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Tè e caffè online

Giunti a questo punto della storia dei nostri incontri più o meno regolati secondo i canoni dei tempi di una rubrica, non sarà sfuggita l’anomalia della suddetta rubrica (allenati come siamo dai dibattiti sui social o in Tv sui massimi sistemi) e qualcuno si sarà chiesto: ma cosa c’entra il tè in un caffè online? 
C’entra, c’entra. Perché ogni cosa abbia il suo contrario, perché ogni opinione abbia la sua opposizione, perché ogni immagine abbia il suo negativo. Perché il caffè è il caffè, ma volete mettere un tè? Il caffè serve per svegliarti, per accelerarti, per avere le idee più chiare.  

Nella mia famiglia si è tramandata una venerazione al femminile del caffè come toccasana per ogni situazione critica. La bisnonna Gennarina, lo esigeva (1800) ogni qualvolta uno dei suoi numerosi figli partiva per l’America, enunciava idee sovversive, si arruolava volontario in guerra, veniva richiamato in guerra, sperperava ricchezza e salute, ne combinava una inimmaginabile. La bisnonna Fortuna lo utilizzava come ingeneroso discrimine (1800) di ordine sociale: il primo che filtrava dalla “napoletana” per lei, il secondo, marito e figli, il terzo congiunti e vari, il quarto, ormai solo acqua leggermente intorbidita, per la servitù. Mia nonna Anna, giovane vedova con quattro bambini, dopo un caffè trovava il coraggio di vendere a fette le sue proprietà se bisognava pagare un collegio o un viaggio o semplicemente fare la spesa. Mia madre Lina si accompagnava a un sorso di caffè, ma ricorreva anche ai chicchi se subentrava l’urgenza, per tutta la giornata, perché tutta la giornata era un’impresa. Io vengo richiamata al mondo ogni mattina dal suo profumo e una tazza di caffè mi ha sostenuto in ogni prova, fosse un esame di scuola o di vita. 

Nel lavoro il caffè è sinonimo di pausa: lo umanizza, spesso lo socializza, ne misura la fatica ed anche il piacere. Il caffè è anche sinonimo di italianità. Amaro e dolce quanto basta. Come gli italiani è variabile, lungo, ristretto, espresso, macchiato, creativo, sorprendente. A volte riesce, a volte no. Si beve d’un sorso o si centellina. Con zucchero, senza, e un mio amico vi aggiunge miele. 

E il tè? Il tè è un pensiero, un pensare la vita. Il caffè sta al corpo come il tè sta alla mente. Del caffè non si può fare a meno, del tè sì, e quindi diventa una scelta, un di più, è superfluo e pertanto indispensabile.  Il tè richiede accessori, dedizione, tempo. Il tè esige conoscenze e scelte: varietà, provenienza, regole di quantità ed infusione. Il tè ama la compagnia di un dolce, di una musica, di un libro o dei tuoi pensieri. Il tè sta bene da solo ma molto bene in compagnia. Il tè predilige delle ore, delle luci, degli ambienti. Il tè unisce, passato e presente, oriente e occidente, nord e sud, riti consolidati e sperimentazioni, giovani e vecchi. Il tè conversa, racconta. Il tè preferisce che tu ti segga, no, non per una pausa, ma per fermare il mondo e prendere un tè. 

Mettiamoci dunque comodi. Scegliamo per iniziare un tè jasmine, nero per ricordarci che non tutto quello che si narra o si legge o si vive può essere sottratto alle tenebre, con fiori di gelsomino per non dimenticare che sta a noi aggiungere quel “nonsochè”, e apriamo un buon libro. 

A questo punto per cedere il passo, per generosità, per par condicio, ci vorrebbe un libro che abbia a che fare con il caffè. Non me ne viene in mente nessuno e ricorro a google. Si apre sul mio display un elenco sterminato di libri relativi al caffè e non uno che conosca. Scorro la lista e penso di chiuderla lì, con la storia del caffè, quando un titolo mi ferma: Dell’uso e dell’abuso del caffè, dissertazione storico – fisico – medico con aggiunte, massime intorno la cioccolata ed il rosolio di Giovanni Dalla Bona. Cerco qualche notizia in più, non è che ce ne siano tante, e scopro che è stato pubblicato nel 1762. Bisogna assolutamente leggerlo e possederlo. E se il contenuto ci dovesse deludere, ci faremo bastare quel titolo, (quante volte di un libro non abbiamo salvato neanche quello) quelle aggiunte sul rosolio e quelle massime intorno alla cioccolata che ne fanno in pectore un capolavoro, un candidato al titolo di classico. 

Prometto che questa rubrica onorerà in futuro la sua finalità che è quella di condividere buoni tè e bei libri rigorosamente provati e letti, ma in questo incontro concediamoci insieme il lusso dell’imprevisto, della contaminazione,  della scoperta, della sorpresa. Del contrario. 
 
Patologia: stati di lieve confusione semantica e aggiunte
Terapia: tè jasmine, o caffè dalla prima alla quarta filtrazione a seconda di dove ci colloca la nostra autostima, lettura di tutte le 104 pagine “Dell’uso e dell’abuso del caffè…”  se ci siamo collocati alla prima o seconda scelta del caffè,  solo delle “aggiunte e delle massime” se ci siamo collocati alla terza o quarta.  

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