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Meltin’Folk, suoni al centro del Mediterraneo

Lo Zio Gino era di Chiazza (Piazza Armerina), faceva il carrettiere e ci cantava le melodie antiche che lo accompagnavano da paese a paese. Cantilene dalle sonorità araba che per me bambina avevano anche il sapore dei pomodori appena raccolti. Cantava quando cucinava il capretto sul fuoco, quando riempiva di vino i bicchieri di noi tutti e quando, persa la moglie, la accompagnò dalla chiesa al cimitero. Molto diversi i momenti in cui si ballava ubriachi al suono del tamburello e del marranzano.

Così, quando mi ha raggiunto il canto di Davide Campisi, lo ha fatto con forza, riempiendomi la pancia di nostalgica malinconia. Il suo viso era giovane, ma il canto veniva da lontano. Dopo la sua esibizione, sul palco è salito il Quartetto Areasud, con Franco Barbanera che sapientemente alternava friscaletti, zampogne e cornamuse; Marco Carnemolla al basso; la voce e la chitarra battente di Maurizio Cuzzocrea e le percussioni di Mario Gulisano. Il quartetto, nato da una solidale amicizia fra amanti della musica tradizionale, si diletta con non poca passione a intonare canti principalmente legati alle culture calabresi e siciliane.

Il concerto di apertura della XV edizione del festival “Meltin’folk – Al centro del Mediterraneo”, è avvenuto durante una caldissima serata di agosto e nella suggestiva cornice del Palazzo della Cultura, nel cuore di Catania. Qui ha risuonato il cuore del sud del mondo, con i suoi ritmi e i suoi sospiri.

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