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Luci e ombre del “mercato” degli influencer

In un contesto normativo fumoso come quello italiano tutelare il consumatore diventa sempre più complicato. Stando ai dati emersi dall’Influencer Marketing Benchmark Report 2020 (fonte Influencer Marketing Hub) solo il 14% dei contenuti degli influencer è conforme alle regole di trasparenza. Sempre secondo il già citato report a fine anno l’industria del marketing degli influencer e quindi di chi usa i social per pubblicizzare dei prodotti raggiungerà i 9,7 miliardi di dollari. Un balzo notevole se si considera che nel 2019 questo mercato valeva 6,5 e nel 2018 4,6. Stando alle stime, per ogni euro utilizzato per fare campagne sui social si possono ottenere fino a 18 dollari di controvalore mediatico. Se paragonato ai costi benefici della pubblicità tradizionale, si capisce facilmente il perché di questa continua crescita. Ma se da un lato l’utilità dell’investimento promozionale è evidente, dall’altro bisogna fare attenzione a utilizzare queste nuove forme di comunicazione.

L’attenzione da parte dell’Antitrust italiano è cresciuta esponenzialmente con l’apertura di numerose istruttorie, logica conseguenza delle tante segnalazioni fatte proprio dagli utenti e dalle associazioni a tutela dei consumatori, ma non è sufficiente proprio perché è un comparto in continua trasformazione.
Rischia l’influencer ma rischia anche l’azienda, sia in solido che in termini reputazionali. Negli ultimi anni la consapevolezza è cresciuta e i big del comparto, dalla Ferragni in giù per rimanere in Italia, sanno perfettamente come tutelarsi e tutelare i brand con cui collaborano. Il problema trasparenza riguarda soprattutto i microinfluencer, con un pubblico ridotto o di settore ma che hanno ugualmente la possibilità di chiudere accordi commerciali importanti, e le nuove piattaforme con un pubblico di fascia giovane, quindi non pienamente consapevole, dove le direttive suggerite dal social sono meno stringenti o, in alcuni casi, assenti.

I social abbattono la distanza tra chi vende e chi compra, sono un potente strumento di marketing che ti permette di accedere a un pubblico vastissimo. Sono attrattivi, leggeri e inclusivi ma le regole del gioco nel nostro Paese sono tutt’altro che chiare. Non esiste, infatti, una legge unica e precisa che disciplini il fenomeno degli influencer e che tuteli il consumatore. Le regole del gioco sono affidate a un concorso, più o meno ordinato e coerente, di un complesso di normative di vario rango: in materia di privacy, diritto d’autore, tutela dei consumatori, concorsi e manifestazioni a premio, autodisciplina della Comunicazione commerciale, Digital Chart Iap, codice civile.

L’assenza di una guida, come detto, espone aziende, istituzioni e influencer a rischi sanzionatori e risarcitori. Senza regole organiche, chiare e che coinvolgano anche i micro influencer, si rischia di compromettere il diritto dei consumatori alla chiarezza e trasparenza nelle comunicazioni che possono influenzare gli acquisti, nonché di pregiudicare il loro diritti d’immagine, alla riservatezza e alla privacy. Diventa dunque necessario riepilogare in modo ordinato le regole. Un lavoro scientifico che avrà l’effetto di facilitare le aziende nell’operatività sui social, incrementando business magari ancora inesplorati o solo parzialmente sfruttati, garantendo allo stesso tempo la tutela dei consumatori. È auspicabile, oggi più che mai, una riflessione approfondita e organica che porti ad un bilanciamento vero e alla definizione di un “manuale di regole chiare a beneficio delle aziende e dei consumatori”.

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