Mio zio Ott, ottantenne, non decantava, come spesso fanno i vecchi, a me allora diciottenne, i bei tempi passati, i Quelli sì che erano tempi. Diceva che male che si volesse pensare del progresso, lui lo avrebbe comunque salvato per due cose: lo scotch (inteso non come whisky ma come nastro adesivo) e il dado Knorr. Io in questa pandemia salvo in controtendenza, volando basso, come ironicamente faceva lui, la marea di video, vignette, link di cui siamo inondati se solo abbiamo un giorno per noia, curiosità, sfinimento, aperto un accesso a facebook o a whatsapp o instagram. Tiktok no, che a tutto c’è un limite.
E’ vero che la parodia di Conte che legge l’ultimo Dpcm prima l’hai vista su facebook, poi te li inviavano i gruppi e i singoli di whatsapp, in seguito la ritrovi facendo un giro su Instagram, infine i nipoti te la riprongono su tiktok, e se arrivi alle rubriche di coda dei giornali online, eccola come nuova. E’ vero che la battuta che finisce con la parola c* seguita da asterischi di numero variabile secondo il riferimento (avete notato quante sconcezze cominciano con c?) ti arriva anche dall’amica dotta e raffinata, che chi se lo immaginava, dopo avere fatto il percorso di rito. E’ vero che finisci col rispondere automaticamente, senza nemmeno più aprire, con due o tre faccine sganasciate dal ridere giusto per non essere sgarbata. E’ vero che hanno finito con inoltrarti quello che a tua volta avevi inoltrato. Ma tant’è, siamo chiusi in casa e almeno dalle 18 in poi qualcosa dobbiamo fare per arrivare a un orario decente per aprire la TV che fa un solo programma “Tutto il detto e il contraddetto sul Coronavirus”.
Eppure, nel vasto oceano del web, poeticamente, la rete fa a volte pesche miracolose. Lui 81 anni sotto la finestra dell’ospedale dove lei è ricoverata. Tempo di covid e la coppia che Dio aveva unito a vita e che nemmeno le varie vicissitudini della stessa vita erano riuscite a dividere, deve brutalmente separarsi. Lei in ospedale, lui a casa. Regole perentorie e salutari non consentono visite. Telefonini o video chiamate sono forse fuori dalla portata della coppia. Nella solitudine di una tavola o di un letto spogli di un posto, lui per farsi compagnia si racconta la vecchia storia e comincia dall’inizio, da quando erano costretti a rubare sguardi, incontri, baci (altro no, quello dopo la benedizione del prete) inventando infiniti stratagemmi. Lui è ancora agile, se non di gambe di pensiero e ancora una volta trova una soluzione
Lo vedo, nel video, seduto su una sedia, nel cortile interno dell’ospedale, sotto la sua finestra. La fisarmonica. La musica sale. Si spalancano alcune finestre e compare qualche volto dietro le mascherine. Pochi in realtà e certo non il suo che lo avremmo riconosciuto dai baci lanciati e da qualche lacrima che si sarebbe mescolata alle note. Non sappiamo se lei è soltanto troppo febbricitante per alzarsi o se è attaccata a un filo di ossigeno o se è intubata. Ma sappiamo di certo che sta ascoltando e respirando finalmente con leggerezza al ritmo del polmone della fisarmonica che si allarga e si chiude. Anche lui respira il respiro della fisarmonica e vada come deve andare stanno facendo ancora una volta la stessa cosa insieme.
Olga e Vincenzo, 83 e 82 gli anni, 63 gli anni di matrimonio, e solo un’ora di distanza per morire. Lo stesso ospedale Covid, ma due camere separate. Lei ha chiesto la giacca del marito e l’ha infilata nel letto accanto a sé. Lui si trasferisce nella giacca. Quella giacca che avevano scelto insieme all’OVS (sembra di buona qualità e non è neanche tanto cara), che lei avrà riposto chissà quante volte nell’armadio, che lui avrà portato in lavanderia, che lei avrà tenuto sottobraccio nelle passeggiate. Che ha fatto una buona riuscita, veramente una buona giacca.
Una RSA che ha tante camere quante le solitudini, se ne inventa una di più. Ma è proprio necessaria ora che molti degli ospiti, a braccetto del Covid, traslocano? Che ci fa una stanza con tendaggi di plastica e guanti? Abbracci. Stanza degli abbracci, buono a sapersi per architetti e agenti immobiliari.
Una ragazza si inventa il mestiere di sentinella e vigila dal tettuccio dell’auto su una finestra chiusa dell’ospedale. “Sentinella, dimmi quanto resta della notte?” No, non si stancherà la nostra impavida vedetta “Viene il mattino, poi anche la notte…” e lei sul tettuccio ad aspettare che l’alba le consenta di intravedere dietro i vetri quel familiare volto.
I bei tempi andati sono andati e il progresso si sa è piastrellato di trabocchetti, però oltre allo scotch, al dado Knorr, io oggi li salvo i bistrattati social.
Patologia: difficoltà nelle valutazioni temporali.
Terapia: no, non ho dimenticato il tè che conviene sorseggiare lentamente mentre compulsivamente si passa da un social all’altro.
Per quanto riguarda il libro consiglio The Game di Alessandro Baricco. Attenersi al bugiardino: non assumere se si è allergici al digitale; dosaggio, almeno un capitolo alla volta e all’occorrenza ripetere la dose; avvertenze, rivolgersi a figli e nipoti per evitare effetti collaterali di tipo confusionale; reazioni, potrebbe creare dipendenza digitale; rivolgersi all’autore o all’editore con lettere di apprezzamento se si presentano reazioni euforiche.