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USA 2020: l’ultimo dibattito non cambia la sostanza delle cose, quel che è in ballo è il carattere del Paese

Più di 47 milioni di americani hanno già votato, ed è poco probabile che quelli che non lo hanno ancora fatto siano tuttora incerti sulla scelta da compiere. Nel secondo ed ultimo dibattito presidenziale, il presidente Trump non ha detto nulla che possa convincere gli indecisi che si è guadagnato un secondo mandato. Il candidato democratico Joe Biden, d’altra parte, ha dimostrato padronanza degli argomenti e serietà di intenti; il che dovrebbe rassicurare gli elettori ancora alle prese con la scelta.

Il dibattito (condotto stavolta abilmente da Kristen Walker) è stato molto più «normale» del primo. I due candidati si sono interrotti a vicenda solo saltuariamente e hanno discusso di questioni politiche importanti come il coronavirus, la politica estera ed altro ancora. Tuttavia, per gli standard americani, il dibattito non è stato normale. Non è stato normale perché uno dei due candidati – l’attuale presidente – ha detto una bugia dopo l’altra. Lo ha fatto sul virus, sulla Corea del Nord, sulla Cina, sulla Russia, sul cambiamento climatico, sulla sua politica sanitaria, sulla politica sanitaria di Joe Biden, sui conti di Biden e sui migranti bambini che sono stati separati dai genitori. Le menzogne di Trump non si possono certo definire delle sorprese, ma, come ha scritto David Leonhardt del New York Times, «ignorarle significherebbe perdersi la notizia più importante: un presidente che cerca di costruire la propria realtà. Come possono gli elettori scegliere tra, poniamo, due piani sanitari, se uno dei candidati inventa storie su entrambi i piani?».

Trump stavolta doveva rimediare al danno che si è procurato nel corso del primo dibattito, quando le sue interruzioni incontenibili hanno ridicolizzato l’idea stessa di uno scambio di opinioni. Da lì in avanti, Trump ha continuato a minimizzare la serietà della pandemia da Covid-19 (nonostante abbia contratto l’infezione) definendo il dottor Anthony Fauci un «disastro»; si è accalorato pubblicamente affinché il suo ministro della giustizia promuova (o almeno annunci) un’indagine su Biden e sul figlio Hunter prima delle elezioni, un rilancio domestico del tentativo di ricattare il presidente ucraino che ha condotto alla sua incriminazione.

A differenza del primo disastroso incontro, stavolta Trump ha dato retta ai consiglieri ed è stato molto più controllato e disciplinato della prima volta. Tuttavia, ha propinato un cocktail di balle, colpi bassi e dichiarazioni assurde, come l’affermazione sbalorditiva che avrebbe fatto di più per gli afroamericani di ogni altro presidente da Abramo Lincoln.

La sfida per Biden era diversa. Dato il suo vantaggio nei sondaggi, l’ex vice presidente doveva rassicurare gli elettori che non aveva niente a che vedere con la figura descritta da Trump: un sostenitore del primato pubblico nel servizio sanitario, una pedina della sinistra radicale, un politico corrotto che ha tratto vantaggio (economicamente) dall’incarico pubblico. Biden ha superato la prova, nonostante qualche passo falso e l’utilizzo nelle sue risposte di qualche frase ad effetto prefabbricata.

Sul coronavirus, Biden ha ridicolizzato l’affermazione di Trump, «stiamo imparando a conviverci», dicendo «ci stiamo morendo». Dopo uno scambio intenso sulle rispettive famiglie e sulle accuse di corruzione, Biden si è rivolto alla telecamera ed ha detto: «Non ha a che fare con la sua famiglia o la mia famiglia. Riguarda la vostra famiglia». E quando il dibattito si è concentrato sulla razza, Biden è uscito con questa battuta su Trump: «Questo tipo ha un dog whistle grande come una sirena antinebbia» (dog whistle in politica è un messaggio «in codice» rivolto a chi ha orecchie per intendere, da chi , in genere, strizza l’occhio a razzisti, nazionalisti bianchi e neonazisti ).

Ma, al di là delle battute che gireranno sui social, Biden ha rintuzzato efficacemente l’accusa di Trump che gli ha imputato di voler imporre la sanità pubblica, ricordando che nelle primarie democratiche ha sconfitto i candidati che sostenevano il Medicare per tutti; e ha spiegato abilmente che Trump, che vuole l’annullamento dell’Affordable Care Act, non ha presentato nessun piano per salvaguardare la gente con malattie preesistenti. Inoltre, ha usato argomenti convincenti contro la pessima gestione della crisi provocata dal coronavirus da parte di Trump e ha incolpato efficacemente il presidente per non aver lavorato con il Congresso per approvare uno stimolo economico aggiuntivo.

Trump ha insistito nel proporre una visione eccessivamente ottimistica dell’andamento del virus, promettendo che il vaccino sarà presto a disposizione. Biden ha gestito efficacemente anche l’affermazione di Trump che lui e la sua famiglia hanno approfittato del suo incarico di vicepresidente dicendo: «Non ho mai preso un penny in vita mia da nessuna fonte straniera». Ed ha ribadito che i funzionari dell’amministrazione che hanno testimoniato nel corso del procedimento di impeachment hanno detto di non aver riscontrato nessun difetto nella sua condotta relativa all’Ucraina.

Prima del dibattito, quel pezzetto di elettori che erano ancora indecisi dovevano scegliere tra un incumbent straordinariamente incompetente e corrotto e un politico serio e stagionato che ascolta gli esperti e non considera la presidenza come un reality show televisivo. Il dibattito è stato certo un incontro più tradizionale e tranquillo del primo, ma non ha cambiato la natura di quella scelta. «Quel che è in ballo – ha detto Biden – è il carattere di questo paese».

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