui che bada ai  LORO figli e alla LORO cena. E quando lo trovo un minuto per me, e Adele ha fatto i biscotti e la cucina è un abominevole, enorme impasto molliccio, e Valeria minaccia di non toccare cibo in previsione di una probabile taglia in più, e Vincenzo ha raggiunto la simultaneità  facendo in contemporanea compiti online e sfide sulla play station, e intanto mi si è bruciato il pollo. E conclude: Non so se ero pronto per fare il padre, di certo non ero pronto a fare la madre. Cerco di propinargli un discorsetto sul vedrai che fra qualche anno tutto cambia e rimpiangerai questi tempi, ma una minaccia di morte a Vincenzo da parte di Adele tronca la conversazione.

Passiamo ad Annalisa  che con tono euforico mi confida che se lo stato attuale fosse decontestualizzabile, ossia in senso sostanziale, ossia metafisico, potrebbe dirsi felice di essere stata costretta a fermarsi. Ne potrebbe derivare in futuro (suppongo dopo il 3 maggio) un cambio totale di vita preceduto naturalmente dal licenziamento dal posto fisso : “Trappola mortale per ogni libertà. E io, ahimè, che credo che “il posto fisso” sia una certezza!

Faccio appena in tempo a chiudere che il telefono  squilla e so già che si tratta di Emanuele. Emanuele è l’unico a telefonarmi ogni giorno. Maaammiiina, si presenta ed è il suo modo di ricordarmi e ricordarsi che è l’ultimo, che lui è stato il più coccolato secondo me, viziato secondo gli altri cinque, trascurato secondo lui. Comunque sia, lui dice Maaammiiina ed io rispondo Manueluccio. Mi telefona tutti i giorni e tutti i giorni lui ha un’abbondanza di cose da raccontarmi ed io un incredibile sequela di notizie da dargli. Siamo continuamente aggiornati l’un l’altro.

A questo punto posso affrontare la telefonata con Stano. Ciao Stano, come stai? Bene. Che stai facendo? E qui varia: ceno, vedo TV, sono al computer. Ti pesa non uscire?  Forse. Come è andata oggi il lavoro? Al solito. Ci sono novità a Barcellona? No. E il tempo? Normale. Allora ciao. Ciao. Per fortuna della giornata e della vita di Stano mi racconta Emanuele.

Maria Elena, come al solito, ha appena finito di lavorare. O in sede o a casa i tempi sono quelli. E mi è andata bene che rischiavo di farci notte. Con la riapertura dei cantieri sono completamente presa dall’organizzazione della sicurezza con tutte le relative responsabilità. Prima di andare a letto vedo di fare qualche acquisto online, così ti rilassi. No, che dici? E’ una esigenza: sono letteralmente scalza. Hai ragione…il cambio di stagione ( guai a dirle che le sue scarpe facendo parte della serie dei numeri infiniti, sono dislocate dappertutto: nella sua cabina-guardaroba, in casa di familiari, parenti, amici e amici di amici). Poi predomina l’investitura di primogenitura: tu come stai? Mi raccomando, non uscire e non fare entrare nessuno in casa. Non preoccuparti, sono prudente. E degli altri che mi dici? Faccio un breve riassunto. Magari telefono a Maurizio. Ed anche a Francesca, aggiunge. Hai cenato? Diciamo di sì, dei crostini con una fantastica mostarda, olive, mandorle, sai quelle cose lì. Sì, le so quelle cose lì…

Sarebbe inutile telefonare a Francesca con la quale costituiamo nucleo familiare e che sento camminare al piano di sopra, ma per il principio dei sei figli unici le spetta la telefonata. Ciao Nonnì, mi risponde Ester. Sei ancora sveglia bella di Nonna? Non voglio dormire, voglio finire la serie del Collegio, mi restano solo due episodi. Anche Giorgia è sveglia? Sì, ma è al computer, sta vedendo una vera … Non  usare questi termini, Ester (che ne è della dolce bambina di solo ieri?) Ti passo mamma, mi risponde leggermente sfastidiata: (ma l’adolescenza non cominciava più tardi ai miei tempi?) Per fortuna c’è ancora Francesco a rappresentare le grazie dell’infanzia, malgrado si sia appropriato prepotentemente del telefono: Ciao Nonnì, domani vollo andare alle giostrine e complare un gionnalino. Si, domani compriamo un bel giornalino di Winny. Buona notte, tesoro. Mi arriva uno schioccante bacio.

Mamma ti stavo telefonando per chiederti se hai un bel libro, ho finito Il senso di una fine  che mi avevi prestato. Finalmente! ci avrai impiegato un mese a leggerlo. Io vorrei leggere la sera a letto, ma dopo una pagina gli occhi mi si chiudono e nell’incertezza di come passeranno la notte Ester e Giorgia e Francesco, preferisco dormire un po’. Ti è piaciuto? Mi aspettavo di più per quello che mi avevi detto. Forse è un libro che si apprezza quando abbiamo già una storia abbastanza conclusa dietro, quando è arrivato il tempo della memoria che quella storia in parte recupera e in parte ricrea. Alla fine è un tentativo di dare un senso al passato e soprattutto al presente. Cercamene uno un po’ più leggero, delego Luigi per mettere a letto i bambini e scendo.

Quando erano piccoli li contavo sempre, specie se eravamo fuori, per controllare se ne mancava qualcuno. Conto anche ora velocemente fino a sei: sì, ho parlato con tutti.

Patologia: sindrome di ricaduta di Mammachioccismo dovuta a Coronavirus
Terapia: tè Wu Yi – libro Il senso di una fine

Tè Wu Yi  Temperatura 70^ Infusione 1,5 / 2 m. Bere a volontà, non sarà mai abbastanza
Libro: Il senso di una fine, Julian Barnes  Einaudi – Leggere preferibilmente in età avanzata, se più giovani, procedere con cautela.

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